CityLife: quando l’architettura parla al commercio
Laddove c’erano le boutique, oggi ci sono i centri commerciali. Si potrebbe descrivere così lo scenario sempre più attuale che caratterizza il mondo del commercio. Che si tratti di abbigliamento, accessori, libri, musica o divertimento, infatti negli ultimi decenni la trasformazione è stata sempre più veloce, fino a diventare radicale. Al cambiare della società, cambiano usi e abitudini degli utenti, cambiano tempi e modalità di acquisto e, di conseguenza, cambiano le città. Se è vero che quasi tutte le metropoli europee stanno vivendo un forte processo di gentrificazione, è vero anche che le piccole botteghe o i negozi monomarca si affacciano sempre meno sulle vie del centro, e sempre di più all’interno di ampi complessi commerciali.
CITYLIFE, UN ESEMPIO D’ECCELLENZA
C’è un nuovo luogo per lo shopping di lusso che rappresenta un esempio eccellente di questo fenomeno, si trova a Milano e porta la firma anche dallo studio londinese Zaha Hadid Architecture. Si tratta di CityLife Shopping District, un vero e proprio quartiere dello shopping (32.000 mq) che integra in sé un nuovo parco pubblico con piscine interne e all’aperto, piazze, food hall, ristoranti, bar, negozi e cinema così come strutture per la salute e il benessere. Definito dai tre assi stradali della città che convergono al suo interno, il quartiere dello shopping si integra perfettamente nel tessuto urbano e con la torre in torsione guarda al Duomo, creando un ponte tra il centro e la zona più periferica dove si trova.
LE SCELTE PROGETTUALI
“L’architettura è per la collettività” ha dichiarato Paolo Zilli, Project Associate di Zaha Hadid Architecture, che ha curato la realizzazione della galleria commerciale, durata 12 anni e modificata più volte nel corso di questi. “Progettare un centro commerciale – ha poi continuato – è sicuramente più difficile perché al suo interno conviveranno più realtà, e come architetto non è possibile avere tutto sotto controllo”. Diversi target di clientela, dal lusso fino a realtà che appartengono di più al mass market: l’importante, secondo l’architetto, è imparare a mediare, soprattutto in grandi progetti come questi.
DETTAGLI E IDENTITA’ DEI BRAND
Zilli ha anche dichiarato: “Partendo dal presupposto che ai tempi della progettazione non sapevamo quali brand avrebbero occupato gli spazi, abbiamo deciso di utilizzare il legno di bambù come unico materiale per la pavimentazione, i soffitti e le colonne.” Con questo escamotage lo studio ha rivestito di calore ed eleganza gli spazi comuni, dando loro carattere e conferendo un’atmosfera accogliente e raffinata a tutto il complesso.
Sebbene oggi gli acquisti avvengano sempre di più su siti online, per il consumatore rimane inequivocabile la necessità di avere luoghi reali nei quali vivere l’esperienza del brand all’interno di negozi e showroom.
In questo senso la progettazione a servizio del fashion system, alla quale Fondazione Fashion Research Italy dedica un intero Corso ad Alta Formazione “Architettura per la Moda”, rappresenta una disciplina importante, se non essenziale, per conoscere l’identità di un marchio e scoprirne tutte le qualità. O, come in questo caso, riuscire ad esserne contenitore discreto.