Pillole di moda sostenibile: Certificazioni
Sulla scorta di indicazioni legislative piuttosto vaghe e della crescente richiesta di trasparenza da parte di consumatori e stakeholder, per le aziende diventa ormai ineludibile il raggiungimento di standard e l’ottenimento di certificazioni che garantiscano sugli sforzi già intrapresi e sulle intenzioni per il futuro.
Ottenere una o più certificazioni è di fatto un lasciapassare che garantisce sulla qualità dei materiali, dei processi di fabbricazione e sulle caratteristiche etiche e ambientali dei prodotti, con il valore aggiunto di contribuire ad aumentare la consapevolezza lungo tutti i processi della filiera.
Ma quali sono le certificazioni di sostenibilità per il settore tessile e moda? Ne parleremo con Marco Piu dell’Associazione Tessile e Salute di Biella, alla prima edizione di Green Fashion, il nuovo corso di Fondazione FRI in partenza in autunno.
Nell’attesa, ecco le più note:
- Quando si parla di costi ambientali dell’industria tessile, spicca OEKO-TEX®: una certificazione che comprende diversi tipi di etichette, tutte indipendenti e volontarie. Tra queste Standard 100 identifica i tessuti sicuri per l’uomo e l’ambiente poiché privi di sostanze tossiche;
- Sempre più richieste le certificazioni biologiche tra cui il leader mondiale è GOTS (Global Organic Textile Standard) che, con severi criteri ambientali e sociali, attesta l’abbigliamento biologico in tessuti naturali quali lino, canapa e lana;
- Molto sentita nel settore moda anche la certificazione SA8000, elaborata sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino, con l’obiettivo di fissare uno standard internazionale di conformità delle condizioni etiche di lavoro;
- In parallelo, le certificazioni per i diritti animali incentivano i brand a rinunciare all’utilizzo di materiali di origine animale come pellicce, piume, pelle, seta e lana. Tra le più diffuse PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) e Fur Free;
- Infine, sempre più aziende tessili brevettano idee innovative per le future generazioni di filati derivanti da plastica, reti da pesca, scarti alimentari o rimanenze di tessuti e certificati dal Global Recycle Standard (GRS) e da Plastica Seconda Vita (PSV).
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