Fashion Journal

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Chi di verde si veste…

Se marzo fosse un colore sarebbe verde, il mese in cui, soprattutto in Irlanda, si festeggia San Patrizio, il mese in cui la Natura si risveglia e veste di vita i paesaggi naturali.

Il colore più fortunato dell’arcobaleno

Il patrono d’Irlanda, che aveva il compito di evangelizzare la popolazione dell’isola, aveva eletto come pianta simbolo della sua missione, molto presente in quelle terre, il verdissimo trifoglio. Questa pianta infatti gli ricordava la Santa Trinità. Ancora oggi, soprattutto nel Regno Unito il dress code “total green” è ampiamente rispettato, a partire dai membri della Royal Family, fino ai sudditi, più gaudenti, che indossano il tipico cappello a cilindro di colore verde smeraldo, e festeggiano il St Patrick’s Day con conviviale ebbrezza nei tipici pub. Questa effervescente onda verde sta conquistando anche i pub irlandesi di tutto il mondo,

Essendo il colore della vegetazione evoca il senso della rinascita e della vitalità. 

“Green” allude alla vita sana, proietta nel mondo dell’ecosostenibilità. E’ l’aggettivo legato alle energie rinnovabili, al rispetto per l’ambiente, alle produzioni industriali virtuose a basso impatto ambientale. E’ filosofia di vita, di scelte consapevoli, di amore per la natura. Metafora della giovane età è il colore della clorofilla, che infonde vita alle piante attraverso la luce, è associato alla speranza, ed è riposante e salvifico come le toghe dei medici nel Medioevo (e anche oggi è il colore dei camici dei chirurghi e della croce luminosa delle farmacie), come i tappeti dei tavoli da gioco, rassicurante come la luce del semaforo che ci  consente di proseguire il viaggio. 

Evergreen

La moda, filtro degli umori, dei pensieri e del presente, celebra per la primavera estate 2025 l’onda positiva del verde in tutte le sue sfumature, con una carica vitale, rinfrescante e positiva da indossare anche come stile di vita. Il più nuovo e divertente è il “latte menta”, una nuance pastello chiarissimo, sofisticata e sussurrata, accanto a toni più scuri, classici e rassicuranti come il verde bosco o il prezioso smeraldo.

Dalle delicatessen ricercate direttamente sui capi più di tendenza il grande protagonista è il pistacchio, goloso come il cuore della viralissima Dubai Chocholate, anche se la nuance che si conferma ormai un classico, non solo estivo, è il militare. Letteralmente un vero e proprio “evergreen”. Archiviato definitivamente il celebre proverbio (“chi di verde si veste troppo di sua beltà si fida”) il verde, non essendo primario, ha infinite possibilità di declinazioni a seconda dei colori che lo compongono, calde o fredde, intense o desaturate, che indossate infondono un soffio di vitalità.

Il lato oscuro del colore verde: miti, trasgressioni e veleni

Più di qualsiasi altro colore tuttavia ha molteplici significati e valenze diametralmente opposte, spesso inquietanti. Sono verdi gli occhi di Satana, dei gatti neri (a torto collegati alla stregoneria), delle pantere, degli antieroi nei cartoons. Verde era il sangue dei draghi in alcune culture orientali, il colore degli extraterrestri nei film di fantascienza, dei veleni, delle pozioni delle streghe e del sentimento ripugnante dell’invidia. La Fata Verde non è un personaggio fiabesco, ma l’assenzio, sostanza che ha accompagnato artisti bohémien e poeti maledetti, trasgressione, passione ed ebbrezza. Antidoto contro il piatto perbenismo borghese: è verde il colore dei Paradisi Artificiali di Baudelaire. Nel linguaggio corrente restare la verde è sinonimo di tracollo economico…

Il colore verde nella storia del costume nasconde un passato tutt’altro che positivo. E’ ormai risaputo che i diktat della Moda sacrificano la salute a beneficio dell’apparire: gli esempi più costosi sono i tacchi scomodi e altissimi, i corsetti asfissianti, gli abiti ingombranti. Durante l’epoca vittoriana erano in voga abiti colorati con una sostanza verde, altamente tossica, ottenuta con potassio e arsenico, utilizzata anche per tingere il feltro dei cappelli e le tappezzerie, rendendo malsani anche gli ambienti domestici. Questo tipo di colorante (il verde di “Scheele, dal nome del chimico che l’aveva inventato) era altamente velenoso, provocava malesseri, abrasioni epidermiche e poteva condurre anche alla morte. Saranno i medici a condurre una battaglia per convincere le fashion victims a rinunciare a questa tendenza pericolosa… Ma si sa, “chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire”.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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