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Archivi Moda

La moda che ritorna: da Gucci a Raf Simons, alla riscoperta degli archivi di moda

In un momento storico tanto delicato, rinnovarsi può diventare lo spiraglio di luce in fondo al tunnel e la moda, ancora una volta, si fa specchio della società. I brand guardano al passato come fonte di rassicurazione, alla riscoperta della propria identità, dei valori che negli anni hanno guidato i passi dei predecessori, per comprendere come tramutare ciò che è stato in ciò che sarà. Il ritorno al già fatto, già visto, già amato è un cliché instancabile. E se è vero che tutto torna, intere past collections diventano fulcro di studi creativi per la progettazione di nuove proposte.

Parole come vintage e heritage riecheggiano da tempo ma rimane chi non ne ha compreso l’utilità e la ricchezza. Gli archivi della moda sono scrigni di tesori che identificano la storia personale di ogni brand, costeggiano i pezzi più noti e quelli insoliti, regalano sorprese e stupore.

Come una ruota, le mode ritornano e si identificano per quel quid sempre differente. I designer si dedicano spesso alla selezione di materiali d’archivio, per poi sottoporli a profonde analisi e modernizzazioni: una full immersion di ricerca che spazia dai tessuti, alle linee, alla texture fino alla concretizzazione di una collezione che porta in sé il DNA del brand in una versione contemporanea.

La storia della moda in passerella

Alessandro Michele di Gucci e Maria Grazia Chiuri di Dior, riconosciuti come i maggiori sostenitori dell’heritage, hanno negli anni portato in passerella l’allure tipico delle due maison infarcendolo di richiami al passato.

Ma sono molte le griffe che hanno recentemente scoperto l’importanza dell’archivio, ed altre ancora certamente ci arriveranno. Recentemente Raf Simons, in procinto di diventare co-direttore creativo per Prada al fianco di Miuccia, ha scelto di festeggiare i 25 anni della sua etichetta con il progetto Archive Redux con cui rende omaggio alle precedenti creazioni reinterpretandole alla luce delle nuove tendenze.
Il nome non è puramente casuale, redux viene dal latino e indica “ciò che ritorna”. Ben 100 capi saranno nuovamente immessi sul mercato da dicembre con lo styling di Olivier Rizzo e la fotografia di Willy Vanderperre.

Anche Francesco Risso dichiara un cambiamento radicale per Marni incentrato proprio sulla valorizzazione dell’archivio del marchio Otb. Una narrazione creativa suddivisa in due volumi sarà dedicata alle prossime stagioni. La Spring Summer 2021 vol.1 verrà esposta negli store a partire da dicembre con gli scatti creati tramite FaceTime dal fotografo Jack Davison. Il secondo volume, invece, vedrà l’unione del menswear e del womenswear. Disponibile da settembre, questa retrovolution rievocherà le collezioni passate con un match tra lo stile sportivo e quello sartoriale, oltre alla destrutturazione dei capi.

Tra heritage marketing e sfilate digitali

La maison Azzedine Alaia ha invece intrapreso un progetto di heritage marketing riuscendo a fare anche del bene. Protagonisti assoluti i capi d’archivio che non saranno semplicemente esposti, ma messi in vendita. Scopo ultimo è quello di far conoscere la figura e la storia di Alaia alle nuove generazioni attraverso la sua Petite Boutique. Lo storico retail shop, inaugurato dal genio tunisino negli anni ‘80 è ora sito a Rue de Moussy 5 a Parigi, ospiterà un’esposizione di capi vintage a marchio Alaia insieme a pezzi esclusivi donati dai clienti affezionati alla maison.

Per ogni stagione verranno presentati circa 30 riedizioni che manterranno gli stessi tessuti e perfino la stessa silhouette e saranno corredati da un’etichetta speciale con anno di creazione e storia del percorso creativo.
Una strategia con ricadute anche benefiche perché supporta l’Institute Imagine, centro di ricerca per malattie genetiche a cui verrà devoluto il ricavato delle vendite.

E ancora, Olivier Rousteing che, con il suo primo debutto digitale, ha inaugurato la Paris Fashion Week portando in scena una mostra itinerante dedicata alla meraviglia del passato. Una selezione di pezzi d’archivio firmata Balmain, indossata da modelle immobili come statue su un battello che navigava la Senna. In sottofondo musica live e momenti danzanti.

Perfino Birkenstock è ricorso agli insegnamenti della tradizione, grazie alla rivisitazione di un gruppo di giovani creativi della facoltà di Fashion History and Theory della Central Saint Martins che ha dato vita ad una collezione all’avanguardia e fuori dal comune per il marchio di sandali comfort Made in Germany, in vendita da febbraio 2021.

Non mancano i case study anche tra le fila del fast fashion in nome della sostenibilità. La collaborazione tra H&M e Giuliva Heritage ha generato una capsule che sarà disponibile dal 3 settembre solo in alcuni store selezionati e sull’online del colosso svedese. Capi senza tempo come blazer, giacche e camicie in lana, poliestere riciclato e cotone biologico che dettano la svolta green degli archivi tessili. A conferma di come l’iconicità del passato può continuamente essere motivo di ispirazione e riedizione.

Le istituzioni per gli archivi di moda

La fondamentale importanza degli archivi per preservare un patrimonio creativo e culturale è sentita anche dalle istituzioni. La Commissione Europea ha creato nel 2014 l’European Fashion Heritage Association riunendo per la prima volta archivi e musei pubblici di tutta Europa.

Un progetto che oggi conta 40 istituzioni di moda europee provenienti da 14 paesi, coese in un’unica mission: rendere libero l’accesso al raro e vasto patrimonio moda che custodiscono. Si è così creato online un database di abiti storici, fotografie di passerelle, accessori, design contemporaneo, schizzi, disegni, riviste e video.

L’associazione lavora inoltre a stretto contatto con Europeana, piattaforma per la valorizzazione digitale del patrimonio culturale finanziata dalla Commissione Europea. Un aggregatore tematico dedicato alla moda che offre alle istituzioni che ne fanno parte soluzioni per la catalogazione attraverso il coinvolgimento del pubblico.

Creare un archivio, catalogarlo e detenerlo sono quindi competenze fondamentali anche nel settore moda. Per questo Fondazione Fashion Research Italy, attraverso i corsi Archivi della Moda dedica a questi temi una serie di 6 approfondimenti.
Sono aperte le iscrizioni ai corsi pensati per chi vuole specializzarsi nella valorizzazione del patrimonio moda!


Chiara Del Prete

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