Fashion Journal

Eco Fashion

La moda di Tiziano Guardini: oltre il concetto di waste

I suoi abiti celebrano vita e natura. La sua ricerca mixa sartorialità e innovazione. La sua visione è al tempo stesso etica ed estetica, perché l’una non può e non deve escludere l’altra. Signori e signore, ecco a voi Tiziano Guardini!

Il creatore di un approccio consapevole alla moda che ha definito ECOuture, il più importante e credibile (attraverso le sue stesse creazioni) esempio di conscious designer. Sarà proprio lui il protagonista del workshop sulla progettazione sostenibile di F.FRI, organizzato a Bologna il 25-26 novembre. Un evento unico, aperto (gratuitamente) agli aspiranti creativi che hanno a cuore una moda non soltanto green ma anche rispettosa dell’equilibrio naturale del pianeta.

Lo ha potuto constatare, tra mille emozioni, chi ha assistito alla sua ultima sfilata (termine riduttivo) alla Milano Fashion Week di settembre, quando lo stilista ha presentato all’Adi Design Museum la collezione ribattezzata Baciami il cuore. Protagonista assoluto è stato il kimono, lavorato con la tecnica del patchwork, realizzato con fili o tessuti d’archivio. Uno show ideato insieme all’artista Luigi Ciuffreda che si è anche occupato delle illustrazioni stampate sui tessuti del gruppo Colombo. Tema di riferimento l’abbraccio: “Un gesto semplice e immediato che porta con sé l’interazione tra le parti più complesse della personalità di ciascuno, cariche di estro e di magia”, ha commentato dopo il defilé.

Avvicinandosi l’appuntamento con il workshop di upcycling, Tiziano Guardini, il cui brand ha tagliato il traguardo del decimo anno dalla fondazione, ci condivide la sua idea del fashion in quest’intervista esclusiva per Fashion Journal.

Come nasce la tua sensibilità verso le tematiche della sostenibilità per la moda?

Potrei citare Lady Gaga e rispondere: I was born this way, sono nato così… Per me è stata una scelta naturale, perché ho sempre avuto la piena consapevolezza di essere parte della vita e quindi della natura. Ed è stato altrettanto naturale basare il mio lavoro, fin dalla creazione del marchio Tiziano Guardini, su questi temi. Purtroppo al mondo persiste una mancanza di consapevolezza e connessione tra l’umanità e la natura che penso occorra ricostruire quanto prima. La pandemia è stata un’occasione per ristabilirla: ha evidenziato quanto le siamo legati, quanto sia meravigliosa e come sappia sorprenderci. Abbiamo visto gli animali ritornare su luoghi che avevamo limitato a noi stessi.

Oggi, a tuo parere, è iniziato un processo di trasformazione della moda in chiave sostenibile?

Me lo auguro: in certi giorni sono molto fiducioso, in altri meno. Sicuramente oggi ne avvertiamo la necessità, ed è un passo in avanti. Dieci anni fa, quando ho iniziato a lanciare le prime collezioni Tiziano Guardini, la confusione era totale ma ancora oggi, per esempio, c’è chi confonde la moda sostenibile con la moda vegana, che non sono la stessa cosa. Che senso ha non utilizzare le pellicce e inserire i materiali plastici, che non possono essere ricondotti all’interno di un sistema di economia circolare? Così si finisce per inquinare ancora di più. E lo dico io che ho rinunciato alla carne da oltre vent’anni. Il passaggio da fare è diverso, ed è legato al dialogo con le altre specie, con tutti gli esseri viventi. È utilizzare seta Ahimsā e non convenzionale, perché con la prima si utilizza il bozzolo solo dopo che la falena è uscita per evitare di ucciderla mentre con la seconda si fa bollire il bozzolo con il baco ancora all’interno.

Credo che oggi, in alcuni casi, la moda abbia fatto investimenti importanti nella direzione della sostenibilità. Ma non basta, dobbiamo fare di più.

Come definiresti l’eco design e quali sono i suoi fronti di sviluppo?

L’eco design è l’armonia con la vita, è riconoscerne la sacralità. È la capacità di ascoltare e la volontà di capire come lavora la natura. Io mi sforzo di produrre in quest’ottica, reperendo materie prime da fonti rinnovabili, adottando processi circolari, con una particolare attenzione per il momento in cui il prodotto arriva alla fine del suo ciclo di vita e cerco di dare informazioni piuttosto dettagliate su tutti questi aspetti, comprese le persone che hanno partecipato alla sua realizzazione.

All’ultima Milano Fashion Week ho cercato di comunicare in chiave gioiosa questi concetti, attraverso una performance realizzata con Luigi Ciuffreda e i ballerini del Teatro alla Scala che hanno interpretato la vita nei suoi movimenti, nella sua dinamicità, nella sua gioia. E con le illustrazioni che raccontavano l’abbraccio, un gesto in grado di costruire ponti tra le persone. L’impatto tra il pubblico è stato emozionante, la gente era commossa e abbiamo dovuto riproporre la performance per ben tre volte.

Il mercato è pronto a riconoscere un prezzo aggiuntivo per la moda sostenibile?

A volte sì, a volte no. Quel che è certo è che la moda sostenibile deve essere anche la moda bella. All’inizio, dietro il termine sostenibile si nascondeva una concezione privativa: perché lo fosse, occorreva togliere sempre qualcosa, e quel qualcosa era proprio il concetto di moda. Per me non è mai stato così. Ho sempre interpretato la sostenibilità come valore aggiunto e strettamente connesso al fattore creatività. In alcuni casi, per essere sostenibile, anch’io ho dovuto togliere qualcosa, ma poi quel che ho realizzato mi ha reso felice.

In cosa consisterà il workshop di Fashion Conscious Design?

Affronteremo il tema della natura, il suo insegnamento, dando valore a quel che abbiamo nelle nostre case e nei nostri armadi, per superare il concetto di waste. Siamo infatti stati noi a introdurlo perchè in natura tutto quel che esiste ha un valore per qualcuno.

Credo che dobbiamo riuscire a trasformarci da esseri umani in esseri viventi.


Andrea Guolo
Giornalista professionista specializzato in economia, scrittore e autore teatrale, ha pubblicato libri per le edizioni Franco Angeli, San Paolo Marsilio, Morellini, tra cui La borsa racconta (2007, Franco Angeli), Uomini e carne. Un viaggio dove nasce il cibo (2009, Franco Angeli), Costruttori di bellezza (2014, Marsilio) e #IoSiamo. Storie di volontari che hanno cambiato l'Italia (2021, San Paolo). Fondatore e direttore di ItalianWineTour.Info, attualmente scrive per gli editori Class (Mf Fashion), Condé Nast (Vogue Italia), Gambero Rosso, Gruppo Food e per altre testate italiane ed estere.

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