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Gianni Versace e la leggenda della Medusa

25 anni fa, con il gesto di un folle, terminava bruscamente la vita di Gianni Versace, uno dei grandi maestri che hanno costruito la grande Moda Italiana. Quelli che lasciano un segno così profondo da diventare antonomasia, riconoscibilità ed eternità scritta nella Storia del paese.
Le grandi icone difficilmente invecchiano, vivono vite straordinarie spesso interrotte tragicamente, per mano di chi con la sua ombra cerca di oscurarne la luce, ma senza successo. Restano splendenti nella prosecuzione del sogno, del pensiero, del genio, della filosofia dello stile. Gianni Versace da quel tragico 15 luglio del 1997 è entrato nel mito, oggi alimentato dalla forza, determinazione e l’estro della sorella Donatella, che gli era sempre stata accanto fin dagli esordi.

I primi passi

Nasce a Reggio Calabria nel 1946 e da subito è immerso nei tessuti della sartoria della madre, dove muove i primi passi, dopo aver lasciato gli studi classici. Nel 1972 la sua esperienza continua a Milano dove contribuisce a spostare l’asse del business e della comunicazione del Made in Italy, rendendola crocevia degli affari e capitale della moda.

Sono gli anni della grande trasformazione dell’industria italiana della moda, dalla couture al prêt-à-porter, dalla Sala Bianca di Palazzo Pitti alle passerelle milanesi. Dopo un periodo di consulenza per marchi come Genny, Complice e Callaghan, che ne sono il simbolo, nel 1978 crea un marchio proprio: Gianni Versace Donna. Lo fa tenendo ben saldi i rapporti con la famiglia e le sue radici. Il fratello Santo si occupa di management e Donatella entra in azienda dieci anni dopo, con la direzione artistica della linea Versus, dedicata ai più giovani. La sua terra, la Magna Grecia, scrigno di storia, cultura e bellezza è fonte di profonda ispirazione per le sue prime creazioni.

I simboli

Gianni è iconoclasta, rompe gli schemi dell’abbigliamento con un tratto inconfondibile e grintoso. Introduce elementi sexy e sfrontati nel suo codice fashion, tra cui borchie, fibbie e linee fascianti, conciliando opposti come pizzo e pelle, cristalli e opulenza, felina e irresistibile. Il culmine della sua notorietà viene raggiunto con la collezione fw 92/93, “bondage”, caratterizzata da elementi decorativi di derivazione punk, rivisitati in chiave glamour. Affascinanti provocazioni, come la spilla da balia dorata della primavera/estate 1994, che trattiene vertiginosi spacchi con il logo della maison, scelta da Elizabeth Hurley per la prima di “Quattro matrimoni e un funerale”.

I primi anni Novanta vedono la consacrazione della “griffe” (come si diceva ai tempi) grazie alla creazione del celebre logo con la Medusa. Ispirata alla scultura di marmo “Medusa Rondanini”.è attorniata da una greca circolare. Come fosse una moneta antica. Un chiaro riferimento ai resti archeologici, che caratterizzano i luoghi della sua infanzia, impressi nella sua memoria, che ne forgiano l’ispirazione.
Versace è l’unico in grado di trasferire l’heritage più prezioso e antico nel linguaggio contemporaneo, con greche, volute e capitelli, stampe inedite, maglie di metallo drappeggiate come pepli da amazzone moderna o citando espressamente Klimt. Il tutto trasfigurato in motivi decorativi, che ancora oggi sono presenti, riletti e reinterpretati, nei capi e negli accessori più iconici.

Sono proprio le stampe, che conservano il suo più affascinante mix di provenienze culturali, dall’Archeologia al Barocco, contaminate con il rock e la pop art. La novità assoluta introdotta da Gianni Versace è quindi l’eccentricità multiforme, tradizionale nelle basi, di avanguardia nell’esplosione creativa, che diventa nell’immaginario un grande classico. Accade a pochi maestri dello stile di entrare nella Storia e riscriverla con il proprio linguaggio.

Un rivoluzionario dello star System

Il suo segno è una travolgente onda fantasiosa che “pietrifica” l’osservatore, come la gorgone del Mito. Va oltre le sue collezioni memorabili, fino a costituire una vera rivoluzione per lo star System.

Sono ormai storia del Costume le grandi campagne pubblicitarie firmate da illustri fotografi, da Avedon e Lindbergh, con grandi top Model del calibro di Linda Evangelista, Naomi Campbell, Christy Turlington e Cindy Crawford. Già note al pubblico al tempo della collaborazione con Gianni le ha però fatte entrare nell’olimpo rendendole, ancora oggi, l’ideale assoluto di bellezza inarrivabile, magnetica, elegante. Irripetibile.

Con le celebrità internazionali costruisce indissolubili sodalizi, da Elton John a Michael Jackson, Madonna, solo per citarne alcuni. Sullo scorcio degli anni ’80, all’apice della carriera, la sua stampa “barocca” suggella il momento in cui Naomi Campbell dona a Nelson Mandela una camicia di Versace.
L’amicizia e l’affetto per Lady Diana consolidano un legame profondo e scambio intimo che culmina con la liberazione della Principessa dai protocolli di Corte anche nel vestire il Made in Italy. Un nodo sublime fatto di complicità, fascinazione e abiti da sogno, fino alla discesa agli inferi della morte tragica che a poca distanza di tempo li ha consegnati al mito un quarto di secolo fa.

A 25 anni dalla morte, rendiamo omaggio a Gianni Versace con una selezione di disegni tessili del nostro archivio di textile design che ne ricordano l’inconfondibile stile.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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