Fashion Journal

Archivi Moda

A.N.G.E.L.O. Digital Vintage Archive

Gli archivi della moda stanno attraversando oggi una grande e profonda metamorfosi, tramutandosi da tradizionali luoghi di conservazione e memoria storica di un brand, a veri e propri strumenti di ricerca e fonte di ispirazione per designer e uffici stile.

Con Angelo Caroli, fondatore di A.N.G.E.L.O. Vintage Palace, analizzeremo questo interessante cambio di prospettiva, che si avvale anche di nuovi strumenti e tecnologie proprie dell’era digitale, in grado di offrire importanti opportunità per migliorare la fruizione dei contenuti e di nuove figure professionali capaci di curare l’organizzazione, la catalogazione e la gestione dei capi.

Gli Archivi possono essere strumenti per la brand heritage, l’identità dei brand, e …?

Gli archivi servono proprio a dare forma alla storia di un brand, a definirne il percorso e l’evoluzione. Oggi per un brand avere una visione chiara del proprio heritage significa avere in mano gli strumenti per valorizzare al meglio la propria storia e, al tempo stesso, costruire fondamenta più solide e coese per il proprio futuro.
L’archivio A.N.G.E.L.O. è però diverso dall’archivio storico di un brand: nonostante le finalità culturali e storiche siano forti, è più incentrato sulla cura e la conservazione dei capi e destinato alle attività di ricerca dei creativi del mondo della moda.

L’archivio A.N.G.E.L.O. per chi è pensato?

L'archivio vintage A.N.G.E.L.O. - Fashion Research Italy

Quando ho iniziato, collezionavo capi e accessori per mio interesse personale. Mano a mano che la collezione si arricchiva, mi sono reso conto che coloro che ne traevano maggiore ispirazione erano proprio i creativi della moda. Era un utilizzo consono alla mia ricerca e mi dava modo di ampliarla sempre più. Parallelamente, ho quindi cercato di selezionare i pezzi per la collezione d’archivio anche in base a quanto poteva essere più iconico e interessante per loro.
Oggi, infatti, è frequentato principalmente da professionisti della moda, come designer, uffici stile e stylist, oltre che da ricercatori, studenti e curatori di mostre di costume. In genere i pezzi d’archivio vengono consultati e noleggiati per ricerche stilistiche, oppure prestati per shooting fotografici delle riviste di settore o per esposizioni. Basta guardare le sfilate, per rendersi conto del bisogno continuo di ispirarsi al passato. Da qui il senso di un archivio: in una fase “introspettiva” per la moda, la ricerca di spunti tecnici e ispirazionali dal passato è uno step imprescindibile nella costruzione di una collezione che parli al pubblico contemporaneo con consapevolezza e spirito d’innovazione. Il nostro archivio funge da supporto a questo processo creativo.

Cosa viene ricercato oggi?

I trend di ricerca dipendono dalle mode e dal momento storico in cui ci si trova, che porta a cercare determinati pezzi piuttosto che altri. Negli ultimi anni c’è un grandissimo interesse attorno ai brand giapponesi, subito seguiti dai francesi; ma dipende dalle tendenze attuali, è un universo in continua evoluzione.

Quale è la sfida maggiore con cui si sta confrontando nell’attività di digitalizzazione del suo archivio storico?

Nell’ottica dell’uso che se ne potrà fare in futuro, è importante che tutti i capi presenti nell’archivio fisico vengano digitalizzati, e abbiamo stimato che occorreranno almeno 5 anni per portare a termine la catalogazione digitale di tutto l’archivio fisico. La sfida maggiore è senz’altro stabilire i criteri migliori per andare a comporre la scheda descrittiva e di catalogazione, coniugando la precisione scientifica con l’esigenza di ottimizzare le tempistiche. Il nostro archivio custodisce più di 120.000 pezzi, quindi fotografarli e catalogarli può comportare tempi molto lunghi e, di conseguenza, costi molto elevati. È basilare definire correttamente a monte un metodo di raccolta dati, fotografia e catalogazione. Attualmente ci troviamo proprio nella fase di definizione di questo metodo, con un team dedicato che, in collaborazione con Politecnico di Milano e Università di Bologna, sta ponendo le basi per questo grande e ambizioso progetto.

Quale figura professionale serve per la digitalizzazione di un archivio? Quali competenze sono richieste?

Chi si occupa di digitalizzare un archivio deve avere buone basi di storia della moda, oltre a una buona conoscenza delle tecnologie informatiche e della lingua inglese, essenziale ormai per costruire descrizioni dei capi puntuali e comprensibili a livello internazionale. Una buona conoscenza di tessuti e lavorazioni è un plus.

La boutique vintage A.N.G.E.L.O. di Fashion Research Italy

Il percorso di tracciabilità storica è importante?

Sicuramente, il percorso di tracciabilità storica è importante nella misura in cui rappresenta una delle prime chiavi di ricerca; dal punto di vista della potenza ispirazionale, per i creativi della moda è importante per comprendere i dettagli interni ed esterni del singolo capo, che cambiano anche a seconda del periodo storico di appartenenza.

Quale pensate sia la chiave migliore per la lettura di un archivio?

Il mio archivio fisico è diviso per tipologia e questo, secondo me, ad oggi, è il criterio di archiviazione migliore. Ben vengano ulteriori sottocategorie all’interno della tipologia, specialmente per brand e timeline, ma per esperienza posso dire che la tipologia è il criterio principale e più utile.
Nel mio caso, l’archivio, che ormai da un anno abbiamo “traslocato” in una nuova sede di più ampio respiro – un suggestivo palazzo di duemilacinquecento metri quadri, che nella prima metà del secolo scorso ospitava un orfanotrofio – custodisce la collezione secondo una suddivisione per categoria: un’ala è dedicata all’uomo e una alla donna; all’interno della donna, i pezzi sono suddivisi in sezioni: scarpe, borse, bigiotteria; poi capispalla, abiti, maglieria, a loro volta suddivisi tra vintage “unbranded” e firmato/designer.

On-line, off line, aperto al pubblico o solo per professionisti del settore?

Il nostro archivio digitale, esattamente come quello fisico, sarà aperto solo a professionisti del settore, che potranno accedervi online tramite abbonamento. Ciò non toglie che potrà essere consultato, proprio come accade per l’archivio fisico, anche da studenti e ricercatori come risorsa e occasione di approfondimento culturale e di studio. Per l’archivio digitale l’idea è creare forme di abbonamento anche diverse per prezzi e servizi.

La digitalizzazione del nostro archivio rappresenta per noi di A.N.G.E.L.O. una sfida estremamente impegnativa e al contempo una grande opportunità per migliorarne la fruibilità ed estenderne le potenzialità. A tal fine abbiamo acquisito l’area ex orfanotrofio attigua alla sede odierna, ormai pienamente operativa, dove oggi trovano spazio la collezione fisica d’archivio, gli uffici dedicati a digitalizzazione e fotografia, e nuove strumentazioni e tecnologie che guardano verso il futuro di un’attività che si dedica a conservare e custodire con forza e creatività le radici che affondano nel passato.


Valeria Battel
Giornalista per numerose riviste italiane ed internazionali è docente di Storia del Costume e della Moda presso NABA.

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