Roberto Cavalli: tra animalier e stampe
Visse d’Arte, visse d’amore…
Genio, libertà e culto del bello. Impossibile definire in pochi aggettivi la portata vigorosa e seducente della creatività del grande stilista fiorentino Roberto Cavalli, recentemente scomparso.
Il sacro fuoco dell’Arte era già inciso nel DNA, grazie al nonno, Giuseppe Rossi, pittore della scuola dei Macchiaioli e al percorso di studi. Parte dunque dalle tecniche di pittura il suo viaggio nell’espressione creativa, sperimentando prima sul denim e poi sulla pelle.
La carriera di stilista inizia nel 1970 a Parigi, per poi approdare alle leggendarie sfilate nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, poco prima che la fashion week fiorentina ante litteram ideata da Giovanni Battista Giorgini lasciasse Firenze per stabilire il Quartier Generale nella capitale dei business, Milano. Le sue collezioni sono sgargianti, originali ed esuberanti. Presenta i primi patchwork sul denim, trascendendo il rigore sartoriale imperante, per portare in passerella spontaneità e un pizzico di follia. Chi ha avuto la fortuna di incontrare Roberto Cavalli nei backstage delle sue sfilate spettacolo è rimasto sempre incantato dal suo tratto diretto e apparentemente ruvido, da amante della vita (ha avuto ben 6 figli), della natura e degli animali di cui si circondava, cani, pavoni e tanti pappagalli coloratissimi.
Non passa inosservata la carica esplosiva dello stilista toscano, che conquista rapidamente lo star system internazionale, innamorato soprattutto dei suoi inconfondibili patterns, dei volumi fluidi e delle silhouette sexy e iperfemminili. “Per fortuna non ero ossessionato dalla modellatura. Mi piacevano le forme semplici. La novità̀ e il cambiamento che io introducevo rispetto agli altri designers era costituito soprattutto dal materiale. Avevo già̀ in mente quali disegni stampare sulle mie prime pelli, qualche floreale minuto e motivi che imitassero il disegno della pelliccia di certi animali”.
I motivi delle sue indimenticabili stampe hanno molteplici ispirazioni, dai capolavori degli artisti rinascimentali, barocchi e poi ancora stampe astratte e floreali. Tuttavia i motivi più iconici e rappresentativi appartengono all’universo animalier, squame di pesce, rettili, zebre, giraffe e soprattutto i grintosi manti maculati dei felini.
Il suo stile libero e autentico, affascinante e riconoscibile ha sfidato e travolto il minimalismo concettuale della seconda metà degli anni Novanta, il periodo che lo ha definitivamente consacrato nell’olimpo dei grandi stilisti italiani di fama internazionale. Freedoom è anche il nome del suo yacht. Le sue creazioni hanno vestito il gotha dello spettacolo, le prime sono Sophia Loren e Brigitte Bardot, che lo scoprono nella boutique di Saint Tropez, aperta nel 1972, ma successivamente, sotto i riflettori della Fashion Week di Milano, le sue meravigliose creazioni varcano i confini internazionali per conquistare Shakira, Beyoncé, Jennifer Lopez, Space Girls, Lady Gaga, Sharon Stone, etc… Abiti firmati dal geniale stilista fiorentino sono stati indossati anche nella serie Sex and the City.
Al culmine della notorietà, alla fine degli anni Novanta, vengono create quelle che venivano denominate “seconde linee”, RC Menswear, la linea giovane Just Cavalli, che comprende abbigliamento uomo e donna, accessori, occhiali da sole, orologi, profumi, intimo e beachwear. Segue la linea di abiti junior Angels & Devils, la linea Class. All’inizio del nuovo millennio inaugura la prima boutique-café nella sua città, nei locali (non senza uno strascico di polemiche) dello storico Caffè Giacosa di Firenze. A Milano apre il Just Cavalli Café, oltre a un monomarca in via della Spiga.
Questa splendida storia, che ha contribuito a portare alla ribalta internazionale un Made in Italy svincolato dai tradizionali canoni manifatturieri, fatto di creatività libera ed eclettica, colta e al tempo stesso istintiva, si era chiusa anni prima della scomparsa dello stilista. Come spesso accade con marchi italiani che arrivano all’apice della notorietà, le logiche di business (non volendo entrare in questa sede nei dettagli legali e amministrativi) snaturano l’anima del brand. Nel 2015 infatti Roberto Cavalli ha ceduto il 90% al fondo di investimento Clessidra, per poi passare definitivamente a un fondo con sede a Dubai.