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Metaverso e fashion: è solo una moda passeggera?

Da qualche tempo si sente costantemente parlare di Metaverso e di tutte le opportunità che sembrerebbe dare alle aziende, anche a quelle del comparto moda.

Sono già state organizzate sfilate di grandi brand su piattaforme digitali che restituiscono esperienze immersive e cominciano a intravedersi le correlazioni tra i business del mondo reale e quelli del Metaverso.

In questa nuova dimensione digitale, in cui il fashion è già protagonista, sono di uso comune NFT e criptovalute.

Come per ogni grande novità, il passaggio dal grande clamore iniziale alla diffidenza è fisiologico. Anche il Metaverso, sarebbe meglio dire i “Metaversi”, sta percorrendo questa parabola.
In questo articolo cercherò di rispondere alle seguenti domande:

  • Cosa sono i Metaversi e a cosa servono NFT e criptovalute?
  • La moda virtuale può aiutare quella reale?
  • Il Metaverso passerà di moda?

Cosa sono i Metaversi e a cosa servono NFT e criptovalute?

Il concetto di “metaverse” è stato preso dalla letteratura fantascientifica ed è diventato una vera e propria estensione virtuale della realtà conosciuta.

Il Metaverso deve essere pensato come un luogo virtuale popolato da avatar che rappresentano le persone che si iscrivono alla piattaforma e che possono fare cose come nel mondo fisico, anche acquistare beni e servizi.

Le criptovalute e gli NFT, come già spiegato in un altro articolo, sono i tasselli fondamentali dell’economia nel Metaverso.

A questo punto è importante sottolineare una cosa: non è raro che qualcuno pensi al Metaverso come a un’evoluzione di Facebook, perché Mark Zuckerberg da diversi mesi ha cominciato a presentare questa tecnologia come fosse stata inventata dal suo team per ampliare le esperienze degli utenti iscritti ai suoi social network.

Per uscire da questa ambiguità è opportuno sottolineare che già ora esistono diverse piattaforme che permettono di entrare in Metaversi costruiti appositamente per eseguire attività, ad esempio giocare e interagire.

Il Metaverse dell’azienda di Zuckerberg, che ha cambiato il suo nome da Facebook a Meta, si chiama Horizon, ma non è l’unico esempio di piattaforma digitale che prevede la creazione di un avatar che può muoversi e agire in un luogo virtuale.

Altri esempi di Metaversi sono:

  • Decentraland
  • Roblox
  • Blocktopia
  • Star Atlas

La moda virtuale può aiutare quella reale?

Per ora questi evoluti ambienti virtuali sono usati come canali di comunicazione per creare strategie di marketing ed eventi capaci di portare a maggiori vendite nel mondo reale.

Bisogna, però, ricordare che importanti aziende come Nike, Gucci e Dolce&Gabbana stanno investendo molto in “prodotti” NFT e nella realtà virtuale, ottenendo incassi notevoli oltre al vantaggio in termini di visibilità.

C’è da dire che siamo agli albori del Metaverso e che, per ora, sembra ancora difficile pensare a un business che inizia e finisce all’interno di un visore 3D, ma ciò che fanno immaginare i promotori di questa tecnologia innovativa sono aziende e negozi virtuali che vendono costantemente ad avatar.

L’importante banca americana Morgan Stanley stima che il volume di affari dei brand fashion nel Metaverso crescerà fino a 50 miliardi di dollari entro il 2030.

Il Metaverso passerà di moda?

Leggendo le notizie degli ultimi mesi a proposito del Metaverso sembra che un futuro fatto di realtà virtuale che viaggia parallela alla realtà tangibile sia l’unico possibile.

È vero che questa evoluzione tecnologica sembra avere i tratti della rivoluzione, perché potrebbe davvero sconvolgere la comunicazione, l’economia, il marketing, la vita quotidiana, ma bisogna anche pensare alla possibilità di un colossale fallimento.

Basta ricordare Google+, social che prometteva di diventare uno dei più popolari e che invece è sparito dal web nel giro di pochi anni, oppure Second Life, piattaforma che già vent’anni fa proponeva avatar e realtà virtuale e che non ha avuto molta fortuna.

Il Metaverso non è ancora entrato nella mente delle persone come un canale digitale in cui passare tempo ogni giorno e, soprattutto, spendere soldi. Questo è dimostrato da un recente sondaggio dell’agenzia di marketing Klaviyo, la quale ha raccolto l’opinione di 3000 consumatori britannici:

  • Il 58% degli intervistati non ha idea di cosa sia effettivamente il Metaverso;
  • Il 96% delle persone tra i 25 ei 54 anni afferma di non aver intenzione di spendere i propri soldi nel Metaverso;
  • Il 93% delle persone dai 18 ai 24 anni ha dichiarato che non farebbe acquisti nel Metaverso.

Questi dati sono limitati, certo, ma tratteggiano il profilo di un Metaverso ancora sfuocato nella mente del pubblico.

Da una parte ci sono gli imponenti investimenti di noti brand, proprio come quelli della moda precedentemente citati, e dall’altra c’è la diffidenza dell’audience.

Non dobbiamo pensare di essere davanti a una nuova bolla tecnologica, un Google+ bis, ma per le piccole e medie imprese del fashion forse è il caso di entrare nel Metaverso in punta di piedi, facendo piccoli esperimenti, attendendo che questo nuovo mondo virtuale abbia fondamenta più solide.


Luca Lanzoni
Ancora prima della laurea in filosofia Luca Lanzoni scriveva su portali web occupandosi di cultura e spettacolo, guardando con curiosità all'evoluzione digitale che nel 2005 era ai blocchi di partenza. Successivamente decide di approfondire la conoscenza del digital marketing frequentando corsi specifici. Oggi Luca è un copywriter freelance che collabora con importanti agenzie di comunicazione digitale scrivendo testi per blog, siti, e-commerce, landing page, social network.

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