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L’inconfondibile ecletticità del vintage secondo Amelianna Loiacono

Stylist e fashion editor di fama internazionale, in più di 20 anni di attività Amelianna Loiacono ha maturato un’esperienza trasversale che spazia dall’editoria, al cinema, dalle campagne pubblicitarie a prestigiose sfilate per Milano Collezioni e Pitti Firenze.
Mondi lontani, a volte antitetici, con linguaggi diversi e spesso incompatibili, in cui il vintage è diventato un punto fermo e la chiave di lettura di uno stile ormai inconfondibile. Un approccio professionale eclettico in cui il Vintage diventa generatore di creatività per uffici stile e magazine di settore.

Cerchiamo ora di svelare qualche anticipazione di quanto la Loiacono racconterà agli studenti di Archivi della moda: Collezioni Private E Archivi Vintage, l’ultimo appuntamento del percorso dedicato all’heritage di Fondazione FRI che si svolgerà dal 23 al 25 giugno 2021.

Qual è il percorso da seguire per far sì che un servizio funzioni?

Nel mio lavoro amo preparare i moodboard che mi permettono di studiare a fondo i concetti ed anticipare quello che poi andrò a realizzare con il fotografo.

Un servizio deve poter emozionare, e per questo preferisco ambientarlo in location che raccontano anche altro, oltre ai vestiti. Trovo invece le ambientazioni in studio meno efficaci, tranne in rare eccezioni in cui è tutto impeccabile, dagli abiti alla modella, dalle luci alla fotografia, che naturalmente ha un ruolo chiave.

L’elemento distintivo del tuo styling è la tua passione per il vintage. Come la coniughi con la moda di oggi?

Ogni mio lavoro, anche quando racconta la moda “che verrà“, è sempre legato ad un immaginario del passato e, tra tutte le epoche fashion, sono gli anni ’70 a influenzarmi particolarmente. In ambito editoriale, quando lavoro per i brand, li posso usare solo a piccole dosi perché è necessario che il punto focale dei servizi siano sempre capi che sono poi acquistabili nei negozi. Utilizzo quindi spesso i pezzi unici del mio archivio per completare i look, per dare un tocco di stile, dando più forza e atmosfera al concetto che voglio comunicare.

Come si compone il tuo archivio vintage?

E’ abbastanza “sconfinato“: negli anni ho collezionato di tutto, abiti, accessori, bijoux e scarpe, dei marchi più disparati. Compro in tutti i mercati dell’usato, in ogni parte del mondo, e ovunque sono ne cerco sempre uno nuovo. Amo moltissimo il vintage che trovo a Parigi e a Los Angeles, mentre a Milano spesso faccio shopping da Cavalli e Nastri e al Bivio.

Approfittando della pausa forzata di quest’anno appena trascorso, dopo tanti anni ho deciso di riordinare la mia collezione che iniziava ad essere un po’ sacrificata in casa: ho acquistato uno spazio e l’ho reso un luogo per la ricerca, dividendo i capi e gli accessori nei diversi ambienti, in modo da aprire le porte anche agli stilisti con cui collaboro e che spesso trovano ispirazione nella mia “visione vintage”.

Sul tuo canale Instagram racconti la storia di alcuni pezzi iconici del tuo guardaroba.

Insieme a questo luogo dedicato, ho riordinato il mio archivio anche virtualmente sul canale Instagram @archivioloiacono: una vetrina digitale dei molti pezzi iconici che possiedo, arricchita da uno storytelling che svela con l’immediatezza delle immagini l’heritage dei brand e naturalmente lo styling.

A volte, mi piace anche far vedere come le mie muse di stile portavano quegli stessi abiti negli anni ‘70, soprattutto Romi Schneider e Jane Birkin, riferimenti intramontabili per ogni appassionato di moda.

A quale sei più affezionata?

Amo tutti i pezzi dell’archivio che ho costruito, ma in caso di incendio, salverei in blocco gli Yves Saint Laurent Rive Gauche e un vestito che apparteneva ad Oriana Fallaci che ho molto a cuore perchè mi ha regalato da suo nipote, un caro amico. Si tratta di un abito in cotone con una stampa etnica, sicuramente comprato in uno dei sui viaggi nel sud est asiatico. Ma siccome il tessuto è molto delicato preferisco evitare di farlo indossare alle modelle.

Tra i miei pezzi preferiti c’è anche una tuta di Versace, fotografata in una vecchia campagna di Gianni con Kelly le Brook, che ho usato per un progetto sul cinema con l’attrice Giulia Bevilacqua.

Un progetto che ti è rimasto nel cuore?

Sono davvero tantissimi, e spesso sono legati a viaggi e luoghi indimenticabili. Se devo sceglierne uno, tra tutti, amo particolarmente un servizio con abiti rossi realizzato per Elle Italia in Giappone durante il Sakura, la fioritura dei ciliegi, e un servizio ispirato a Marilyn Monroe ambientato alle cascate del Niagara.

E se dovessi immaginare un progetto editoriale che non hai ancora realizzato?

Ultimamente ho nel cuore due progetti molto diversi che ancora non sono riuscita a realizzare: uno shooting ispirato ai paninari degli anni ‘80 e uno al film “Tonya”, incentrato sulla figura della Harding, un’atleta olimpionica americana di pattinaggio sul ghiaccio.


Valeria Battel
Giornalista per numerose riviste italiane ed internazionali è docente di Storia del Costume e della Moda presso NABA.

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