Fashion Journal

Archivi Moda

Patrimonio culturale aziendale e risorse umane, le chiavi per ripartire

In un contesto economico tanto incerto, aggravato dalle serie difficoltà sanitarie in cui si muovono le aziende italiane, la ripresa dopo il lungo lockdown a cui è sottoposto il Paese sarà certamente segnata da difficili scelte di campo. Scelte che riguardano il futuro stesso dell’economia italiana e, a guardar bene, la capacità delle aziende di riprogrammare le attività, anche a partire dalle loro preziose risorse umane.

La filiera moda non farà eccezione nell’attingere ad un importante background culturale per ripartire con più slancio e riformulare un’idea sostenibile di futuro. Per farlo sarà inevitabile puntare sulla ricchezza maggiore che le aziende del Made In Italy da sempre vantano: quell’inconfondibile “saper fare” che proviene da una gloriosa tradizione sartoriale e manifatturiera. In questo senso, le più lungimiranti, che hanno già investito nel riordino sistematico della loro storia costituendo un archivio corporate, si troveranno avvantaggiate, potendo già contare su un serbatoio di creatività, narrazione e ispirazione che le guiderà nel difficile rilancio post pandemia.

L’archivio d’impresa

Gli archivi delle imprese di moda, infatti, già da qualche anno, si sono affermati come come validi strumenti per rinvigorire e veicolare la reputazione dei brand che li animano. La stessa parola “archivio” non richiama più un semplice processo di custodia di oggetti e documenti, al contrario, se ben organizzato, si presenta come un’opportunità di valore tangibile su cui tutti i reparti possono contare.

Nel vocabolario delle imprese italiane “valorizzare” è, in effetti, espressione nota. Soprattutto tra le tante manifatture del comparto tessile e moda che possono vantare vere e proprie eccellenze artigiane, spesso di lungo corso.
Attraverso le lenti dell’archivio storico aziendale, è possibile intravedere e imbastire una vera e propria strategia di rilancio del business, a patto però di voler investire tempo e risorse in un progetto di costituzione coerente, che sappia attingere al passato con il chiaro obiettivo di guidare azienda e brand nel futuro.

Ogni tassello della propria storia lungi dall’essere inteso come un pezzo desueto del percorso di un imprenditore, può invece rivelarsi uno strumento in più per fronteggiare i competitor. E questo, soprattutto nel mondo della moda, costituisce davvero un vantaggio da non sprecare.

Per tali ragioni, diventano cruciali le professionalità destinate a gestire l’archivio storico, studiandone la costituzione e catalogazione, ma soprattutto, come si diceva, mettendone in pratica la valorizzazione.

L’archivio digitale e quello fisico

Entrando nel merito, è bene tenere a mente che ogni archivio contemporaneo vive due realtà contrapposte, ma strettamente complementari: una dimensione digitale e una fisica, con caratteristiche ed esigenze diverse, che si rispecchiano in altrettante figure professionali dedicate. Da un lato il Digital Archive Manager e dall’altro l’Heritage Manager costituiscono di fatto le due risorse indispensabili per l’implementazione e per la gestione tout court di ogni buon archivio di moda.

Il Digital Archive Manager

L’archivio digitale nasce spesso dalla naturale esigenza di sistematizzare l’iperbolica produzione di contenuti fotografici, audio e video, nonché documentale, che emana dall’attività quotidiana dei reparti marketing, comunicazione e stile. Un flusso ininterrotto di materiale digitale che necessita di essere sistematizzato e catalogato per poi essere messo in relazione con i prodotti correlati custoditi nell’archivio fisico.

In tal senso, il Digital Archive Manager riassume competenze informatiche ed archivistiche, conosce i principali software di catalogazione ed è fondamentale per la corretta evoluzione di un archivio che, essendo legato all’attività economica di un’azienda, non può mai dirsi concluso.

È mia responsabilità far sì che l’archivio aziendale rimanga costantemente aggiornato sia con il materiale recente sia con quello storico, attraverso un lavoro di ricerca, restauro e catalogazione.
Questo consente ad uffici stile, commerciali, collezione e uffici stampa di essere agevolati ogni qualvolta per necessità lo consultano alla ricerca di materiale.
– Maria Di Dio, Digital Archive Manager di Aeffe SpA

L’Heritage Manager

Dall’altro lato, l’Heritage Manager riassume responsabilità più ampie, legate allo studio e all’archiviazione dei prodotti aziendali, spesso pezzi iconici che si stratificano alla base della brand identity. Custode di un patrimonio tangibile, dunque, che ha anche il compito di farlo conoscere agli altri reparti aziendali per meglio valorizzarne il portato culturale, ma soprattutto per ispirare nuove e vincenti strategie creative o di comunicazione.
Certamente un ruolo che prevede anche competenze di storia del costume e della moda, sia per il corretto riordino del posseduto e delle collezioni acquisite nel tempo per studio e ispirazione, sia per contribuire all’organizzazione di mostre ed eventi.

Due ruoli molto specifici, dunque, caratterizzati da competenze che non possono essere improvvisate perché garanti del successo di ogni archivio aziendale.

Ogni Brand Archive rappresenta un contenitore unico di storia del marchio e avere un passato rappresenta di per sé una chiave di successo – Maria Di Dio, Digital Archive Manager di Aeffe SpA

continua la Digital Archive Manager di Aeffe SpA, azienda produttrice dei brand Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini, e Moschino, tra gli altri.

Un suggerimento che potrebbe erroneamente passare inosservato, almeno fino a quando saranno solo le grandi maison a dimostrare, numeri alla mano, che l’heritage può e deve essere considerato tra gli asset più strategici.


Claudia D'Angelo
Responsabile dell’archivio di textile design e del progetto Punto Sostenibilità della Fondazione Fashion Research Italy di Bologna, è anche curatrice del percorso Archivi della Moda e del corso Green Fashion. Necessità e strumenti per una moda sostenibile, svolgendo anche attività di consulenza e di divulgazione per la costituzione e valorizzazione degli archivi di settore. È stata inoltre responsabile dell’archivio digitale di Aeffe Fashion Group, di cui ha curato la prima costituzione. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia dell’arte contemporanea all’Università di Bologna ed è stata Visiting PhD presso l’Harvard University (USA), conducendo attività di ricerca sui temi della moda e dell’arte contemporanea.

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