Fashion Journal

Eco Fashion

Nesatex, la strategia sostenibile alimenta la crescita (+25%)

Nata a Carpi e cresciuta al di fuori del territorio emiliano, acquisendo una forte specializzazione dapprima nella produzione di tessuti naturali a maglia – non nella maglieria o nella produzione di capi di abbigliamento, che rappresentano il core business del distretto fashion carpigiano – e poi in quelli frutto dei riciclo di poliestere e nylon, Nesatex ha conquistato un posto al sole tra i player della supply chain che hanno messo al centro del loro operato il concetto di sostenibilità. La scelta del posizionamento alto, la filosofia sostenibile della sua produzione e l’investimento in macchinari all’avanguardia hanno permesso a Nesatex, come racconta in quest’intervista a Fashion Journal il fondatore dell’azienda, Luca Bignardi, di crescere anche in un periodo complicato come l’attuale, ponendo le basi per una nuova era basata anche su una partnership strategica che sta per essere concretizzata.

Ci racconta la realtà di Nesatex?

L’azienda è nata nel 1981 e ha sempre gestito una produzione di qualità medio/alta, con prodotti principalmente naturali come lana e cotone. Otto anni fa abbiamo investito in macchinari di nuova generazione e inserito prodotti diversi da quelli naturali, vista la forte richiesta di materiali sostenibili. Abbiamo spinto sui tessuti riciclati, sulle fibre sintetiche e abbiamo iniziato a sviluppare articoli più complessi, alzando al lusso il livello di qualità dei prodotti. Questo ci ha permesso di entrare come fornitori dei migliori brand francesi e italiani.

La maglieria e il distretto di Carpi per voi rappresentano un mercato importante in termini di vendite?

Non abbiamo clienti a Carpi. Siamo nati qui, ma siamo diventati fornitori di clienti e distretti di altro livello e altro profilo, perché nel distretto di Carpi non c’è quel livello qualitativo tale da richiedere tessuti come i nostri. Oggi Milano e Parigi rappresentano le principali città con cui lavoriamo.

Il lusso vive un momento piuttosto complicato. Per voi quali sono le conseguenze di questa situazione?

Ci sono tanti cambiamenti in atto, dalla Cina che si è creata i propri brand del lusso e ha spostato determinati acquisti dall’Europa al suo mercato interno, alle guerre in corso, ad altri fattori che rendono difficile identificare le cause precise della situazione attuale. Per quanto ci riguarda, non avvertiamo alcuna riduzione di fatturato, anzi: stiamo crescendo e i clienti non hanno affatto interrotto il passaggio di ordini alla nostra azienda.

La scelta del prodotto sostenibile vi sta premiando?

Oggi rappresenta il 90% della nostra produzione. Non abbiamo neppure una concorrenza eccessiva, dato il posizionamento individuato, perché essendo specializzati nel lusso, ci siamo inseriti in un ambito dove le aziende hanno dovuto scegliere la sostenibilità, mentre chi sta al di sotto del lusso ha continuato a mettere al centro il prezzo. Quindi, nel lusso il passaggio alla produzione sostenibile è divenuta inevitabile. Quando sei anni fa Kering chiamò i propri fornitori spiegando che entro il 2025 sarebbe stata completata la transizione al prodotto sostenibile, noi capimmo che indietro non si poteva tornare, e iniziammo a convertire la nostra produzione. All’inizio fu difficile, soprattutto per il problema del reperimento dei filati sostenibili. Ora quando un brand del lusso ci chiama, sappiamo che la prima richiesta è legata alle garanzie sulla sostenibilità dei nostri articoli, e noi siamo in grado di offrirle.

Quali sono oggi le materie prime di riferimento per voi?

Principalmente lana e cotone, poi è aumentato molto il consumo di nylon e poliestere riciclati, ma sono ancora una quota minoritaria.

Quali le destinazioni dei vostri tessuti?

Principalmente abbigliamento maschile, ma sta crescendo la quota femminile: oggi siamo 60-40% e presto arriveremo alla parità.

Qual è lo sviluppo previsto?

Quest’anno chiuderemo con un incremento di circa il 25% e nei prossimi anni credo che continueremo a confermare questo ritmo di crescita. Il fatturato attuale è di circa 4 milioni di euro, con produzione tutta effettuata al nostro interno, nello stabilimento di Carpi.

Come è iniziata la collaborazione con Fashion Research Italy e la presenza dei vostri materiali all’interno del Punto Sostenibilità?

Siamo stati contattati per l’invio dei campioni di materiali sostenibili. La cosa mi ha incuriosito, ho approfondito il discorso e sono andato a visitare la sede della Fondazione e l’idea mi è piaciuta molto, tanto che continuiamo a inviare a ogni stagione le novità presenti in campionario, dai trenta ai quaranta nuovi articoli. La riteniamo un’iniziativa molto valida. Inoltre, abbiamo dato disponibilità a ricevere come stagista un partecipante al master in sostenibilità, e a settembre inizierà il tirocinio nella nostra azienda.

Come immagina la sua azienda tra 5-6 anni?

La immagino più strutturata perché stiamo lavorando bene, non abbiamo grossa concorrenza e a ogni stagione riusciamo a collaborare con nuovi clienti importanti. Il nostro principale cliente è Louis Vuitton, poi ci sono Saint Laurent, Prada e Kiton. E quest’anno abbiamo iniziato a lavorare con Loro Piana e con Hermès. Inoltre, cresceremo anche attraverso l’unione con un’altra azienda, e nel giro di 3-4 anni potremo arrivare a 8-9 milioni di euro di fatturato.

Da quali esigenze nasce l’unione di cui ci parla?

Dalla necessità di rafforzarci e dalla difficoltà nel reperire personale qualificato che conosca la nostra materia. Per formare le risorse umane, nel nostro settore, serve moltissimo tempo. Le necessità reciproche ci hanno spinto a unirci perché con il partner ci completiamo, e questo ci offrirà molta più forza.


Andrea Guolo
Giornalista professionista specializzato in economia, scrittore e autore teatrale, ha pubblicato libri per le edizioni Franco Angeli, San Paolo Marsilio, Morellini, tra cui La borsa racconta (2007, Franco Angeli), Uomini e carne. Un viaggio dove nasce il cibo (2009, Franco Angeli), Costruttori di bellezza (2014, Marsilio) e #IoSiamo. Storie di volontari che hanno cambiato l'Italia (2021, San Paolo). Fondatore e direttore di ItalianWineTour.Info, attualmente scrive per gli editori Class (Mf Fashion), Condé Nast (Vogue Italia), Gambero Rosso, Gruppo Food e per altre testate italiane ed estere.

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