Immersive Storytelling for Fashion
Possono gli spazi architettonici trasmettere valori?
E fin dove la progettazione può intervenire diventando emozionale?
Sempre più digitale e online, la società di oggi invita l’utente a personalizzare la propria esperienza per viverla appieno. Che sia una visita a una mostra temporanea o a un museo, un pomeriggio in un parco divertimenti o una visione cinematografica: percezione e sensorialità sono costantemente bombardate da un numero sempre più elevato di input. Il primo senso più colpito è la vista – che non fa tempo a registrare tutte le interferenze visive con le quali si trova a contatto ogni secondo – ma oggi non è più da solo: la comunicazione infatti punta a coinvolgere più sensi possibili.
ARCHITETTURA PER LA MODA, COMUNICARE UN BRAND
Se allora la comunicazione diventa omnicomprensiva, anche lo spazio ne può diventare strumento e il mondo della moda, da sempre precursore dei tempi, è uno dei primi ambiti in cui applicare questa nuova impronta. Showroom, negozi, headquarter non sono più solo contenitori della creatività di una azienda, ma diventano oggi un ulteriore mezzo di comunicazione.
La progettazione architettonica degli spazi infatti, soprattutto per i brand più raffinati, è uno dei primi elementi a disposizione per raccontarsi e arricchire ulteriormente la propria immagine di stile e di prestigio.
Il cambiamento in atto sta dimostrando le sue più forti peculiarità e per questo il mese di novembre ha visto l’inizio del Corso di alta formazione di Architettura per la Moda che ha come obiettivo proprio quello di istruire progettisti che siano in grado di identificare l’anima di un brand e trasferirla nello spazio architettonico.
RETAIL IMMERSIVE E CONSUMER EXPERIENCE
Uno degli insegnamenti compresi nel Corso apre in particolar modo la strada alle nuove tecnologie e a quegli strumenti digitali che possono essere messi al servizio della progettazione architettonica. Si tratta di “Immersive Storytelling for Fashion” tenuto da Andrea Gion, ambassador oltre che academy trainer di Senso – Immersive Experience, startup italiana nata nel 2015, che insieme a Mick Odelli spiega perché oggi si senta il bisogno di immersività. Secondo recenti studi è stato dimostrato quanto il comportamento d’acquisto sia fortemente influenzato dai sensi (la vista all’80%, l’udito all’11%), per questo il team di Senso lavora per dare un’esperienza agli utenti, con il coinvolgimento della visione periferica, ma anche con diverse possibilità di creare ponti, convergenze, se non addirittura sovrapposizioni, tra il mondo reale e quello digitale: “Io la chiamo mixed reality – ha affermato Mick Odelli – ed è il nostro modo di dare un’esperienza unica all’utente, lavoriamo con le emozioni per fare arrivare il messaggio scelto dal nostro cliente.”
IMMERSIVE STORYTELLING, COS’È E PER CHI È
La comunicazione è considerata un fattore essenziale per le vendite e l’intento non è più comunicare solo il valore economico di un prodotto, ma il suo valore storico, qualitativo e di brand identity. “Si può dire che abbiamo iniziato perché tanti clienti ci chiedevano se c’era modo di rendere permanente l’installazione temporanea appena conclusa – ha continuato Mick – le aziende oggi hanno bisogno e voglia di raccontare loro stesse, i loro metodi produttivi, i loro know-how e la loro storia.”
Come? Semplice: con l’immersive storytelling che ne potenzia ancora di più il valore, permettendo all’azienda di presentarsi in tutta la sua complessità e all’utente finale di sentirsi completamente coinvolto.
I millennials hanno stravolto il mercato: non posseggono ma preferiscono noleggiare, puntano sempre a scelte dal carattere temporaneo, acquistano prevalentemente online, cercano esperienze personali e estremamente legate alla loro identità. Evitano l’interazione reale e prediligono quella virtuale. Ma, vanno per negozi tanto quanto i loro predecessori. “E’ proprio per questo che il negozio deve essere un’esperienza per il cliente, un’esperienza di brand e di prodotto.” ha aggiunto Mick.
STUDENTI D’OGGI, VISIONI DI DOMANI
“L’immersive retail è una disciplina molto pratica e per questo nelle ore didattiche durante il Corso cercheremo di far lavorare gli studenti portando loro case study, ma anche la possibilità di fare esperienze di simulazione di progetto.” ha dichiarato Andrea che sarà a capo delle lezioni del modulo di Immersive Storytelling for Fashion presso la Fondazione Fashion Research Italy. Insegnare quindi l’approccio pratico, non solo la teoria, in modo tale che sia poi più facile entrare nel mondo del lavoro. “I ragazzi che seguiranno il corso hanno un valore aggiunto inestimabile – ha aggiunto Mick – perché è una disciplina molto nuova e poterla studiare proprio mentre sta nascendo vorrà dire per loro essere più preparati e permettere di arrivare prima nei progetti.”
In conclusione quindi, si evince l’importanza di attingere da diverse discipline perché ambiti creativi come la moda possano continuare a seguire il flusso dell’innovazione dando vita anche a nuovi profili professionali.