“Archivi della Moda”: è tempo di bilancio e di atti
Si è chiusa il 24 novembre scorso la prima edizione della Fall-Winter School Archivi della Moda: heritage management.
È tempo dunque di bilancio. Un bilancio più che positivo oltre alle più rosee aspettative, complice non solo un’ottima organizzazione, ma anche e soprattutto l’avvicendarsi in due settimane, molto serrate, di studiosi e professionisti del settore, capaci di animare il dibattito sulle questioni che stanno a cuore all’impresa: da cosa si intenda per archivio d’impresa moda, dal perché si dovrebbe costituirlo e da dove si dovrebbe cominciare.
La realtà dell’archivio è infatti ancora appannaggio di poche virtuose aziende, ma – e lo stesso corso lo ha potuto registrare – è una necessità che sempre di più emerge prorompente. Molti partecipanti erano infatti provenienti da aziende prestigiose o realtà medie che hanno cominciato a pensare seriamente all’organizzazione del loro heritage.
Le due settimane suddivise su quattro macro-temi, che vale la pena ripercorrere, hanno garantito un approfondimento ampio per chi si affacciava per la prima volta a questi temi.
- differenze tra archivio, museo d’impresa e altre istituzioni;
- gli archivi per la creatività e come strumento di comunicazione, la gestione dell’archivio tenendo conto delle caratteristiche e delle esigenze dell’impresa, metodi e tecniche di descrizione archivistica;
- il rapporto con le tecnologie digitali
Ad arricchire la già ampia proposta ci sono state le visite a realtà di punta per il settore: a Firenze i corsisti hanno avuto il privilegio di poter accedere ai depositi, solitamente inaccessibili, del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Un’esperienza che ha fatto toccare con mano le necessità di conservazione che anche i prodotti della moda hanno. La giornata si è poi conclusa con la visita all’Archivio, Museo e Fondazione Salvatore Ferragamo, tra gli esempi più virtuosi di cosa significhi possedere un archivio organizzato e un museo d’impresa per un’azienda della moda.
Nella seconda giornata di visita a Sumirago si sono aperte invece le porte dell’archivio Missoni che fa capo alla Fondazione di famiglia, un archivio costantemente alimentato dall’azienda secondo procedure di selezione ampiamente illustrate. A pochi passi da Sumirago, a Gallarate e precisamente al Museo Maga si è toccato con mano cosa significhi un virtuoso rapporto integrato tra pubblico, impresa privata e territorio, frutto dell’accordo con la famiglia Missoni per la costituzione permanente della suggestiva Sala degli Arazzi di Ottavio Missoni.
Non posso nascondere che è emerso come la manutenzione della memoria abbia spesso un costo che fino a poco tempo fa, pur di evitarlo, si procedeva alla semplice distruzione a norma di legge dei documenti (quelli cartacei) e all’alienazione dei beni materiali. Una perdita difficilmente risanabile e una ferita dritta al cuore dell’impresa, capace di compromettere a lungo termine anche le performance sui mercati.
Ma altrettanto limpidamente si è fatta strada la convinzione di come i tempi ormai siano maturi per invertire la rotta. Questo corso è stato infatti un contributo a favore di quella cultura d’impresa in cui gioca un ruolo nodale la salvaguardia della memoria. Le aziende sono sempre più consapevoli di quanto sia vitale ridefinire i propri contorni e capire quale sia la propria identità imprenditoriale, soprattutto oggi, chiamate ad agire in un mercato globale sempre più mutevole, se non a tratti avverso, che quei contorni tende a erodere.
La memoria dunque gioca un ruolo nodale in questo, come valore da inserire a pieno titolo fra i “saperi” che caratterizzano l’attività di un’impresa.
Non basta nemmeno possedere una storia aziendale o avere la consapevolezza del proprio passato, né basta tramutare quella storia in heritage. È necessario fare dell’heritage un asset dell’azienda stessa. Un processo lungo, ma necessario, al fine del quale l’azienda può ritrovare la propria voce narrante.
Nella consapevolezza che il cammino sia ancora lungo, soprattutto in un tessuto produttivo variegato di piccole e medie imprese, la Fondazione ritiene necessario che l’azione concreta su questi temi debba essere svolta grazie a figure professionali altamente qualificate. In quest’ottica è nato il corso Archivi della Moda.
Per colmare il vuoto bibliografico specifico sull’archivistica nell’impresa moda e visto l’importanza dei contributi forniti durante le due settimane, è maturata inoltre l’idea di raccogliere le testimonianze in un volume di atti, che verrà presentato in occasione della seconda edizione del corso, questa volta una Summer School per il 2018.
Vi aspettiamo!