Progetti d’architettura per una seconda vita
Trent’anni dopo, Pierluigi Cervellati è tornato su quello che i giallisti definirebbero “il luogo del delitto”, ma che nel nostro caso è semplicemente la location di una sua precedente progettazione.
Come da copione, con il trascorrere del tempo, il contesto è profondamente cambiato. Se di delitto vogliamo parlare, è il caso di ragionare dei delitti e delle pene (mai) inflitte a chi in questi trent’anni ha sviluppato un sistema di urbanizzazione fondato sul caso, in totale assenza di un planning urbanistico di cui le nostre città, Bologna compresa, avrebbero profondamente bisogno.
Il remake architettonico dello stabile di via del Fonditore, sede della Fondazione Fashion Research Italy , sembra concepito per rilanciare non soltanto un edificio nato per ospitare una fabbrica del lusso, ma anche un intero quartiere industriale in epoca post industriale.
Sottinteso: è tempo di voltare pagina, di riqualificare un’area in disuso, di offrire una seconda possibilità all’esistente senza commettere il consueto reato del consumo di suolo.
APPROCCIO 1.0: OMAGGIO ALLA CIVILTA’ CONTADINA
Quando Cervellati mise mano per la prima volta al progetto in zona Roveri, realizzando l’allora sede de La Perla, l’edificio rappresentava l’ultima parte agricola rimasta disponibile in un’area destinata a uso industriale.
Erano gli ultimi anni ruggenti dell’industrializzazione bolognese e forse per questo l’architetto, tra i cui principali progetti compare il recupero dell’oratorio di San Filippo Neri, ideò l’edificio con uno stile che quasi omaggiava le radici agricole delle Roveri, zona industriale modello con viali alberati, parcheggi ben organizzati e tanti servizi disponibili.
Nacque così il “fienilone”, uno spazio ispirato all’antico fienile trasformato in sede per accogliere uno dei brand simbolo del lusso made in Italy e della seduzione femminile: la donna emiliana di un tempo, contadina e schietta, già indossava lingerie in pizzo e sete preziose.
APPROCCIO 2.0: LA RICERCA DI UN’IDENTITA’
Il concept 2017 ha tutt’altro sapore. Le Roveri oggi sono zona dismessa alla ricerca di una nuova identità. Fashion Research Italy diventa innovazione d’uso, l’oggetto architettonico assume una funzione non più solo decorativa ma anche di riferimento per attrarre persone, polo didattico e archivistico, occasione di recupero e di second life in un contesto che, spiega Cervellati, non si sa bene come possa evolvere.
“Riqualificare le periferie… una sfida tutt’altro che facile. Non credo nell’architettura come forma di riscatto se poi manca alla base un’idea di organizzazione delle aree urbane” racconta l’architetto, che ha maturato una certa esperienza in materia di urbanistica essendo stato assessore del Comune di Bologna ai tempi d’oro dei sindaci Dozza e Zangheri. La sfida è complessa perché gli anni del boom edilizio residenziale, prima della grande crisi del 2008, hanno dato vita a interi quartieri dormitorio privi di servizi, causa di traffico diventato ormai ingestibile, trasformando suolo in cemento e impedendo una trasformazione regolata delle vecchie periferie come le Roveri esposte al rischio dell’abbandono e del degrado.
LE LINEE GUIDA
“Il tema delle periferie tiene banco, il loro recupero è necessario, ma non possiamo prospettare interventi specifici in assenza di piani generali”, afferma Cervellati, sostenendo che iniziative individuali come quella di Fashion Research Italy rappresentano comunque uno stimolo e contribuiscono al lancio di nuove idee.
La struttura della Fondazione, con i suoi aspetti innovativi, diventa un incentivo per tutto il quartiere industriale. E tutt’attorno c’è chi si impegna rilanciando progetti, recuperando spazi, aprendo scuole di danza e altre attività.
Second life, just starting now…