Fashion Journal

Icone della moda

Fernanda Gattinoni, la regina della Hollywood sul Tevere

La straordinaria carriera di Fernanda Gattinoni, rappresenta uno dei più prestigiosi esempi di moda, artigianalità, creatività e imprenditorialità, che hanno reso l’Italia nota in tutto il mondo, esprimendo una armoniosa sintesi del “fatto in Italia” come vero e proprio marchio di riconoscimento. La dicitura “Made in Italy” è stata ufficializzata solo nel 1990, quando il fenomeno è divenuto di portata internazionale ma è dal secondo dopoguerra che il mito delle sartorie italiane, soprattutto romane, esplode. Grazie alla frequentazione delle grandi dive del Cinema e del Jet Set internazionale dell’Atelier di Madame Fernanda si generò una sorta di comunicazione, diremmo oggi “virale”, in tutto il mondo, del grande valore della sartoria italiana, che non doveva più temere il predominio della moda parigina nel panorama della Couture.

Le origini

“Basta saper guardare come si muove una donna per intuire quali rivelazioni e quali aiuti aspetta dalla nuova stagione della moda”.

Questo il pensiero di Fernanda Gattinoni, una delle più celebrate protagoniste dell’età dell’oro della sartoria, che poi ha generato nel corso dei decenni la consacrazione ufficiale della moda italiana nel mondo. Una vera icona tra l’irripetibile generazione di grandi “sarti”, che non si definivano ancora stilisti – neologismo del 1971 – ma già disegnavano e realizzavano su misura per clienti internazionali. Fernanda Gattinoni ha contribuito a dare a questo mondo autentica eleganza, in equilibrio tra purezza e preziosità, divenute poi caratteristiche riconoscibili dello stile italiano.

Fernanda Gattinoni (1907-2002) assieme alle Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Biki e Germana Marucelli, è infatti una delle antesignane del mito della sartoria del nostro paese. Iniziò la sua carriera a Londra dove lavorava come apprendista da Molyneux per poi alla fine degli anni Trenta tornare a Roma presso la sartoria Ventura, fornitrice ufficiale di Casa Savoia. La sua storia come creatrice di moda inizia nel 1944 quando nel piccolo atelier vicino a Porta del Popolo firma gli abiti con il suo nome.

Vestire le Dive

La prima cliente dell’atelier fu Clara Calamai, per cui Fernanda Gattinoni creò un cappotto di velluto verde. Erano gli anni del grande fermento della Hollywood sul Tevere del secondo dopoguerra e l’Atelier Romani divenne tappa fissa del jet set internazionale di passaggio per la capitale. Complice di questo successo, l’ottimismo degli anni della ricostruzione, della libertà ritrovata, del Cinema americano che ambientava pellicole nel Belpaese e dei capolavori dei grandi cineasti italiani che varcavano finalmente l’Oceano.

Questo scambio virtuoso alimentò il mito di Fernanda Gattinoni, che tra le sue clienti poteva contare first ladies, ambasciatrici ma anche stelle del cinema. Evita Peron a Claire Boothe Luce, ma anche Anouk Aimée, Lucia Bosé, Bette Davis, Marlene Dietrich, Rossella Falk, Audrey Hepburn, Gina Lollobrigida, Kim Novak e Lana Turner. Tra queste, spicanno Monica Vitti che l’aveva eletta sua sarta prediletta e Ingrid Bergman per cui Fernanda Gattinoni realizzò gli abiti di Europa 51 e Fiore di Cactus. Sua affezionata cliente anche Lana Turner per La fiamma e la carne, girato negli studi di Cinecittà. Infine ricordiamo anche la collezione “Casanova” di Kim Novak e i numerosi ed essenziali tubini neri del guardaroba di Anna Magnani.

Un abito da nomination all’Oscar

Audrey Hepburn, celebre musa di Givenchy, per il ruolo di Natasha in Guerra e Pace, vestì una creazione dell’Atelier Gattinoni. Da allora divenne habitué di Madame. Nel 1955 Maria De Matteis, costumista della pellicola di King Vidor, aveva chiesto infatti a Fernanda Gattinoni di realizzare i costumi di Audrey. Una fortunata collaborazione che si concluse con una nomination all’Oscar. Fernanda fu tanto colpita dalla grande eleganza naturale e semplicità della diva, che i costumi fluidi, verticali e neoclassici che aveva realizzato per il film influenzarono la sua stessa produzione “stile Impero”, chiamata linea Natascia. Da allora la Hepburn rimase una delle più assidue clienti della Gattinoni a cui ordinò ben cinque abiti e un mantello per la sua collezione personale.

Lo stile inconfondibile e i successori

La sua creatività si nutre di amore per ricami preziosi, sapienti drappeggi orchestrati in estrema armonia per un effetto sobrio e rigoroso, appreso durante il periodo londinese.
Oltre al jet set internazionale, l’atelier di Fernanda Gattinoni era frequentato da intellettuali, artisti e registi, da Renato Guttuso a Roberto Rossellini. Nel 1981 la stilista fu affiancata dal figlio Raniero (1953-1993) e da Stefano Dominella, attuale presidente della Maison. Dopo la prematura scomparsa di Raniero, lei ha continuato a occuparsi dell’attività fino alla sua morte avvenuta nel 2002.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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