A tu per tu con: Ildo Damiano
Ildo Damiano nasce a Borgosesia, nel “Cachemireshire” come ama con ironia definire quel territorio che nel biellese che da secoli produce i migliori filati al mondo, si trasferisce a Milano appena maggiorenne con la consapevolezza che la moda sarà la sua professione. Si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, frequenta allo stesso tempo un corso di Stilista di moda e un Master in giornalismo. Da qui comincia a collaborare con i giornali più prestigiosi; Vanity Fair, Gq, Grazia sperimentando la radio la Tv dove diventa un opinionista irriverente in trasmissioni come Victor Victoria o Sbandati.
Questo è solo un piccolo estratto del racconto che il Ildo, ospite in Fashion Research Italy, ha condiviso con gli studenti della terza edizione del Master Design and Technology for Fashion Communication.
Come ha iniziato la sua professione?
Nel primi anni novanta abbandonai gli studi in Architettura per seguire la passione per la moda intraprendendo il primo corso europeo di giornalismo di moda e styling, un percorso eccezionale grazie a professori unici come Anna Piaggi, Alfa Castaldi e Benedetta Barzini. Gisella Borioli di Donna, dopo uno stage, mi chiese di collaborare con lei e la sorella Giulia Borioli e così iniziò la mia esperienza nella moda dop aver lasciato l’ufficio stile di Tini Bagattini dove collaboravo alla creazione della linea knitwear di Oliver By Valentino.
All’inizio credevo che la professione dello stilista fosse quella più creativa nell’ambito della moda. Eppure dopo un anno e mezzo in un ufficio stile ho capito che disegnare tasche e colli di maglione non faceva per me, desideravo esprimere il mio stile a contatto con le persone, così ho scoperto una nuova figura coinvolta nella progettazione di servizi fotografici e che, al tempo stesso, doveva seguire l’immagine dei personaggi famosi: lo stylist.
Andai a lavorare per Madame Class, Gioia, Donna Moderna dove nel 2000 mi sono inventato un nuovo modo di raccontare le celebrities attraverso scatti eventi e party esclusivi che mi hanno permesso di entrare in Conde Nast nel settimanale Vanity Fair rivista per cui ho collaborato per otto anni, in seguito sono diventato Fashion Director di Gq e poi dopo una parentesi di un anno in cui ho co-condotto l’edizione italiana del talent Project Runway con Eva Herzigova sono approdato al settimanale Grazia per cui oggi sono People Contributor.
Di cosa si occupa a Grazia?
La mia è una figura un po’ insolita per un giornale di moda, il People Contributor è un ruolo diverso rispetto ai canonici ruoli di stylist o giornalisti di moda. Mi occupo di celebrities, per cui realizzo servizi fotografici, faccio interviste, scrivo di viaggi di costume e allo stesso tempo sono inviato e ambassador del brand Grazia, perché oggi i giornalisti rappresentano i valori e l’estetica della testata per cui lavorono.
In cosa consiste il ruolo dello stylist?
Lo stylist che lavora per un giornale di moda è equiparato a un giornalista. Il suo compito è quello di rappresentare la tendenza del momento attraverso la creazione di immagini. Deve possedere una fine sensibilità per cogliere i cambiamenti dei gusti contemporanei ma anche un’ottima conoscenza della storia della moda, perché viviamo in un’epoca in cui gli stilisti non inventano nulla, ma rielaborano stili passati.
Essenziale per uno stylist è essere costantemente informato su tutti gli eventi che possono essere spunto di idee come le sfilate di Milano, Parigi, Londra e New York; i red carpet degli eventi globali più importanti possono essere fonte di ispirazione poichè forniscono una potente chiave di lettura del mood da conferire agli scatti con cui far emergere la propria visione di una specifica tendenza. Questo è il segreto per diventare unici.
Come è strutturato un servizio fotografico per un giornale di moda?
All’interno dei brand di moda accessori e gioielli, uffici stampa interni o agenzie che dispongono di una selezione di capi e accessori che sono a disposizione per uso redazionale. I capi vengono dati in conto visione per un limitato periodo di tempo, accompagnati da bolle di accompagnamento e, una volta selezionati, confluiscono nel guardaroba delle varie testate.
Lo stylist conosce le proposte delle maison per quella stagione e dunque, reclutati tutti i vestiti, li disporrà per raccontare la tendenza. Sarà sempre compito suo indirizzare lo sviluppo del tema e proporre al giornale i fotografi più adatti ad interpretarlo.
Essere uno stylist riconosciuto e avere una propria cifra stilistica, non solo nel mondo dell’editoria, è un fattore fondamentale.
Scattare con le celebrity è diverso?
Oggi la moda – e non solo – comunica tramite un lifestyle ed è per questo che giornali e brand usano volti noti per comunicare. E’importante per un giornale scegliere il personaggio giusto nel momento giusto: una personalità in linea non solo con i trend del momento ma anche con i valori di marca e con il messaggio che si desidera trasmettere.
Trattare con le celebrities non è dunque facile poiché ci si interfaccia con persone conosciute per il loro talento e per un estetica precisa che hanno caratteristiche fisiche e esigenze diverse da quelle delle modelle.
Un consiglio per lavorare nella comunicazione di moda?
Essere molto motivati credere in quello che si fa e non perdere mai di vista l’obbiettivo.
Credist fotografici: Margherita Cecchini