Pillole di sostenibilità: Cost per Wear
Quando si parla di sostenibilità della moda, si parla spesso anche di durabilità dei capi. Durabilità, qualità e possibilità di essere riparato, a lungo termine, costituiscono infatti i fattori da tenere presente quando è necessario calcolare il Cost-Per-Wear di un capo di abbigliamento, ovvero il risultato che si ottiene dividendo il suo prezzo di vendita per il numero di volte che lo si è indossato.
Il prezzo del fast fashion
Di fronte al fenomeno del fast fashion (con un tasso di indossabilità medio di 5 volte per capo) che ha appiattito i meccanismi di retail e assuefatto il pubblico a prezzi finali bassissimi e ad acquisti multipli nell’arco della stessa stagione, il CPW è diventato uno strumento insostituibile per i consumatori già sensibili alla sostenibilità ambientale ed etica dell’abbigliamento. Il calcolo del Cost-Per-Wear, infatti, dimostra in maniera plastica come pagare poco un abito o indossarlo un numero limitato di volte – perché di scarsa qualità, ma soprattutto perché soppiantato nello stile da un capo appena uscito in commercio – non costituisce solamente un danno per l’ambiente, ma anche un cattivo investimento.
Come racconta su Instagram l’hashtag #100wears, per ammortizzare il costo di un capo è matematicamente provato, infatti, che è necessario indossarlo almeno 100 volte, da cui la necessità di valutare attentamente anzitutto la durabilità e, quindi, la qualità di un capo al momento dell’acquisto.
In quest’ottica la nostra percezione nei confronti di una t-shirt dal costo irrisorio è destinato a cambiare, spingendoci a riflettere sull’impatto di ogni singolo acquisto a livello ambientale, etico ed economico. È evidente infatti che comprare meno, ma scegliendo capi di qualità capaci di durare più a lungo, riparare quelli già in nostro possesso e optare per operazioni di upcycling o per il vintage può davvero fare la differenza, a partire dalla riduzione di emissioni di carbonio direttamente collegate alla produzione industrializzata.
Parafrasando il celebre documentario The True Cost di Andrew Morgan, solo in questi termini, dati alla mano, arriveremo a capire quanto paghiamo davvero per il nostro abbigliamento in termini ambientali e di comunità.