Fashion Journal

Icone della moda

Walter Albini: genio trasformista e maestro di modernità

A quarant’anni dalla sua scomparsa forse ci domandiamo ancora perché Walter Albini non abbia ricevuto il tributo che merita per avere tracciato un solco profondo nell’evoluzione del vestire. Rileggiamo oggi, nella sua grande luce, l’indimenticabile lezione di stile di questo mito della moda italiana.

Lo stilista

Walter Albini è stato “stilista” nel più autentico senso del termine. Coniato nel 1971 dalla leggendaria redattrice Anna Piaggi, definisce il tratto geniale e rivoluzionario di questo couturier a cui va il merito di aver plasmato un nuovo modo di intendere la moda. Da lui in poi il prêt-à-porter è infatti diventato espressione del design applicato al fashion, in una modalità assolutamente innovativa ma con solide radici storiche e culturali.

Per primo ha abbattuto le barriere di genere, inventando la nuova immagine della donna in giacca, pantaloni o chemisier e ha riproposto il concetto di “revival” come intelligente forma di ricerca, reinvenzione e trasformazione. Ha inserito nella moda gli inusuali concetti di contestazione e ironia, creando “total look” con estrema e colta cura dei particolari e degli accessori, per lui ancora più importanti dell’abito. Icona di se stesso, si può dire che Walter Albini si sia speso senza riserve, non cedendo mai all’approssimazione e ai compromessi dettati dal mercato.

L’evoluzione

Gualtiero Angelo Albini nasce nel 1941 a Busto Arsizio. Contro il parere dei genitori, interrompe gli studi classici per frequentare l’Istituto d’Arte, Disegno e Moda di Torino. Era l’unico allievo maschio. A 17 anni, collabora già con giornali e riviste, realizzando schizzi dalle sfilate d’alta moda, prima da Roma, poi da Parigi, dove si trasferisce per 4 anni e resta folgorato da Coco Chanel.

La prima collezione

Dal 1963, Albini imprime il suo segno, anticipando tendenze e fornendo stimoli agli altri talenti che avrebbero fatto la storia. Estende la sua creatività in prestigiose collaborazioni, tra cui Krizia e Karl Lagerfeld degli esordi. Disegna successivamente per Billy Ballo, Cadette e Trell. Si legge già nelle sue creazioni di allora un omaggio a Poiret.

Le collaborazioni

Negli anni Sessanta e Settanta, ormai affermato, disegna per le principali case di moda italiane, per Cole of California e collabora con Gimmo Etro per i tessuti stampati. La ricerca parallela sul taglio, sempre più alleggerito, e sul tessuto è una delle costanti del lavoro di Albini. A lui si deve l’impostazione di un nuovo rapporto coordinato fra stilista e fabbricante di tessuti.
Promotore ante litteram della moda “genderless”, diremo oggi “inclusiva”, Walter Albini porta in passerella il concetto di “uni-max”: uniformità di taglio e colore per uomo e donna. È anche l’anno della famosa collezione Anagrafe, otto spose in lungo rosa e altrettante vedove in nero corto. Per Misterfox, forte della sua cultura accademica trasfigurata nella contemporaneità, disegna una collezione Preraffaellita.

La linea uomo-donna

Mentre la stampa internazionale definisce Albini “il nuovo astro italiano”, “forte come Yves Saint-Laurent”, quella italiana si dimostra più miope e provinciale. Prosegue la collaborazione soltanto con Misterfox, con cui inizia a produrre una nuova linea uomo-donna a suo nome, che presenta a Londra nella primavera-estate 1973.
Con grande lungimiranza per la prima volta adotta la formula, poi molto imitata, di una prima collezione di immagine forte e trainante, per una vendita ristretta, sostenuta economicamente da una seconda meno impegnativa sotto l’aspetto commerciale. Albini, che vive (e disegna) come un personaggio di Scott Fitzgerald, la battezza Grande Gatsby.

L’Alta Moda

Nel gennaio del 1975 a Roma, la sua prima sfilata con Giuseppe Della Schiava, che produce sete stampate su suo disegno. È ispirata a Chanel e agli anni Trenta, gli amori di sempre. “L’alta moda è morta, viva l’alta moda”, dice, con la sua tipica vocazione a marciare controcorrente. Successivamente sarà Paul Poiret fonte di ispirazione.
Le collezioni uomo di Albini sono presentate di volta in volta da amici (e amiche, per sottolinearne il concetto unisex) o su busti, che narcisisticamente riproducono a grandezza naturale la sua immagine in maschera.

Crea la giacca- camicia destrutturata, a volte nello stesso tessuto. A Venezia ambienta una sfilata al caffè Florian, con abiti usciti da un sogno senza tempo, poi riproposta a New York.
Internazionalmente riconosciuto per il suo straordinario talento creativo, Walter Albini è stato capace di trasferire riferimenti culturali in chiave leggera, ma non è stato sostenuto da una solida organizzazione commerciale.

I motivi

Albini imprime murrine e disegni paisley su raffinati tessuti disegni. Sono i celebri “motivi cachemire” che dalla moda passeranno all’arredamento con una longeva fortuna. Altri tratti celebri dei suoi tessuti, oltre alle stelle, alle righe, ai pois, furono i volti, le ballerine, gli scottish terrier, lo zodiaco, le Madonne, il pied-de-poule e il galles giganti stampati su seta e su velluto.

Filosofo del look-totale, arreda le case in tono con le sue collezioni di moda e disegnando con la stessa cifra stilistica tessuti, oggetti, mobili, vetri, o proposte per le riviste di arredamento.

La mostra

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma possiede una delle più esaustive ed eterogenee raccolte documentarie di Walter Albini, costituita da circa cinquemila materiali progettuali, donati nel 1983 da Paolo Rinaldi e nel 1988 da Marisa Curti.

A 40 anni dalla scomparsa, a Parma fino al prossimo 23 dicembre è allestita la mostra Walter Albini. A cura di Matilde Alghisi e Paola Pagliari, ne restituisce la visione avanguardistica e l’estro creativo attraverso una selezione di schizzi giovanili, bozzetti e studi preparatori, fino ai disegni destinati alla produzione, oltre a abiti, documentazione fotografica, groupages pubblicitari, release delle sfilate e rassegna stampa del periodo.
Dai disegni emerge il suo percorso creativo, influenzato dalla grafia di Paul Poiret, dalla cultura Liberty, dalla rilettura di Chanel fino alle esperienze grafiche del Bauhaus e del Costruttivismo. I disegni sono realizzati su supporti cartacei di fattura pregiata, tracciati a china, matita, matite colorate, pastello e pennarello, spesso caratterizzati dalla presenza di campionature di tessuto applicate al foglio, indicative della stretta relazione con la macchina industriale che contraddistingue la produzione in serie.

Quando: venerdì 9.00 – 15.00 | sabato e domenica 10.00 – 19.00
Dove: CSAC – Università di Parma, Abbazia di Valserena, Strada Viazza di Paradigna 1


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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