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Ugly Sweater: il bello (e il brutto) della moda natalizia

C’è una giornata per tutto, dai grandi temi di attualità ai fenomeni insoliti che si stanno consolidando anno dopo anno come quello degli Ugly Sweater.
“Semel in anno licet insanire” recita il latino, ovvero “Una volta all’anno è lecito far pazzie”, e allora bando alla sobrietà! Per esorcizzare la tensione accumulata e un certo diffuso obbligo ad essere felici a tutti i costi, concediamoci un ironico “trash code” e partecipiamo a questo divertente rito collettivo.

Moda di importazione statunitense, come molti altri di origine europea (vedi la moda gotica per Halloween) è stata trasformata, rielaborata e ricomposta come prodotto di marketing e metabolizzata come abitudine commerciale ma è radicata nelle tradizioni popolari.

I primi maglioni brutti

I primi Ugly Sweater (letteralmente “maglioni brutti”) apparirono in pellicole cinematografiche e spettacoli televisivi anni Cinquanta. Erano simili a quelli multicolore indossati nei paesi del nord o nelle isole Aran, con lavorazioni jacquard di motivi e allegorie tipicamente invernali, nella tradizione norvegese simbolo di buon auspicio per i pescatori, come i cristalli di neve e gli attualissimi “Fair Isle” scozzesi.
Da allora si sono moltiplicati in un crescendo travolgente, diventando un irriverente cult, che ha costretto il mercato ad adeguarsi fino a riempire le vetrine di fantasiosi “ugly jumpers”, pigiami, magliette e calzettoni. Ogni brand, soprattutto le grandi catene di abbigliamento, cita, deforma ed esaspera l’iconografia della tradizione natalizia, e nessuno pare sottrarsi a questa coloratissima ondata kitsch.

I nuovi ugly jumpers

Ma come sono gli attuali maglioni brutti delle Feste? Partiamo dalla figura di Babbo Natale, raffigurato in tutto il mondo come un corpulento signore con la barba candida, vestito di rosso, allegro e generoso. Il racconto diffuso lo vuole residente in Lapponia, tra nevi perenni e boschi di conifere. Le origini di San Nicola (IV sec. D.C.) da cui Santa Claus, sono invece turche, pervenute a noi in forma di variegata leggenda, codificata così come la conosciamo da un illustratore americano negli anni Trenta del Novecento per la pubblicità della Coca Cola.

Tutto quel che circonda questa figura ben radicata nella cultura universale, diventa icona degli ugly jumpers. Renne, slitte, alberi decorati, fiocchi e pupazzi di neve, elfi e gnomi, biscotti di pan di zenzero e bastoncini di zucchero. Il tutto condito da irriverente ironia dal sapore molto pop spesso espressa in frasi più o meno beneauguranti.

Il terzo venerdì di dicembre, nel mondo anglosassone è l’Ugly Sweater day, un’occasione per regalarsi orrendi maglioni natalizi da indossare a party a tema con tanto di contest in cui vince chi esagera in originalità e sfida al buon gusto e alla sobrietà.

E voi, ne indosserete uno per queste festività?
Per ipspirarvi, in copertina vi proponiamo alcuni Ugly Sweaters’ Textiles dal nostro archivio tessile!


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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