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Fashion Journal

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Romantica, irresistibile, inconfondibile: la Toile De Jouy!

Nata in Francia nella seconda metà del Settecento, nella cittadina che porta il suo nome, da oltre due secoli la Toile De Jouy ha conquistato moda e design.

Ha un’allure speciale, che rimanda a paesaggi bucolici stilizzati e una freschezza che attraversa indenne il tempo, superando le categorie merceologiche. È uno dei motivi stampati più versatili, in grado di conferire atmosfera rilassante agli ambienti e leggerezza ad abiti e accessori. L’attitudine un po’ snob è sdrammatizzata dalla sobrietà dei colori e dal tratto lieve ed elegante, per questo l’iconografia leggiadra della Toile de Jouy ha conquistato in modo trasversale le reazioni di stilisti dall’anima notevolmente differente.

La storia della Tela di Jouy

Toile de Jouy è un pattern molto conosciuto, amato da regine, imperatrici e stilisti. Le sue origini hanno una data e un luogo di nascita precisi, il 1760, nel secolo dei Lumi e della rivoluzione industriale, in una cittadina francese poco distante da Versailles. Le celebri scene illustrate a tema campestre, su sfondo bianco o ecru caratterizzano la “tela di Jouy”, Jouy en Josas per la precisione. Qui veniva stampato il cotone, nella Manifattura Oberkampf di Christophe Philippe Oberkampf, imprenditore francese di origine tedesca. La località era idonea alla produzione per la composizione delle acque del fiume Bièvre, adatte al lavaggio dei tessuti. La base della tela è un tessuto di cotone importato dall’India (per questo detto anche “indienne”), già molto diffuso sia negli abiti che nell’arredamento perché meno costoso della lana e della seta e più semplice da trattare.

Le industrie francesi nel corso del Settecento perfezionarono le tecniche di colorazione dei tessuti e fiorirono le manifatture, che innovarono le tecniche orientali sostituendo i “timbri” di legno con rulli in rame per ottenere disegni più nitidi e dal segno più grafico.

La Regina Maria Antonietta era letteralmente innamorata di questa “tela”, tanto da farsi confezionare abiti e tappezzerie per il ”Petit Trianon”, che ne era ricoperto.
I motivi, su fondo bianco, nei colori cremisi, indaco, beige, arancio e “color pulce” (tonalità di marrone dal nome curioso molto in voga alla corte di Versailles), oltre alle classiche scene pastorali, raffiguravano cineserie, scene galanti ispirate ai dipinti di Jean Honoré Fragonard, in linea con gli stilemi del Rococò. Esisteva poi la variante multicolore per le fantasie floreali. Dopo la Rivoluzione Francese i pattern ebbero differente forma di ispirazione, come il Neoclassicismo, con chiari rimando all’arte greco-romana.

Settecento! a Palazzo Morando e le influenze nella moda contemporanea

A Palazzo Morando, è in corso, fino al 22 maggio prossimo, la mostra milanese dedicata al secolo del Rococò: “SETTECENTO!”. Curata da Enrica Morini e Margherita Rosina, l’esposizione ha l’intento di illustrare, attraverso capi d’epoca e contemporanei, la contaminazione del Costume nel vestire di oggi. I più antichi provengono dallo straordinario ritrovamento dell’eredità di una famiglia di Castiglione delle Stiviere, databili fra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 del XVIII secolo.

La piccola collezione comprende una “robe à la française”, detta anche “Andriènne”, caratterizzata dalla sopravveste con le pieghe sul dorso e una mezza sottana pieghettata, confezionate con seta verde cannelée broccata con motivo floreale; un completo con una gonna ampia, corpetto con le maniche lunghe e un giacchino aderente con una balza in vita (la gonna era indossata o con il busto o con il giacchino), di taffetas amaranto, broccato a con motivi di pizzo, fiori e foglie; un busto-corpetto con maniche, aperto sul davanti e completato con una pettorina triangolare, confezionato con seta cannelée operata rosso violaceo.

Oltre al miracoloso ritrovamento è interessante ammirare il vero e proprio dialogo tra secoli distanti. La mostra infatti comprende prestiti provenienti dalla Fondazione Antonio Ratti di Como e da collezionisti privati, oltre al campionario della Manifattura Marasca Museo Civico di Palazzo Chiericati di Vicenza. La seconda parte del percorso espositivo esplora le influenze nel prêt à porter degli ultimi decenni con creazioni di archivio di Dolce&Gabbana, Fondazione Gianfranco Ferré, Max Mara, Versace e Vivienne Westwood e costumi di scena ispirati al Settecento grazie alla collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa. Per sottolineare ulteriormente l’importanza del tessuto nella confezione di un abito sono presenti anche alcuni campioni di produzione contemporanea ispirati ai decori dell’epoca.

Design, tendenza “shabby chic” e un museo dedicato alla Toile de Jouy

Per gli appassionati dello stile “romantico”, altrimenti denominato “shabby chic”, la Toile de Jouy è un must. Il fascino vintage, vissuto e un po’ sognante è spesso scelto dagli amanti di questo stile. Dal 1977 proprio a Jouy-en-Josas, nel Nord della Francia, in prossimità dell’antica manifattura esiste un museo che ne ripercorre la storia.

I motivi agresti che sembrano provenire dal mito d’Arcadia si possono quindi ritrovare in tutto il tessile per la casa, tendaggi, tovaglie, lenzuola, cuscini, nelle stoviglie e, naturalmente, nelle carte da parati, di grande tendenza negli ultimi anni. Anche l’archivio di textile design di F.FRI è ricco di pattern che richiamano l’estetica della tela Toile de Jouy. In copertina alcuni esempi, tra cui un all over su raso di seta, un disegno sui raffinati toni del rosso risalente alla Francia dell’Ottocento, un pattern monocromatico su carta leggera e, infine, un collage su carta che richiama una scena di vita rurale.
Un tema classico che si reinventa e che si presta ad essere rielaborato da designer desiderosi di lasciarsi ispirare dalla tradizione per reinterpretarla in ottica contemporanea.

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Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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