Pillola di Sostenibilità: Higg Index
Quando si parla di trasparenza nel mondo della moda, ci si addentra in un territorio insidioso. In mancanza di uno standard condiviso che definisca cosa dichiarare, con quale unità di misura e con quali strumenti, la scelta rimane appannaggio dei singoli brand, spesso sfociando in azioni più di marketing che di sostanza.
Lo scorso anno però il tool Higg Index si è fatto strada tra alcuni colossi dei settori tessile, dell’abbigliamento e delle calzature e sembrava destinato a diventare il nuovo strumento per rendere conto ai consumatori dell’impatto ambientale e sociale dei prodotti in maniera semplice e immediata.
Attraverso diverse versioni, si rivolge ai vari attori di questa complicata filiera, da chi produce le materie prime fino al retail e, a inizio 2023, sarà in grado di incorporare anche i dati sociali relativi alle aziende. Ma i grandi brand non si sono sempre dimostrati paladini della sostenibilità e non sono tardate ad arrivare le polemiche che hanno messo in dubbio l’efficacia di queste misurazioni, dichiarando questo strumento fortemente penalizzante per le materie prime naturali in favore di quelle sintetiche. La no profit SAC (Sustainable Apparel Coalition) ha immediatamente risposto con un documento per cercare di sfatare i falsi miti.