Luisa Spagnoli, ritratto di una geniale imprenditrice, concreta e visionaria
Grandi figure femminili italiane hanno costruito il mito del Made in Italy. La narrazione del passato le ha messe in ombra, ma oggi prepotentemente si stanno riscoprendo i tratti geniali e visionarie di donne, che, nonostante la società patriarcale in cui sono vissute, sono riuscite a tracciare un solco indelebile e duraturo nella genesi dell’imprenditoria e della creatività italiana. Tutte antesignane e creatrici di bellezza e benessere. Attiviste come Rosa Genoni, avventuriere e capofila dell’epoca dell’oro della couture italiana come le Sorelle Fontana, Fernanda Gattinoni e tante altre.
Poliedrica, forte, decisa e geniale Luisa Spagnoli né grande protagonista del Novecento. A lei recentemente la giornalista e scrittrice Paola Jacobbi ha dedicato un romanzo, attingendo dagli archivi di famiglia. “Luisa”, tratteggiando il profilo di una vita straordinaria anche se terminata per una malattia incurabile a soli 58 anni, eclettica e lungimirante. Una vita intensamente vissuta, spesso controcorrente, che ha generato due grandi aziende, la Perugina e il marchio di moda che porta tutt’ora il suo nome.
L’imprenditrice che ha dolcemente conquistato il mondo
Luisa ha creato, nella città di Perugia, dove non c’era la grande tradizione della cioccolateria, una fiorente industria, negli anni Venti partendo da una geniale intuizione, i cioccolatini con avanzi di nocciole e cioccolato (all’inizio si chiamavano “cazzotti” per la loro singolare forma di piccolo pugno) che nascondevano nell’incarto un aforisma o versi di poesie, dei messaggeri di sentimenti, i celeberrimi “Baci”, e poi altre dolcezze, tra cui le caramelle “Rossana”.
Le sue umili origini l’avevano resa forte ed empatica, solidale con le famiglie depauperate dalla guerra. Fonda un asilo nido per le sue dipendenti e con grande lungimiranza ed estro inventa un tipo di filato, diremmo oggi “sostenibile” e “cruelty free”, ricavato dai conigli d’angora, non uccisi, ma semplicemente pettinati. (Lo speciale pettine per ricavare la soffice fibra venne brevettato nel 1942 da Mario Spagnoli). Una sorta di cachemire più democratico e accessibile, confortevole e carezzevole, di produzione italiana, con cui venivano confezionati i celebri scialli e boleri.
La storia di successo di una famiglia italiana
La produzione di questi capi eleganti e italianissimi conquisterà, nei decenni successivi, anche grandi attrici come Sofia Loren, Anna Magnani, Esther Williams. La grande fama del marchio è avvenuta grazie al figlio Mario, che prese le redini dell’impresa dopo la prematura scomparsa di Luisa nel 1935, per poi ottenere, nel 1943 il riconoscimento come industria più importante d’Europa, con 525 dipendenti e 8000 allevamenti di conigli d’Angora. Poi dopo la seconda guerra mondiale la ricostruzione e nei decenni la diffusione del marchio Luisa Spagnoli in boutique monomarca rende popolare la grande azienda.
Dal 1986 è Nicoletta Spagnoli a riprendere le redini dell’impresa e ricreare immagine e diffusione delle collezioni. Un processo di “rebranding” che ha riportato Luisa Spagnoli nel grande olimpo delle griffe italiane: dal 2021 è entrata nel calendario ufficiale della Camera della Moda Italiana.
Oggi le collezioni sono caratterizzate da capi impeccabili e raffinati, femminili, perfetti non solo per le grandi occasioni. Oltre alla classica maglieria grande importanza è riservata ai capi spalla, trench, cappotti e blazer, in linea con le tendenze più attuali, ma destinati a donne che scelgono la qualità dei materiali e della inconfondibile fattura italiana, senza essere relegate a specifiche fasce di età. Attraversa dunque le generazioni, passando attraverso chi conosceva la grande impresa di Luisa, fini alle nuove generazioni che ammirano l’eleganza equilibrata e inconfondibile del brand attraverso le sfilate durante la Fashion Week milanese.