Fashion Heritage Tips: la prevenzione dei materiali tessili
Chi lavora negli archivi della moda, a prescindere dalla sua formazione, è spesso chiamato a familiarizzare con una serie di nozioni base relative alla conservazione dei materiali tessili (soprattutto in assenza di un conservatore interno). Certamente per sapere come preservare i materiali bisogna conservarli nel migliore dei modi, ma anche riconoscere come e quando intervenire in presenza di danni. La naturale predisposizione fisica dei materiali che si trovano negli archivi di prodotto li espone infatti a un continuo degrado, per questo una buona manutenzione passa sempre per una corretta movimentazione e trattamento quotidiano dei materiali.
CONSERVAZIONE
La collocazione del posseduto, in tal senso, costituisce un aspetto chiave. Naturalmente non esistono regole universalmente valide per tutte le tipologie merceologiche o di materiale/fibra, dunque non tutti i capi si conservano allo stesso modo. È bene non appendere mai un capo in maglia, altrimenti il suo peso lo porterà nel tempo ad allungarsi, diversamente un capospalla – che ha una struttura più solida – può essere sistemato su una gruccia imbottita, magari all’interno di una custodia che lo protegga dalla polvere.
Allo stesso modo un abito del XIX secolo può essere adagiato in una scatola dotata degli opportuni supporti e rivestita con della carta velina priva di acidità, utile a mantenere le forme originali: in presenza di tessili è sempre bene in linea generale evitare di stressare le fibre, sottoponendole a pieghe troppo nette che alla lunga possono provocare lesioni. E in questo giocano un ruolo altrettanto importante i materiali di conservazione.
MANTENIMENTO
Per cercare di preservare la naturale fragranza dei tessuti e della pelle (nel caso di accessori) è poi particolarmente utile fare attenzione ai valori di luce, temperatura e umidità. Senza ricorrere a investimenti onerosi si può facilmente agire sul fattore luce: quella naturale, soprattutto se diretta, ha un’azione erosiva particolarmente rapida e aggressiva, ma basta dotarsi di tende scure e avere al contempo l’accortezza di spegnere quella artificiale quando non si è fisicamente all’interno degli spazi dell’archivio.
Andrebbero poi evitati gli sbalzi di temperatura, cercando di mantenere temperature moderate (intorno ai 20 gradi), ma stabili, in modo da arginare la proliferazione di microrganismi: la bassa umidità relativa negli ambienti destinati al deposito è pericolosa tanto quanto l’eccessiva umidità, soprattutto quando sono presenti materiali come la carta o il legno che in questi casi possono perdere la loro naturale elasticità, per questo sarebbe meglio mantenere l’umidità media intorno al 50% facendo affidamento su un igrometro.
Esistono poi standard specifici definiti a livello internazionale, ma per la tipologia di materiali di cui ci occupiamo è di riferimento la la Norma UNI 10969 del 2002, “Principi generali per la scelta e il controllo del microclima per la conservazione dei beni culturali in ambienti interni”, legata alla conservazione dei beni culturali in ambienti interni, quali archivi, musei e biblioteche.