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Archivi Moda

Rosa Genoni, alle origini del Made in Italy

Con talento e genio visionario, Rosa Genoni è stata autentica e straordinaria artefice del Made in Italy e ha contribuito all’emancipazione della donna. Dovremo riscrivere la Storia della Moda e del Costume per restituirle lo spazio che merita. Una figura fondamentale per la moda italiana, ancora sconosciuta al grande pubblico, soprattutto nel racconto dell’imprenditoria italiana per lo più tratteggiato da figure maschili.

A questa icona del Novecento F.FRI dedica un modulo del corso Archivi della moda. Gli antesignani del Made in Italy in collaborazione con lo storico Archivio Genoni Podreider che metterà a disposizione alcuni materiali.

Gli esordi nel mondo tessile

Nata da famiglia modesta nel 1867 in provincia di Sondrio, all’età di dieci anni Rosa Genoni si trasferisce nella già operosa Milano. Inizia subito a lavorare in una sartoria tra le “piscinine”, giovani apprendiste più o meno consapevoli di partecipare all’evoluzione del mondo tessile tra Ottocento e Novecento. Modesto salario e tanto lavoro nella crescente industria dell’abbigliamento, che assorbiva manodopera prevalentemente femminile.

Nel laboratorio milanese, apprende le capacità sartoriali, ma diventa anche figura centrale nel processo di emancipazione femminile. Frequenta i circoli operai, dove conosce una delle antesignane del femminismo italiano, Anna Kuliscioff, e cresce culturalmente. Termina le scuole e impara il francese, Esperanto dell’Europa di allora e lingua ufficiale della Moda.

L’emancipazione femminile

La lotta per la conquista dei diritti delle donne lavoratrici la porta a Parigi, capitale della modernità e delle rivoluzioni. In quegli anni l’Italia subisce ancora la sovranità culturale della Francia e i manufatti, anche se di qualità, sono repliche di quei modelli.

Rosa Genoni lavora presso importanti Maison, dalle quali apprende tecniche di produzione innovative e metodi di commercializzazione efficaci. Ma il suo obiettivo è trasferire la lezione appresa nella realtà italiana per costruire un’identità estetica e culturale indipendente, ispirata alla grande storia artistica del nostro paese. Non si può ancora parlare di Made in Italy (definito così solo nel secondo dopoguerra), ma il progetto è di recuperare le tradizioni delle antiche botteghe medievali, delle corporazioni e dei commerci.

Ispirandosi al primo Rinascimento, crea costumi per il teatro La Scala e blasonate case di moda, ma non perde di vista la sua grande missione di sostenere le lavoratrici sfruttate e discriminate.

Per una moda italiana

Il 1906 sarà l’anno fondamentale per l’affermazione di Rosa Genoni. Partecipa all’Esposizione Universale di Milano dove accompagna le sue creazioni con un opuscolo “ Per una moda italiana”. Gli artisti a cui si ispira spaziano da Pisanello, Botticelli, Raffaello e Leonardo.

Dopo soli due anni è già in prima linea al Congresso delle donne italiane come delegata nella sezione Arti decorative. E’ in questa occasione che dichiarerà di volere attingere dal monumentale passato artistico italiano per istituire scuole professionali femminili.

Inventa così una nuova femminilità, libera da costrizioni. Per farlo si ispira alla fluidità dei drappeggi del mondo antico – con il celebre abito “Tanagra”, il suo manifesto stilistico. Chiede poi alle donne influenti dell’epoca di essere testimonial della moda italiana, vere e proprie influencer ante litteram.

Artista, imprenditrice e stilista (qualifica che le verrà riconosciuta solo a partire dagli anni Settanta) ma anche pacifista e femminista, Rosa Genoni continua ad intrecciare creatività e attivismo politico progettando tre volumi di Storia della moda attraverso i secoli. Pubblicherà però solo il primo nel 1925 “La storia della Moda è la storia dei popoli: è la storia delle razze, dei ceti, delle rivoluzioni”.

Tra le antesignane del vestire italiano

Se i manuali collocano le origini del vestire italiano all’inizio del 1950, nel corso degli ultimi anni molti sono stati gli studi e le mostre su Rosa Genoni. Un omaggio alla sua vita eccezionale, finalmente offerta a studiosi e grande pubblico, che cerca di restituirla alla Storia tra le grandi artefici della Moda Italiana.

Tra le studiose meritano di essere citate: la giornalista Elisabetta Invernici, organizzatrice di numerose mostre e produttrice del corto Rosa Genoni – the Origin of Made in Italy, presentato al BAFF Film Festival. Ma anche Manuela Soldi, archivista e ricercatrice all’Università Iuav di Venezia, autrice del volume Rosa Genoni. Moda e politica: una prospettiva femminista fra 800 e 900 (Marsilio 2019). E infine la studiosa Maria Luisa Frisa, curatrice di una mostra nella project room di Ca’ Pesaro con memorabilia dell’archivio degli eredi. Grazie alla donazione della figlia Fanny Podreider, due delle sue più celebri creazioni sono visibili al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti.

Oggi Rosa Genoni vestirebbe Lady Gaga e batterebbe la Ferragni a colpi di follower perché era immersa nel suo tempo come testimoniano i suoi scritti, le sue creazioni e le sue scelte di vita.

In copertina: ABITO TANAGRA
Interpretazione dell’abito Tanagra realizzato da Milena Lanniciello in occasione del docufilm: Rosa Genoni Celebration – 1867-1954. La mia Moda è una danza di libertà


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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