Fashion Journal

E-Commerce Fundamental

L’export italiano continua a crescere: le opportunità del mercato cinese

L’export italiano, e non solo, sembra continuare a crescere con stime per il triennio 2020-2022 fino al +4,3%, con moda e design che si confermano cruciali in questa crescita.
Il settore dell’e-commerce in Cina è valso oltre 4mila miliardi di euro nel 2018 come rivelato da un rapporto pubblicato durante l’edizione 2019 del China International Big Data Industry Expo. Si parla di oltre 50 miliardi di pacchi consegnati l’anno scorso e 47 milioni di persone impiegate.

Oggi, in occasione della tappa bolognese del RoadShow AliExpress presso la Fondazione Fashion Research Italy, facciamo due chiacchiere con Giulio Finzi, Segretario Generale di Netcomm – Consorzio del Commercio Digitale Italiano e special guest del Corso di Alta Formazione in Fashion Ecommerce Management.

Secondo un nuovo rapporto della società di consulenza McKinsey & Co, citato dal quotidiano China Daily, la spesa per i beni di lusso dovrebbe raddoppiare in Cina entro la fine del 2026, raggiungendo i 156 miliardi di euro, rappresentando così, quasi due terzi della crescita globale per quanto riguarda questo genere di acquisti.

Come si può spiegare la crescita di spesa nell settore luxury goods del mercato cinese?

La Cina è il Paese dove la classe dei nuovi consumatori si sta sviluppando più velocemente. Basta pensare al numero attuale di persone che vivono in città oggi (793 milioni) e al numero di persone che, entro il 2030, si sposteranno nelle città (350 Milioni). Stiamo parlando di consumatori esigenti, a cui piacciono prodotti che raccontano una storia, dal design unico e con Brand forti e riconoscibili.

 

Diversi studi, evidenziano come il “bene di lusso”, soprattutto per le generazioni più giovani e i marchi ben riconosciuti a livello globale, venga considerato a tutti gli effetti un mezzo molto importante di autoaffermazione, di avanzamento sociale ed esclusività.

Il fattore culturale può essere considerato uno dei fattori che contribuiscono all’affermazione ed alla crescita dei prodotti di lusso in Cina?

Assolutamente sì. Il consumatore cinese medio è mutato considerevolmente negli ultimi anni. Non basta più il prodotto Made in Italy, le esigenze sono diverse e più strutturate: un prodotto di qualità è solo la base di partenza, a cui bisogna abbinare sapientemente una comunicazione efficace. Quest’ultimo è un argomento delicato, che ha portato inesorabilmente a scontrarsi con risultati negativi. Sono diversi i brand conosciuti a livello mondiale, che non hanno curato in maniera minuziosa questa delicata, e da un peso colossale, componente o addirittura che non sono stati compresi fino in fondo, perché ritenuti superficiali. Il bene di lusso è una parte importante della strategia, ma non l’unica! Bisogna puntare su una buona comunicazione; allora sì, il marchio diventa un mezzo di autoaffermazione ed esclusività. Se il brand sa raccontarsi, viene ascoltato.

 

Negli ultimi tempi, sono in molti a sottolineare un rallentamento della crescita dei consumi in Cina. E’ un dato affidabile?

In realtà cresce meno il PIL totale, perché sono diminuite le esportazioni mentre continua a crescere la domanda interna e i consumi, trainata proprio dallo sviluppo dell’e-commerce.
Non c’è assolutamente da preoccuparsi, perché è un’informazione riportata da alcuni giornali o in alcuni articoli, ma stiamo parlando di semplificazioni: “L’economia cinese rallenta”, nel senso che il PIL una volta cresceva all’8%, adesso cresce al 6,5%, quindi è sempre tutto relativo se consideriamo che noi cresciamo dello 0,1% – 0,2%.
Inoltre è l’export che ha rallentato e continuerà a rallentare, mentre la domanda interna cresce ed è questo l’asse su cui il governo cinese sta scommettendo ed in particolar modo è l’eCommerce che trascina la domanda interna. Quindi possiamo dire che sia una prospettiva di grande crescita.

 

La vicepresidente per l’internazionalizzazione di Confindustria, Licia Mattioli, sostiene che per ridurre l’incertezza bisogna “valorizzare le cose fatte bene. Bisogna rafforzare le misure per il Made in Italy”. Netcomm ha un osservatorio privilegiato su ciò che accade, proprio per via del ruolo che riveste nel mondo eCommerce italiano.

Quali sono le opportunità per le aziende del nostro Paese che decidono di investire in Cina?

Le opportunità sono molte, in particolare per le vendite cross border B2C in Cina. La crescita esponenziale del mercato online in Cina, è la protagonista indiscussa del panorama mondiale, con una crescita annua prevista del 11,6 %, davanti a USA e Europa che viaggiano su binari ancora non ad alta velocità.
Per prima cosa un imprenditore, un’azienda deve capire quali siano le potenzialità del proprio prodotto nell’universo Cina, iniziare a conoscere i mercati specifici e strutturare una solida strategia. E’ assolutamente necessario avere dei partner locali, ma non come accadeva in passato, come importatori, distributori esclusivisti, soggetti che poi ti vincolano per anni. Si tratta più di partner locali come fornitori: agenzie di comunicazione, partner logistici, agenzie che fanno attività di store management e customer care. Partner nel senso di fornitori che mi aiutano a delocalizzarmi, a dialogare col mercato, a comunicare il mio brand ed i miei prodotti, non meri partner commerciali.

 

Qual è o quali sono i marketplace da presidiare se ci si affaccia al mercato cinese?

Se il brand non è già conosciuto, non viene ancora cercato in Cina, il primo passo consigliato in molti casi è quello di aprire un account aziendale su WeChat, che da qualche mese consente anche la vendita diretta con i Mini Program WeChat Store. Successivamente si può aprire su Tmall e JD, i due principali marketplace BtoC cinesi.

 

Chiudiamo con una curiosità personale. Uno strumento che non ha avuto fino ad ora tanto successo in Italia, ma che è diffusissimo in Cina è il QRCode.

In Cina il QRCode viene utilizzato veramente per tutto e da tutti, credi che ci adegueremo all’utilizzo di questa tecnologia o che difficilmente entrerà nel quotidiano degli italiani?

Sì, ritengo ci possa essere un adeguamento anche da parte nostra a questa tecnologia, sempre che si evidenzino la funzionalità e la comodità nell’utilizzo del codice. I cinesi sono avanti a noi in quanto a innovazione tecnologica e usano questi codici per compiere le operazioni più disparate (fare acquisti in una bancarella, in un alimentari, per aprire le porte di un albergo, per ottenere maggiori informazioni, ecc). Spero che presto si possa acquistare un prodotto in un negozio off-line semplicemente scannerizzando il suo QRCode di riferimento e molto altro ancora, gli impieghi sono veramente infiniti!


Andrea Cimatti

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