Pillole di sostenibilità: Green Claims Code
Secondo il quotidiano inglese The Guardian è prassi comune nel settore moda internazionale etichettare intere linee di abbigliamento come “sostenibili” o “eco-friendly”. Tuttavia tutt’ora non vige alcun obbligo per le imprese di provare la reale sostenibilità dell’intero processo: dalla produzione alla consegna, dall’imballaggio alla vendita. Lo stesso si può dire per la pubblicazione di informazioni sull’impatto ambientale delle loro catene di approvvigionamento. Le indagini della Commissione Europea hanno infatti dimostrato che il 42% dei siti web propongano dichiarazioni green “esagerate, false o ingannevoli”, comunque fuorvianti.
Per tutelare i consumatori e garantire loro una comunicazione trasparente rispetto ai capi che intendono acquistare, l’Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito (CMA – Competition and Markets Authority) a ottobre 2021 ha pubblicato il suo Green Claims Code. Uno strumento volto a fornire linee guida univoche e chiare a tutte le aziende che utilizzano dichiarazioni ambientali sui propri prodotti e servizi. Il nuovo codice si applica a tutti i settori di mercato e si estende alla pubblicità, all’etichettatura, all’imballaggio e ad altre informazioni di accompagnamento, compresi nomi, i loghi o grafiche.
In assenza di strumenti di verifica condivisi, è infatti davvero difficile comprenderne il vero significato e riconoscere quelle attendibili da quelle che non lo sono. Esiste però la norma ISO 17033 che, attraverso un richiamo alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, aiuta a smascherare il greenwashing.
L’obiettivo dei Green Claims Code è quindi quello di conquistare la fiducia dei consumatori che si dimostrano ogni giorno più attenti alle tematiche ambientali e sociali.
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