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Fashion Journal

Eco Fashion

Iluna Group: il lungo viaggio green, sostenibile nell’intimo

Iluna Group è certificata Grs-Global recycled standard dal 2017, ma il nostro percorso green è iniziato molti anni prima. In realtà, è il luogo dove produciamo ad averci indirizzato verso la sostenibilità, perché ci troviamo nel parco naturale del Ticino, il primo parco fluviale istituito in Europa.

Federica Tersch Annovazzi, head of design in Iluna Group, racconta il lungo viaggio compiuto in oltre mezzo secolo di storia da parte di un’azienda tuttora di proprietà familiare e che, partendo dalla manifattura, si è trasformata in realtà tessile con una forte specializzazione nei tessuti da abbigliamento intimo e con un plus sull’innovazione eco, green e recycle. Questa storia inizia nel 1969 a Cuggiono, nell’Alto Milanese, per l’intuizione del fondatore, Luigi Annovazzi, il quale dopo un viaggio negli Usa, durante il quale intuì le potenzialità di sviluppo del mercato, si dedicò alla produzione di coppe pre-formate per reggiseni. Il passaggio successivo, racconta Federica Tersch, fu un salto a monte della filiera. Mio suocero decise di produrre i tessuti e poi, negli anni Ottanta, introdusse nel mercato delle macchine elettroniche innovative per produrre pizzi elastici.

Oggi come si presenta Iluna Group?

Abbiamo a disposizione 80 telai di diverse tipologie, che ci permettono di produrre una gamma molto ampia tra pizzi, tessuti e materiali per la realizzazione delle calze, fino ad arrivare ai tessuti senza cuciture per l’abbigliamento sportivo. Siamo quindi diventati un’azienda tessile pura, che ha mantenuto una piccola parte di attività nella pre-formazione delle coppe. I nostri tessuti sono destinati per il 70% al mercato dell’intimo, compresa la calzetteria; il resto è suddiviso tra beachwear e outerwear.

Quanto conta l’Italia come mercato di destinazione?

Vendiamo in tutto il mondo e l’Italia, in questo panorama complessivo, ha un peso ridotto, anche perché il mercato italiano dipende da un solo cliente importante. È comunque difficile indicare quale sia il mercato di riferimento perché, essendo specializzati in materiali sostenibili e ad alto contenuto moda, le scelte dei clienti nel corso di una specifica stagione possono far variare il bilancio in termini geografici. Ad esempio, per quanto possa sembrare paradossale, la Cina per noi è un mercato importante e non tanto per la produzione legata ai brand europei o americani, quanto per i brand cinesi di alta gamma.

Quando inizia la produzione di tessuti sostenibili per Iluna Group?

Le attenzioni per l’ambiente esistono da sempre poiché il Ticino, dove ci troviamo come azienda, è area protetta fin dal 1974. Il percorso green in termini di sviluppo di nuovi materiali parte dal 2006, quando venne messo in produzione il primo elastomero derivante da riciclo. Oggi possiamo vantare una linea green riciclata e una linea degradabile. Inoltre: utilizziamo fibre naturali certificate, abbiamo linee di tinture naturali frutto dell’utilizzo di pigmenti certificati provenienti da fiori e piante e senza l’aggiunta di elementi chimici. La novità del 2024 sarà il lancio di una linea di pizzi water free, a zero consumo d’acqua, partendo da filati a loro volta ottenuti con un ridotto impiego idrico.

Nel percorso verso la produzione sostenibile, a che punto siete arrivati?

In realtà non ci poniamo un limite. La problematica più rilevante è legata alla scelta strategica di limitarci al riciclo pre-consumer ovvero attraverso il recupero di scarti industriali e non di scarti tipo Pet (la plastica post consumo, nrd), che rappresenta un bel concetto dal punto di vista del riciclo, ma per essere funzionale ai nostri utilizzi richiederebbe trattamenti chimici molto importanti e per noi, che cuciamo intimo, non va bene. Limitandoci al pre-consumer siamo comunque arrivati, partendo dal 3% del 2018, al 52% di fatturato Grs del 2022.

E in prospettiva, quanto potrebbe salire questa percentuale?

Siamo impegnati, attraverso il nostro reparto di R&D, nella ricerca di nuove e diverse soluzioni. I risultati attuali sono il frutto delle prove, del tempo e del lavoro svolto all’interno del gruppo, oltre naturalmente agli investimenti destinati all’innovazione. Personalmente mi piacerebbe andare oltre il semplice riciclo, per abbracciare i princìpi dell’economia circolare con il riutilizzo di materiali a fine vita, ma questo non dipende soltanto da noi. Attendiamo l’approvazione di una legge europea che metta a disposizione delle imprese questi materiali post consumo.

Gli investimenti in sostenibilità sono premianti per le imprese?

Avendo raggiunto il 52% di produzione green, siamo stati protagonisti di un’accelerazione notevole soprattutto nel periodo Covid e nel primo periodo post Covid, probabilmente perché era emersa una preoccupazione generale da parte dei consumatori, che chiedevano maggior tutela e imponevano determinate scelte all’industria fashion. Ora invece – e non credo di essere l’unica a pensarlo – il mercato mi pare troppo orientato verso il contenimento dei costi. La nostra è un’azienda italiana e non possiamo certamente competere sul prezzo. Inoltre, non vogliamo sacrificare la qualità, che rappresenta un segno distintivo per l’azienda e una sicurezza per i clienti che ci scelgono come fornitori.

Quali sono i mercati più attenti, in questa fase, ai contenuti sostenibili dei tessuti?

L’attenzione mi pare molto alta in Europa, soprattutto nei Paesi nordici ma ora anche in Francia, dove il governo sta ponendo dei vincoli di legge sempre più restrittivi in materia ambientale. Negli Usa, dopo un iniziale dinamismo, l’entusiasmo si è fermato. In Italia attendiamo sviluppi. Nel frattempo, come investimento nel futuro, abbiamo creato un sito dedicato alla vendita di piccoli quantitativi di tessuto; in questo modo, diamo modo ai giovani stilisti e alle startup di poter sviluppare collezioni sostenibili con materiali di alta qualità.

I vostri tessuti sono nel Punto Sostenibilità di F.FRI. Cosa ne pensate?

Mi pare un buon modello per diffondere nel mercato la conoscenza dell’offerta sostenibile. Noi utilizziamo diverse piattaforme, i nostri canali di vendita e anche le tante fiere a cui partecipiamo per promuovere la nostra filosofia e la nostra progettazione ecosostenibile.


Andrea Guolo
Giornalista professionista specializzato in economia, scrittore e autore teatrale, ha pubblicato libri per le edizioni Franco Angeli, San Paolo Marsilio, Morellini, tra cui La borsa racconta (2007, Franco Angeli), Uomini e carne. Un viaggio dove nasce il cibo (2009, Franco Angeli), Costruttori di bellezza (2014, Marsilio) e #IoSiamo. Storie di volontari che hanno cambiato l'Italia (2021, San Paolo). Fondatore e direttore di ItalianWineTour.Info, attualmente scrive per gli editori Class (Mf Fashion), Condé Nast (Vogue Italia), Gambero Rosso, Gruppo Food e per altre testate italiane ed estere.

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