Jerry Tommolini: l’eccellenza della beachwear couture
Brand che non lascia indifferenti, sia quando si è spettatori dell’espressività e bellezza dei suoi capi, sia nel modo in cui lo si sente indossandolo. Potrebbe essere descritta così Pin-Up Stars, l’azienda specializzata nel beachwear nata da un’idea del designer americano Jerry Tommolini. Scardinando le idee convenzionali sul modo di portare la moda in spiaggia, il marchio continua a far parlare di sé dopo un trentennio di febbrile attività, posizionandosi come scelta prediletta di moltissime star. Nomen omen, si direbbe, considerando il titolo così iconico.
Non solo, Pin-Up Stars è espressione di qualità, inclusività e tradizione, che porta avanti l’amore per il Made in Italy e anche per il corpo della donna, nella sua essenza di autosufficienza ma anche sensibilità e sensualità.
Ne abbiamo parlato direttamente con il suo fondatore.
Trent’anni di storia, eppure sempre in continuo aggiornamento, innovando le tendenze e creandone di nuove. Qual è stato il punto di partenza?
L’azienda è nata nel 1995. Ho iniziato partendo come modello e, nel tempo, ho appreso molto del settore moda, osservando il lavoro degli stilisti per cui lavoravo. Poi, grazie a un certo istinto naturale e al riconoscimento della mia creatività da parte di un collega, ho trovato il coraggio di iniziare, pur partendo da zero. Ricordo di aver chiesto a mio padre un prestito di dieci milioni di lire. All’inizio facevo davvero di tutto, dal magazziniere allo stilista; e ogni tanto mi aiutava una signora con la contabilità. Lavoravo sedici ore al giorno e usavo le restanti otto per progettare ciò che avremmo fatto successivamente. Mentre i miei amici andavano al mare, io passavo i weekend a lavorare. Con il tempo e l’arrivo di Alessandra (Alessandra Clò, designer del brand, ndr.), le cose sono migliorate e, passo dopo passo, siamo riusciti a far crescere l’azienda.
Abbiamo messo anima e corpo nel progetto. Oggi mi capita di fare da testimonial nelle università, come esempio di un percorso imprenditoriale nato senza essere figlio d’arte.
All’epoca sembravo un folle e molti esperti mi sconsigliavano di proseguire, ma oggi sono soddisfatto di quello che siamo diventati.
E quello che si potrebbe ritenere una sorta di “punto di arrivo” o comunque di massimo sviluppo? D’altronde, Pin-Up Stars è stato protagonista straordinario della recente MFW Primavera/Estate 2025…
In realtà, abbiamo partecipato alla Milano Fashion Week per molti anni, fino al 2011. Poi abbiamo smesso, principalmente perché i costumi da bagno sono stati esclusi dai calendari ufficiali. Con l’avvento dei social media, la dinamica è cambiata: oggi ha più senso pubblicare direttamente sui nostri canali social, anziché puntare solo sulla visibilità di una sfilata. Sottolineo, però, che le FW hanno sicuramente una loro elettrizzante energia che ci piace vivere, anche se presentare i costumi a settembre è un po’ tardi per la stagione.
Sul “punto di arrivo”, posso dirle che siamo tutti molto orgogliosi del nostro percorso e dei risultati raggiunti. Certo, si può sempre fare di più, ma ciò che conta per noi è avere un’azienda sana, con dipendenti e fornitori soddisfatti e ben pagati. Questo ha più valore del semplice fatturato. Essere una nicchia per noi è un punto di forza. Non vogliamo essere i più grandi del settore, ma i più prestigiosi. Non rincorriamo i numeri, preferiamo creare cose belle, autentiche e divertirci nel farlo. Il nostro team di tre persone lavora con passione sulle collezioni e ha sempre tanta voglia di sperimentare. Quando un prodotto riesce bene e ci emoziona, sappiamo di aver fatto un buon lavoro. Non seguiamo la moda, non ci interessa adeguarci a ciò che già esiste. Parte del nostro successo nasce proprio dal creare qualcosa di nuovo, senza lasciarci influenzare dagli altri.
Le faccio un esempio pratico. Noi vediamo le figlie delle nostre clienti che indossano i capi trentennali delle madri. Questo è il vero successo! È una soddisfazione rendersi conto di aver prodotto pezzi senza tempo.
Il vostro brand racconta un’identità visiva forte. Quali sono le sue caratteristiche irrinunciabili?
Rispondo a questa domanda con un discorso più ampio.
Oggi il settore dell’abbigliamento è complesso, perché le nuove generazioni tendono a spendere meno, mentre i prezzi crescono. In negozio si trovano capi che vanno dai 10 ai 10.000 euro, ma sembrano tutti simili. Ecco qual è la vera crisi, quella di identità…
Nella moda vedo una forte crisi di identità, anche a causa del ricambio dei designer che passano da un marchio all’altro.
Da questo punto di vista, Pin-up Stars ha una riconoscibilità fortissima. Non seguiamo ciecamente il mercato, anzi, preferiamo che sia il mercato a seguire noi. Abbiamo la forza e la determinazione per farlo. Credo che un prodotto debba essere riconoscibile senza bisogno di guardare l’etichetta. Quando un capo ha una forte identità, diventa anche più difficile da copiare. Le nostre caratteristiche irrinunciabili sono proprio la fantasia e la personalizzazione.
L’originalità e l’audacia passano anche attraverso la qualità dei tessuti, delle stampe e dei ricami adottati. Come si riesce a far coincidere le esigenze di un mercato spesso ossessionato dal ricambio e dalla velocità con questa ricerca che sicuramente necessita di tempo e meticolosità?
Ovviamente sappiamo che le dinamiche del mercato sono importanti, ma per noi il fatturato è secondario: è la conseguenza naturale di un lavoro ben fatto e di un buon servizio reso ai clienti.
In pratica, non lo consideriamo un’ossessione. Se l’azienda ha un utile sano, è un segnale positivo. Non ci lasciamo condizionare dal concetto che, se non cresci del 10% ogni anno, sei in crisi. Anche negli ultimi anni, quando la crescita non c’è stata, non abbiamo percepito una crisi. Se serviamo due clienti in meno, pazienza!
Purtroppo, nella moda spesso si perdono soldi proprio nel tentativo di aumentare il fatturato a tutti i costi. Serve un ripensamento del settore, con un approccio meno aggressivo.
Quanto alla sostenibilità, posso dirle con tanta onestà che la vera sostenibilità è quella di comprare meno e scegliere prodotti di qualità, non rincorrere la crescita infinita. Un’economia green non è fatta di consumi esagerati, ma di acquisti più consapevoli… E questo vuol dire anche vendere meno.
Inoltre, per noi è importante divertirci e sperimentare. Proviamo tessuti insoliti, anche quelli che sembrano lontani dall’universo dei costumi da bagno. A volte il risultato è terribile, ma altre volte nasce un capo sorprendente che ci dà grande soddisfazione. Quando passiamo alla produzione, possono emergere problemi tecnici, ma troviamo sempre soluzioni.
Sappiamo, a questo proposito, della collaborazione con maestranze italiane dell’artigianato…
Il nostro campionario è realizzato al 100% con maestranze italiane. Tuttavia, a volte siamo costretti ad affidare parte della produzione all’estero, soprattutto perché molte vecchie fabbriche si sono trasferite fuori dall’Italia. Anche in quei casi, però, ci affidiamo a manodopera nostrana, mantenendo così un certo standard di qualità.
Cerchiamo sempre di produrre il più possibile qui. Le nostre idee e la nostra creatività sono interamente italiane e collaboriamo con piccoli artigiani locali che condividono con noi la passione per la sperimentazione e l’innovazione. Per loro, come per noi, creare qualcosa di nuovo è un piacere e una sfida entusiasmante.
Quale futuro prospettate per il mercato nazionale e internazionale riguardo al settore del beachwear? E come potrebbe evolvere la vostra vision?
Questo è un momento favorevole per il settore del beachwear. La società attuale è sempre più attenta al benessere fisico, al divertimento e alle vacanze; il futuro ci appare dunque decisamente roseo. I costumi da bagno non sono più solo per la spiaggia, ma anche per essere indossati in occasioni serali e contesti più glamour.
Tuttavia, un aspetto critico riguarda i punti vendita, che stanno diminuendo sempre di più. È una sfida, ma continuiamo a guardare avanti con ottimismo e fiducia, puntando sulle nostre carte vincenti.