Stampa tessile: dalle origini alle fashion week
Colori e pattern animano le passerelle virtuali della Shanghai Fashion Week. Ma come si ottengono queste fantasie? Benvenuti nel mondo della stampa tessile.
Le origini dei tessuti stampati
Una pratica con origini antiche le cui prime testimonianze risalgono al 2000 a.C. Ma il tessuto stampato più antico finora conosciuto è una tunica infantile di lino bianco con decorazioni blu, databile addirittura all’Egitto del IV secolo a.C.
Impiegata per la realizzazione dei prodotti destinati all’Europa, la stampa ottenuta per mezzo dei mordenti ha origini orientali molto antiche. Viene infatti descritta già da Plinio il Vecchio. In Egitto i filati non venivano spalmati con i colori, ma con sostanze che li assimilavano e solo successivamente immersi in un bagno bollente di colorante.
Un processo molto particolare per far emergere la tintura adottato in seguito anche per la realizzazione dei tessuti indiani. Negli anni ha raggiunto un tale livello di perfezione tecnica da rimanere alla base dei procedimenti moderni, fino all’arrivo dei coloranti sintetici.
In occidente, invece, la sperimentazione della stampa tessile risale all’Alto Medioevo. Si tratta però di un’esecuzione molto lontana da quella orientale, in cui i decori erano destinati a non durare dopo il lavaggio. Grazie alle ricerche avviate dalla Compagnia francese delle Indie, in particolare dal capitano Antoine Georges Nicolas Henri de Beaulieu, gli esperimenti di imitazione della fabbricazione dei tessuti stampati indiani si conclusero con successo. In Europa si diffusero sin dal principio solo i processi chimici base delle tinture, adattati ai prodotti più comuni sul mercato.
Le evoluzioni della stampa su tessuto
Alcune variazioni risultarono poi decisive, come il maggior uso di blocchi da stampa, più rapida ed economica, perfetta per soddisfare le necessità economiche occidentali.
Questo metodo prevedeva che il disegno tessile fosse diviso nei colori che lo componevano. Per ognuno veniva realizzata una matrice in legno o rame che venivano poi inchiostrate spalmando una pasta colorante sul tessuto. Una volta sovrapposte, permettevano così di ricomporre la fantasia.
Le importanti evoluzioni degli anni successivi, come le matrici cilindriche o rulli, resero il tutto più veloce. Fino al 1907 quando si diffuse la stampa a quadro foto inciso. La matrice diventerà un buratto ovvero un taffetas di seta (oggi in fibra sintetica), preparata imprimendo il disegno grazie ad una gelatina fotosensibile. Nell’ultimo ventennio si è infine imposta sul mercato anche la stampa inkjet o digitale che, grazie ad una penetrazione ancora inferiore, risolve i problemi legati alla moltitudine di colori.
La stampa tessile Made in Italy
Nel panorama italiano, sono due le aziende tessili più rinomate: Mantero e Ratti. Entrambe comasche, sono riconosciute in tutto il mondo per le produzioni di altissima qualità e frequentate dai più importanti marchi della moda. È notizia recente che, in un mercato depotenziato dall’attuale emergenza sanitaria, le due stamperie abbiano deciso di fare rete, stipulando un accordo di collaborazione per mantenere attiva la produzione.
La stampa tessile costituisce quindi un anello fondamentale della filiera tessile e moda che, pur essendo lontano dai riflettori delle sfilate, merita un approfondimento. Un’interessante testimonianza dell’evoluzione di quest’arte in ambito italiano, è rappresentata dall’archivio di textile design della Fondazione Fashion Research Italy. Trentamila disegni su carta e tessuto che negli ultimi 30 anni hanno impreziosito le collezioni delle principali maison italiane e straniere, tutti a firma dei più importanti studi internazionali. Uno straordinario concentrato di possibilità creative, in cui si passa dalla più tradizionale cravatteria, al più eccentrico geometrico astratto, fino ad arrivare alle sperimentazioni più rare perché realizzate con materiali non tradizionali, come sabbia e metalli.