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L’archivio d’impresa: tra patrimonio storico e produttività

Isabella Campagnol, storica dell’arte specializzata in storia del costume e della moda e docente di heritage management, già curatrice dell’Archivio Rubelli e consulente per il Museo Napoleonico di Roma, il Palazzo Reale e la Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia,
ci accompagna alla scoperta delle necessità teoriche e operative relative alla costituzione, catalogazione e valorizzazione degli archivi d’impresa del settore tessile e moda.

Con una particolare attenzione verso quelli d’impresa, dispensando indicazioni teoriche e operative utili a chi si appresta a diventare professionista del settore.

In cosa si differenzia un archivio d’impresa da uno storico? E quali sono le strategie più funzionali per organizzarlo?

Un archivio storico è, appunto, storicizzato, quindi chiuso, statico, mentre uno d’impresa, anche se si basa su un nucleo storico, è vivo, viene continuamente arricchito e ha una funzione attiva all’interno dell’azienda. Proprio per questo motivo non esiste un metodo predefinito per la sua organizzazione: dipende dalle esigenze delle singole aziende, che vengono inquadrate insieme all’archivista. Naturalmente esistono dei criteri di ricerca base come n. di inventario, datazione, misure, materia e tecnica, ai quali poi ne vengono aggiunti altri per affinare ulteriormente la catalogazione e rendere il più possibile fruibile e funzionale l’archivio.

Cosa viene ricercato maggiormente oggi?

Gli archivi d’impresa giocano un ruolo cruciale come fonte di ispirazione per i nuovi prodotti. Le carte, i prototipi, i campioni, costituiscono un autentico tesoro che può essere reinterpretato e/o utilizzato come punto di partenza per nuovi prodotti. È un patrimonio da custodire gelosamente poiché, oltre ad essere un deposito di idee, rappresenta in maniera tangibile e immediatamente visibile la filosofia, lo stile e la storia dell’azienda e ne rende visibile l’evoluzione negli anni.

Quale è il metodo migliore per procedere alla catalogazione di un archivio così vivo?

È utile iniziare ad identificare quali sono i pezzi iconici, quelli che più rappresentano la storia dell’azienda e che possono costituire il cuore della raccolta, per poi proseguire con quelli che possono essere reinterpretati e riusati in prodotti nuovi, man mano includendo tutti i pezzi conservati.

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Come può un’azienda di produzione rivalutare e valorizzare la propria memoria storica?

Innanzitutto prendendosene cura: un archivio non è tale se non è in ordine, e questo implica una catalogazione attenta, che raccolga il maggior numero di informazioni possibili sui singoli pezzi. Da qui possono poi partire azioni di valorizzazione che vanno dall’apertura al pubblico di tutto o parte dell’archivio, mostre tematiche e pubblicazioni che aiutano a comunicare ciò che l’azienda vuole rappresentare.

Nel corso della sua attività quale è stato il progetto archivistico che ricorda ancora oggi con emozione?

Sicuramente le ricerche svolte sulla collezione di abiti del museo Napoleonico di Roma: erano i primi approcci ai materiali antichi e l’emozione di toccare con mano, letteralmente, la storia è stata indicibile. Ancora oggi mi viene la pelle d’oca al pensiero di aver potuto analizzare il manto di corte della madre di Napoleone, Letizia Ramolino, che avrebbe dovuto indossare in occasione dell’incoronazione del figlio.

Quali consigli si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere una carriera da archivista di moda?

Occuparsi di un archivio richiede pazienza, precisione e una buona memoria. Ho conosciuto archivisti che non avevano bisogno di consultare il database per sapere dove si trovava un determinato pezzo!
Consiglierei un corso di archivistica per apprendere le specificità di conservazione e trattamento del materiale d’archivio: per esempio i tessuti richiedono competenze diverse dalle fotografie ed è buona cosa tenerne conto nel momento in cui si sceglie il percorso da seguire. Io mi sono laureata in conservazione dei beni culturali con una tesi sul tessile e poi ho affinato le competenze sia con corsi di storia e tecnica del tessuto sia lavorando sul campo.

Chiuderei con il suo ultimo libro Style from the Nile. Può darci qualche anticipazione?

Tratta dell’influenza dell’antico Egitto sulla moda a partire dalla campagna in Egitto di Napoleone fino ai giorni nostri. Un momento epocale è, ovviamente, quello della scoperta della tomba di Tutankhamon, nel novembre del 1922. Per tutto l’anno successivo si scatenò una vera e propria Egittomania nella moda, di cui si vedono chiaramente le tracce nelle riviste: copricapi “all’egiziana”, ricami con fiori di loto e papiri, persino il caschetto, o “bob” degli anni ’20 è stato fatto risalire ad una influenza egizia. “Style from the Nile. Egyptomania in Fashion from the 19th century to the present” verrà pubblicato dalla casa editrice Pen & Sword nel Novembre 2022, in onore del centenario della scoperta della tomba.


Valeria Battel
Giornalista per numerose riviste italiane ed internazionali è docente di Storia del Costume e della Moda presso NABA.

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