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Fashion Journal

Comunicazione Moda

La moda nel metaverso: Futuro o meteora?

Ormai tutte le testate di moda più riconosciute raccontano le esperienze immersive create dagli early adopters del Metaverso per fidelizzare la propria community ed allargarla alle generazioni più giovani. Primo fra tutti Gucci, in continua esplorazione del mondo 3D che sta riscuotendo un successo crescente anche nel mondo virtuale. Seguono Dolce&Gabbana, Etro, Tommy Hilfiger, e i molti protagonisti della recente Metaverse Fashion Week.

Scopriamo allora insieme questo fenomeno tanto in voga.

Cos’è il Metaverso e come funziona

Crasi delle parole “meta” e “universo”, il termine è stato coniato nel 1992 dall’autore di romanzi cyberpunk Neal Stephenson. Nella sua visione, il Metaverso doveva essere un unico mondo virtuale, condiviso tramite Internet e frequentato dalle classi sociali medio-alte, differenziate dalla risoluzione grafica del proprio avatar – a colori rispetto al bianco e nero delle di fasce di reddito più basse.
Allo stato attuale non esiste però uno solo: Sandbox, Decentraland, Cryptovoxels e Somnium sono i più popolari. Ambienti digitali aperti – molto diversi dall’idea originale di Stephenson – costruiti su blockchain, del tutto simili a mappe, con bar, musei, case, piscine e altri luoghi in cui gli avatar possono abitare, creare contenuti e mettersi in contatto, come in una qualunque città.

Per entrare nel Metaverso basta avere una connessione Internet e un computer, collegarsi alla piattaforma scelta e decidere se accedere con un avatar personale o ospite. Nel primo caso, è necessario avere un portafoglio digitale all’interno del quale sono custodite criptovalute e altri asset digitali che permettono di sfruttarne al massimo le potenzialità come l’accesso ad eventi esclusivi e la possibilità di comprare token e NFT (“gettoni” tracciabili registrati su una blockchain, che possono essere interscambiabili o unici – Non Fungible Token).

L’universo virtuale di Zuckerberg

Con l’introduzione sul mercato dei RayBan Stories, occhiali realizzati da Facebook in collaborazione con Essilor Luxottica, a settembre 2021 Zuckerberg ha deciso di mostrare al pubblico un’anteprima del faraonico progetto a cui sta lavorando: un unico universo virtuale in cui trasferire buona parte delle nostre attività quotidiane. Un mese dopo il lancio, durante il Facebook Connect del 28 ottobre, ha annunciato “Meta” il nuovo brand che racchiude le sue varie piattaforme, aprendo così la strada al suo Metaverso.

Non c’è mai stato un momento migliore per costruire il futuro.

Ha commentato durante l’evento online Inside the lab, building for the metaverse with AI del 24 febbraio scorso.

Il suo obiettivo richiama le origini di Facebook, ovvero connettere tutto il mondo attraverso uno spazio condiviso sicuro e di semplice utilizzo, grazie ad accessori come il visore Project Cambria – più potente e costoso dell’Oculus Quest – che, attraverso sensori interni, sarà in grado di rilevare le espressioni facciali permettendo di mutare l’aspetto degli avatar.

Oltre ai tecnicismi ci sono però diverse problematiche da risolvere, quali la comunicazione su scala universale, le modalità di utilizzo e la moderazione dei contenuti. Il team sta infatti lavorando per sviluppare un traduttore universale – che consenta a chiunque di comunicare senza limiti linguistici, un assistente virtuale di nome BuilderBot – in grado di fornire consigli personalizzati e aiutare gli utenti a costruire i propri spazi all’interno della piattaforma – e un codice di condotta il cui rispetto sarà garantito dal sistema di auto-apprendimento dell’Intelligenza Artificiale.

Il ruolo dei brand nel web 3.0

Dopo le sfilate su Twitch (Burberry nel 2020) e le collaborazione con League of Legends e Animal Crossing di Louis Vuitton e Valentino, non stupisce che i maggiori brand del settore moda – tra cui Gucci, Nike, Balenciaga, Prada, D&G, Etro, Cavalli, Tommy Hilfiger – non abbiano tardato ad aprire i loro flagship store nei Metaverse Fashion District più in voga creando esperienze immersive per raggiungere le nuove generazioni.

Uno dei primi brand a spostarsi online è stato Nike, costruendo Nikeland all’interno della piattaforma Roblox, per consentire agli utenti di provare in anteprima tutti i prodotti del marchio.
Si è fatto strada nel mondo virtuale anche Alessandro Michele, facendo la sua apparizione come avatar digitale ai British Fashion Awards 2021 per annunciare il nuovo premio per il Metaverse Design, per incoronare i migliori look digitali. Poco dopo Gucci ha acquistato la propria “land” su The Sandbox per dar vita al Gucci Vault, il nuovo concept store di NFT. Sugli scaffali virtuali numerosi oggetti d’archivio e second-hand rimessi a nuovo e personalizzati accanto alle proposte dei talenti emergenti che da sempre promuove. Sono diversi i progetti ambiziosi con cui la maison fiorentina sta investendo nel digital di ultima generazione, come la collaborazione con 10KTF per la creazione di due skin dalle sue ultime collezioni, messe a disposizione solo per cinquemila membri della della community Vault.

Ma la nuova capitale della moda sembra essere Decentraland, preferita da Elie Saab e Franck Muller, posizionati nel distretto dello shopping sulla Luxury Street, ispirata alla celebre Avenue Montaigne parigina.

La Metaverse Fashion Week (MVFW)

Il calendario dei tradizionali appuntamenti della moda internazionale – Milano, Londra, Parigi e New York – la scorsa settimana si è arricchito della prima Metaverse Fashion Week su Decentraland.
Una Fashion Week a tutti gli effetti suddivisa in vari quartieri che hanno ospitato griffe del lusso e streetwear ed eventi collaterali come pop-up store, installazioni artistiche e hi-tech, concerti, panel di discussione sul futuro del settore e afterparty.

Il 24 marzo Dolce&Gabbana è stata la prima maison a sfilare con una collezione bespoke realizzata in esclusiva per la MVFW e messa poi in vendita nello store a pochi passi dal luogo dello show. Avatar dall’aspetto felino sono usciti da ninfee giganti per percorrere una passerella a forma di infinito e fare ritorno all’interno del fiore, il tutto ballando e posando a tempo di musica per un totale di 20 look. Il giorno successivo è stata la volta di Etro che ha preferito un approccio gender fluid caratterizzato dal nuovo motivo Liquid Paisley, rivisitazione di uno dei codici più iconici del brand riproposto in tinte più contemporanee.

E ancora Giuseppe Zanotti in collaborazione con la community bluechip NFT Deadfellaz e il marketplace Neuno con cui ha proposto un’edizione limitata delle sneakers Cobras, recentemente lanciate sul mercato con il rapper americano Young Thug.
Esempi molto diversi che hanno destato dubbi sulla miglior meta-strategia da adottare: osare o adattare i codici del reale alle nuove catwalk?

Ma l’investimento in questo enorme mercato non è l’unico interrogativo emerso a seguito della MVFW che, al di là dell’esperienza indubbiamente suggestiva, ha riscosso problemi organizzativi – come l’orario di teletrasporto di Tommy Hilfiger atteso in versione avatar su Decentraland – e di fruizione, spesso limitata dallo schermo che rende gli abiti meno visibili rispetto alla realtà.

Diventerà un appuntamento fisso da aggiungere alle quattro fashion week del sistema moda o resterà una meteora?


Camilla Renzi
Parte della redazione di Fashion Journal

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