I colori nella moda
Ogni colore ha una sua affascinante storia, che ha radici antichissime negli albori delle civiltà. Porta con sé sensazioni, retaggi culturali e simbologie, che disegnano la nostra vita, aiutandoci a scoprire tratti nascosti della personalità.
I colori infatti appartengono ormai al linguaggio quotidiano, li usiamo spesso in modo figurato: a chi non è capitato di rimanere al “verde”, di avere una giornata “nera” o di mangiare in “bianco”? Nella letteratura e nel giornalismo identificano i generi, dal “noir”, alla cronaca ”bianca”, ai romanzi “rosa” fino ai “gialli”.
Naturale dunque pensare che siano entrati nel costume a tal punto da essere materia di approfondimento di tante discipline, dalla cromoterapia alla medicina alternativa, fino all’armocromia.
Lo stesso vale per le passerelle, da sempre espressione dello spirito dei tempi. Le più recenti, alla voglia di rinascita condivisa, hanno risposto con colori forti e decisi: rosa, rosso, verde e viola.
Very Peri
Eletto da Pantone – sistema di corrispondenza universale che decifra in codici tutte le nuance – Color of the Year 2022 il Very Peri è frizzante e intenso. Un blu pervinca con un sottotono rosso che gli conferisce vitalità. Il viola è uno dei colori più interessanti dello spettro, poiché unisce due colori primari – il più freddo e il più caldo – in un’armonia così equilibrata che negli ambienti favorisce la riflessione.
Secondo Jung è il colore tra umano e divino. Nella cultura popolare tuttavia è associato alla mestizia ed è detestato dai lavoratori dello spettacolo. Il motivo è da ricercare nella tradizione cattolica, in quanto i paramenti sacri durante la Quaresima erano viola ed evocavano un periodo di digiuno e di divieto di assistere a spettacoli.
Tutt’altro valore invece nel mondo dell’arte, letteratura e design, e soprattutto nella Moda, dove è associato all’eleganza discreta e sofisticata. Molto amato dagli artisti Liberty, fino alle collezioni delle ultime stagioni, come quella di Versace.
Rosa Schiaparelli
Il rosa, al contrario, ha un’accezione positiva, sempre associato alla felicità e alla positività. Basti pensare a canzoni come “Think Pink” o a “La vie en rose”, etc… così come l’aggettivo riservato a certa letteratura sentimentale, definita “rosa” appunto.
Nella nuance più accesa e sfrontata Shocking si afferma prepotentemente nel 1938 grazie al genio di Elsa Schiaparelli. Viene prima associato alla sua fragranza e poi indelebilmente alla moda, tanto da divenirne il simbolo più evidente, dalla celebre scena del film “Funny Face” in cui vengono srotolati metri e metri di sgargiante seta fucsia.
L’ultimo capitolo della saga del rosa nella storia del vestire è della collezione autunno-inverno 2022-2023 firmata da Pier Paolo Piccioli. L’iconico rosso Valentino è rimpiazzato da PP Pink, un rosa ancora più acceso del leggendario shocking, che restaura la storia genderless di questo colore, appartenente all’immaginario femminile da meno di un secolo.
Alla fine non vedi il genere ma solo le persone
Ha commentato infatti il direttore creativo decretandola perfetta anche per il guardaroba maschile come sosteneva già nel 1556 anche Machiavelli: «due metri di stoffa rosa possono fare un gentiluomo».
Rosso Valentino
Il colore del potere, della sacralità, della vita, del sangue, del fuoco, che evoca sentimenti contrastanti, dalla passione al pericolo. Rosso il semaforo che impone di fermarsi, rossa la Ferrari più ambita, rosso il cuore rappresentato nell’arte, nel design, nel merchandising delle feste comandate, rosse le luci della cinematografia hard e così via per infinite declinazioni.
Un colore introdotto dai Fenici che lo ricavavano dai molluschi e, con lunghe e costose procedure, lo usavano per tingere. Era appannaggio dei ceti più agiati e potenti della società, attraversando le civiltà classiche, passando dal Medioevo nelle gerarchie ecclesiastiche. E’ tuttavia anche il colore del sangue e del coraggio e quindi bandiera popolare, dal berretto frigio simbolo della Rivoluzione Francese, alle camicie dei garibaldini, fino alla bandiera rossa della rivoluzione bolscevica.
Anche nella Moda esprime forte personalità e opulenza, Diana Vreeland sosteneva che non poteva mai stancarsene. Il grande Valentino Garavani nel 1959, vedendo tra la folla una signora vestita di rosso, decise quella nuance corposa, intensa e inconfondibile, avrebbe indelebilmente tracciato la sua cifra stilistica.
Zoomer Green
“Chi di verde si veste troppo di sua beltà si fida” è un detto ingiusto. Esistono talmente tante sfumature di verde – calde o fredde, intense o delicate – da rendere praticamente impossibile non trovarne una ideale per il proprio incarnato.
Se il Millennial Pink ci parlava di fluidità di genere, il verde è il colore del mondo vegetale, della speranza e della tranquillità. Non mancano però anche i risvolti negativi di questa tinta, associata anche a disagi economici, dell’invidia, dei veleni, degli occhi di Satana e dei gatti neri, del sangue dei draghi per la cultura Orientale.
La storia del verde nella moda è singolare e dimostra quanto le fashion victim non siano solo un fenomeno contemporaneo. Alla fine del ‘700 il chimico Carl Wilhelm Scheele inventò un pigmento mescolando potassio e arsenico bianco con una soluzione di vetriolo al rame, “Emerald Green” che ebbe tanto successo da essere utilizzato per tingere abiti e tessuti da arredo, oltre a caramelle, giocattoli e candele, prima di essere riconosciuto come tossico.
Oggi, nella tonalità brillante dello Zoomer Green, è la signature di Bottega Veneta.