Graffiti in passerella: lo streetwear haute couture
Graffiti e moda? A un’analisi frettolosa sembrerebbe non esistere un legame stretto fra i due, anche se fin dal loro momento di gloria, negli anni ’90, i segni scarabocchiati e le scritte con la bomboletta spray si sono diffusi come un’espressione popolare che si è da subito identificata con lo stile di skater e writer: è in quegli anni, infatti, che il mercato del fashion proponeva con un certo successo un genere dichiaratamente ispirato a questo mood.
Nel frattempo anche l’haute couture si è interessata allo streetwear riuscendo a portare in passerella quegli stessi segni grafici sfocati e colanti di colore: è il 1998 quando per la primavera-estate dell’anno successivo, Alexander McQueen chiude la sfilata con un live show di spray painting che due robot eseguono sull’abito bianco indossato dalla modella Shalom Harlow.
Col tempo, questo stile non finito si è trasformato in un vero e proprio trend: i pattern realizzati con schizzi e scarabocchi casuali risultano dinamici, i vivaci blocchi di colore diventano glamour, i graffiti vengono narrati ormai come una vera e propria cultura di riferimento che sa reinventarsi stagione dopo stagione.
Collezioni Sport&Street, strumento di stile di riferimento per lo streetwear, proprio a questa tendenza ha dedicato un editoriale del numero A/W 2019-2020, incrociandola con i colorati disegni del Fondo Renzo Brandone. Composto da 30.000 pezzi, l’archivio di disegni tessili su carta e tessuto FRI costituisce un prezioso serbatoio di ricerca e trend setting.
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