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Rendez vous sul Nilo: moda dall’antico Egitto

Sin dagli inizi dell’800 la cultura egizia è stata una preziosa fonte di ispirazione per la moda e le arti decorative occidentali. I motivi ornamentali e l’abbigliamento dell’antico Egitto sono stati costantemente interpretati, riletti e a volte anche fraintesi in corsi e ricorsi di varie epoche storiche.

A cent’anni dal ritrovamento della tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re, scopriamo l’egittologia in chiave pop con Isabella Campagnol, storico dell’arte specializzato nella storia della moda e del tessile.

La campagna napoleonica

Dal Paese del Nilo, Napoleone inviò alla moglie due scialli cachemire acquistati da un mercante indiano ad Alessandria. Decorati da una ricca bordura multicolore intessuta con il tradizionale motivo dell’albero della vita, erano un dono prezioso e ricercato ma non molto apprezzato. In una lettera al figlio, Joséphine li descrisse come “brutti e molto cari”, aggiungendo però che erano anche “leggeri e caldi”.

Nel giro di pochi mesi, le riviste del tempo li assursero a status symbol, definendoli però come scialli egiziani, nonostante provenissero dal Kashmir. La campagna napoleonica innescò così una prima ondata di egittomania: si diffusero i turbanti – evocativamente definiti come “alla piramide” e “alla mammalucca” – e i tessuti in nuance verde Nilo e Terra d’Egitto.

L’apertura del Canale di Suez

Accantonata dagli anni ’20 alla metà dell’800, la febbre egiziana conoscerà un primo revival in occasione dell’apertura del Canale di Suez. L’imperatrice Eugenia di Francia, al rientro dalle cerimonie, distribuì tra le dame di corte un gran numero di pantofoline “all’egiziana”, presto diventate accessorio di tendenza di inizio 1870.

Nello stesso periodo, le riviste facevano a gara per proporre abiti ispirati al tema. Già nel numero di dicembre 1869 La Mode Illustrée consigliava alle lettrici il tessuto “Suez”. Nel febbraio del 1870 Harper’s Bazaar presentava l’abito “Canale di Suez” ricamato con una flotta di navi, a celebrazione del primo trionfale attraversamento dell’istmo, accompagnate da palme, cammelli e piramidi a completare l’omaggio della moda a questa mirabolante opera di ingegneria.

Le scoperte archeologiche successive contribuirono a tenere desto l’interesse del mondo del lusso per gli antichi egizi. Tra i gioielli più apprezzati della Belle Époque, troviamo parure con scarabei antichi e smalti all’egiziana.

La scoperta della tomba di Tutankhamon

Il 4 novembre 1922 venne spedito dall’Egitto all’Inghilterra un telegramma che entrò nella storia. L’archeologo Howard Carter annunciava al suo mecenate, Lord Carnarvon, di aver raggiunto lo scopo della sua decennale ricerca. “Finalmente fatta una scoperta nella Valle (dei Re). Una magnifica tomba con sigilli intatti. Ricoperta in attesa del suo arrivo. Congratulazioni”.
La notizia di questo inestimabile tesoro si diffuse in tutto il mondo. I maggiori quotidiani internazionali inviarono i loro giornalisti in Egitto, facendo a gara nel riportare aggiornamenti sugli scavi.

Davanti ad un fenomeno così eccezionale, il mondo della moda non poteva rimanere a guardare. I musei egizi furono presi d’assalto dai creativi in cerca di ispirazione e Howard Carter e Lord Carnarvon furono inondati da richieste quantomeno stravaganti. Un produttore di guanti scrisse per avere in prestito quelli del faraone da copiare, mentre un calzaturificio propose la produzione di un nuovo modello di sandalo battezzato “alla Tut”.

La Domenica del Corriere del 15 aprile 1923, recitava:
Il caro vecchio re Tutankhamen non avrebbe mai pensato che, tremila anni dopo la sua morte, avrebbe avuto una tale influenza sulla moda femminile

Ormai l’egittomania dilagava: a New York, il grande magazzino Avedon proponeva delle bluse femminili stile faraone, Stewart & Co camicette decorate da geroglifici e i cappotti Russeks erano ricamati motivi ispirati dallo splendore decorativo dell’arte del tempo di Tutankhamen. La moda “dell’antico Egitto” era inclusiva: Lane Bryant proponeva abiti in crepe di seta per signore in carne che riecheggiavano il mistero e l’incantesimo di Cleopatra.

La moda dell’antico Egitto in Francia ed Europa

Anche le maison francesi si unirono alla celebrazione della scoperta. Nelle collezioni della primavera-estate 1923 non mancarono stravaganti abiti-mummia secondo Harper’s Bazaar “senza dubbio ispirati dai famosi scavi di Luxor”, Jeanne Lanvin proponeva modelli egizianeggianti battezzati “Sphinx” e “Tutankhamon” e Paul Poiret, da sempre amante della moda orientale, creò un abito impreziosito da ricami nei colori degli smalti egiziani.

L’Egitto dominava la scena anche nel resto d’Europa. In Italia il disegno vincitore del “Concorso della Moda” del marzo 1923 era un abito di lamé d’argento evidentemente ispirato ai kalasiris, le antiche tuniche egizie. A Londra, da Liberty’s in Regent Street erano disponibili cappelli “alla Tutankhamon”.

Nulla è più moderno dell’antichità

La moda dell’antico Egitto, nelle sue diverse sfaccettature, ricorre anche sulle passerelle contemporanee. Come nella SS 2004 di Dior, per cui John Galliano ha disegnato una collezione dalle nuance oro e turchesi con copricapi che riproducevano il dio Anubi o la dea Hathor. La Fall 2009 dell’olandese Iris van Herpen intitolata “Mummification” ricopriva invece i corpi delle modelle con eco-pelle lavorata al laser. E ancora, le proposte di Balmain per il 2019 impreziosite da geroglifici in bianco e nero e quelle couture di Zuhair Murad 2020 ricamate con un arcobaleno di luccicanti paillettes.

Come ebbe a dire Karl Lagerfeld, commentando la sua collezione a tema egizio la Métiers d’Art 2019:

Nulla è più moderno dell’antichità!


Isabella Campagnol
Isabella Campagnol è uno storico dell’arte specializzato nella storia della moda e del tessile. Dal 2015 insegna storia della moda, storia dell’arte e delle arti decorative presso l’Istituto Marangoni di Milano e Firenze. Ha pubblicato numerosi articoli sulla storia della moda e del tessile a Venezia, oltre ai volumi “Forbidden Fashions: Invisible Luxuries in Early Venetian Convents”, (Costume Society of America series), Lubbock: Texas Tech University Press, 2014 e “Style from the Nile. Egyptomania in Fashion from the 18th century to the contemporary”, London: Pen & Sword, 2022.

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