Fashion Journal

Icone della moda

Anna Wintour lascia la guida di Vogue America

Dopo quasi quattro decenni di dominio indiscusso nel cuore della moda americana, Anna Wintour ha annunciato la sua uscita dal ruolo di direttrice di Vogue USA. La notizia è arrivata ieri, segnando la fine di un’era iniziata nel 1988. Ma attenzione: non si tratta di un addio. Wintour resta, e come sempre, lo fa alle sue condizioni.

Nel comunicare la sua decisione, il caschetto più famoso del fashion system ha precisato che continuerà a ricoprire incarichi centrali all’interno dell’universo Condé Nast, mantenendo il titolo di Global Chief Content Officer e quello di Global Editorial Director di Vogue. In sostanza, smette di gestire le operazioni quotidiane della versione statunitense della rivista, ma continua a guidarne la visione globale. È come se lasciasse il timone per salire sul ponte di comando.

Una carriera fatta di rivoluzioni (e intuizioni)

Nel corso del suo regno editoriale, Wintour ha rivoluzionato completamente il concetto stesso di rivista di moda. La sua prima copertina per Vogue – con la modella Michaela Bercu in jeans e giacca di alta moda – mandò un messaggio chiarissimo: la moda doveva uscire dall’élite e incontrare la strada. E così fu. Ha portato le celebrity sulle copertine, da Madonna a Kim Kardashian, spiazzando i puristi, ma anticipando di decenni la cultura dell’influenza.

Ha lanciato designer che oggi dominano le passerelle – da Marc Jacobs a John Galliano – e non ha mai avuto paura di infrangere le regole. Ha anche saputo rivedere se stessa: nel 2020, in piena ondata di richieste di inclusività, ha ammesso pubblicamente che Vogue non aveva fatto abbastanza per rappresentare tutte le voci. Una dichiarazione che, da lei, ha avuto il peso di un editoriale mondiale.

Chi pensava a un ritiro in stile Hollywood ha sottovalutato la sua tempra. Wintour continuerà a supervisionare eventi globali come il Met Gala, di cui è anima e curatrice dal 1995. Inoltre, seguirà personalmente il progetto Vogue World, nuova punta di diamante tra editoria, moda e spettacolo. La sua agenda non si alleggerisce: cambia semplicemente prospettiva.

La leggenda, il mito, l’icona

Con il suo inconfondibile caschetto e gli occhiali da sole che non abbandona mai – nemmeno durante sfilate in interni – Anna Wintour è diventata un simbolo al di là del giornalismo. È stata l’ispirazione per Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada, ma chi l’ha conosciuta davvero sa che dietro l’aura impenetrabile si nasconde una mente brillante, velocissima e sorprendentemente ironica.

Si racconta che ogni mattina giochi a tennis, anche in piena fashion week, e che risponda alle email con una puntualità disarmante. La sua capacità di percepire il cambiamento prima che accada ha fatto scuola, così come il suo leggendario controllo su ogni dettaglio, dal font delle didascalie alle luci del backstage.

Quello che sta avvenendo non è solo un cambio al vertice: è la fine simbolica di un periodo e l’inizio di una nuova stagione per Vogue. Ma sebbene il titolo cambierà, l’essenza resterà impressa nella carta e nel digitale. Perché Anna Wintour non è solo un nome in copertina: è un metodo, una visione, un’epoca. E, a quanto pare, è tutt’altro che finita.


Elisa Cristiani

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