Fashion Journal

Fashion Talks

Fashion Talks with Matteo Vivolo

Un’azienda leader nel settore della produzione del semilavorato in pelle per l’industria della moda in ottica green. È così che si potrebbe sintetizzare l’operato e il ruolo giocato da Vivolo che, dal 1977 sul territorio bolognese, riesce a esprimersi con competenze uniche nel supporto al raggiungimento del prodotto perfetto per i propri clienti. 

L’intuizione fu quella di Luciano e Marianna Vivolo che, in quegli anni, decisero di utilizzare dei ritagli di pelle, apparentemente semplici scarti del proprio lavoro, per realizzare delle toppe rivolte a produttori locali di abbigliamento, scarpe e borse. Fu una manovra di marketing pionieristica, che dalla vendita nelle mercerie bolognesi è passata a quella più propriamente nazionale, anche per il mercato grossista. 

È proprio l’aspetto del marketing ad affascinarci di più, tanto da parlarne con un grande professionista come Matteo Vivolo, Chief Sales Officer dell’azienda. 

Vivolo è un’azienda che opera da quasi cinquant’anni nel settore.

Come si è evoluta la richiesta di semilavorati in pelle da parte dell’industria della moda negli ultimi anni?

 Negli ultimi anni, i semilavorati in pelle hanno assunto un ruolo sempre più centrale nel mondo della moda, passando da semplici elementi funzionali a veri e propri tratti distintivi di un brand. Possiamo dire che il lusso vive dell’amore per i dettagli. Accessori come etichette per jeans, charm portachiavi e dettagli personalizzati rappresentano non solo la firma stilistica di un marchio ma anche uno spazio per raccontarne l’identità e la dimensione creativa, onirica e fantasiosa. La richiesta si orienta verso combinazioni innovative di materiali e tecniche avanzate, come la stampa 3D e l’incisione ad alta frequenza, che danno vita a proposte sempre più sofisticate e su misura​​​. Vivolo accompagna questa evoluzione presentando ai clienti book di collezioni aspirazionali, che uniscono innovazione, creatività e sostenibilità, anticipando i trend futuri. 

Sicuramente c’è una nuova e più autentica sensibilità del mercato verso il benessere ambientale.

Vivolo, a questo proposito, ha creato il programma “Impronta Zero”. Ce ne parla dal punto di vista del suo ruolo?

 Il programma “Impronta Zero” incarna l’impegno di Vivolo verso una produzione sostenibile e innovativa. Questo progetto, in continua evoluzione, si concentra sulla creazione di capsule collection con il minimo impatto ambientale, utilizzando materiali organici, riciclati, compostabili, vegani e privi di solventi. È una risposta concreta e dinamica alle crescenti esigenze del mercato e un esempio di come Vivolo integri la sostenibilità in ogni aspetto della filiera produttiva​​​. Dal mio punto di vista professionale, “Impronta Zero” rappresenta un’opportunità per dialogare con i partner su come conciliare creatività e responsabilità ambientale. La creatività, infatti, deve essere alimentata dalla conoscenza e dalla consapevolezza del contesto in cui operiamo: oggi non si può neanche iniziare a parlare di design, se prima non si ha una profonda conoscenza dei materiali e delle lavorazioni, del loro impatto sul pianeta, delle conseguenze di ogni scelta. Quando oggi pensiamo un prodotto dobbiamo avere già in mente ogni parte che lo compone, le tecniche e i processi che servono per realizzarlo, ma soprattutto come prevediamo che possa essere un giorno smaltito o riutilizzato, con il più basso impatto ambientale possibile. Questo approccio ha portato Vivolo a diventare un punto di riferimento per i brand che cercano soluzioni innovative e sostenibili​​. 

 Come comunicate ai clienti la vostra vision e le vostre mission?

 La comunicazione con i clienti è profondamente radicata nella nostra cultura aziendale e abbiamo un modo unico di rinforzarla e renderla trasparente: li invitiamo a casa nostra. La nostra sede, a Bologna, non è solo un luogo produttivo ma un’esperienza immersiva in cui il cliente vive e comprende il nostro claim “Beyond the Product”. Ogni prodotto creato da Vivolo racchiude, infatti, non solo maestria artigianale, ma anche valori come sostenibilità, innovazione e attenzione ai dettagli. Un viaggio fatto di persone, visioni e contaminazioni. Per rendere tangibile la nostra vision, accompagniamo i clienti attraverso un percorso collaborativo che inizia dall’ideazione e prosegue fino alla prototipazione in appena 24 ore, una velocità che riflette il nostro impegno per l’eccellenza. Inoltre, il nostro archivio di creazioni, frutto di quasi mezzo secolo di esperienza, consente di mostrare l’evoluzione della moda e di ispirare nuovi trend. Chi entra nella nostra sede non può che rimanere colpito dall’esperienza: qui, custodito e protetto da luminose vetrate circondate da faggi, nasce ogni nostro prodotto, il miglior manifesto possibile della filosofia di Vivolo. 

 Andando nel dettaglio del suo ruolo professionale, sarebbe in grado di descriverci i risultati più significativi e, allo stesso tempo, la più grande sfida che ha dovuto affrontare?

 Uno dei traguardi più significativi è stato diventare uno dei principali partner per i major brand statunitensi: un mercato competitivo che richiede standard altissimi e soluzioni personalizzate. Questo risultato è il frutto di anni di lavoro intenso, in cui abbiamo costruito relazioni di fiducia e innovato continuamente i nostri processi. Come dice, e mette in pratica ogni giorno, Luciano Vivolo: “Anche se lavori già con le migliori aziende al mondo, devi continuare a dare l’anima per mantenere il livello di eccellenza necessario”. Questo principio guida le nostre scelte quotidiane e ci motiva a superare continuamente noi stessi​​​, ma è sicuramente una sfida continua e sicuramente la più difficile.  

FFRI è anche ente di formazione. Ad esempio, in co-progettazione con Fondazione Fitstic, la F.FRI ha avviato un corso di “Tecnico Superiore Fashion Hi-Tech and Sustainable Manager”, in prospettiva digital e green.

Conosce i percorsi di ITS? Quali consigli darebbe ai nostri studenti e, in generale, a tutti coloro che vogliono iniziare un percorso lavorativo nel fashion system?

 Abbiamo grande stima e fiducia nei percorsi di formazione per il nostro settore, lo dimostra anche il fatto che Luciano Vivolo sia promotore di premi e borse di studio dedicati ai giovani designer dell’Accademia di Belli Arti di Bologna. Oggi, per avere successo nel fashion system, è fondamentale comprendere l’intera filiera produttiva e sviluppare competenze che combinino creatività, tecnologie avanzate e sostenibilità. Viviamo un’epoca in cui i designer non sono solo creativi, ma anche interpreti che collegano società, natura e tecnologia. Il ruolo del Sustainable Manager, ad esempio, è una figura chiave per guidare le aziende verso un futuro responsabile e innovativo. 

Ai giovani che desiderano intraprendere una carriera nel mondo della moda, consigliamo di studiare a fondo, vivere esperienze diverse e non temere di sfidare i confini dell’ordinario. Sperimentare, accogliere i fallimenti come opportunità di crescita e mantenere una forte bussola etica sono elementi imprescindibili. La nostra esperienza insegna che la sostenibilità non è solo un valore aggiunto, ma una condizione necessaria per il successo a lungo termine. Collaborare con partner affidabili e certificati, sviluppare una visione circolare e innovativa e comprendere le dinamiche globali sono passi essenziali per chi desidera fare la differenza​​​. Perché ciò avvenga è fondamentale avere un approccio collaborativo: il nostro successo si basa su una sinergia tra competenze diverse, su una filiera integrata dove ogni fase del processo è curata con attenzione. Crediamo che il futuro appartenga a chi sa lavorare con gli altri nel rispetto del pianeta per raggiungere obiettivi comuni​​. 

 

 


Gabriella Ronza
Gabriella Ronza è una giornalista pubblicista, autrice fantasy e docente di materie letterarie nelle scuole superiori. Nata il 23 Giugno 1995 a Marcianise, in provincia di Caserta, si laurea con lode in Filologia Moderna. Negli anni della laurea comincia i suoi primi passi nel mondo del giornalismo, facendosi notare anche come addetta stampa di importanti personalità del settore culturale. Da sempre interessata al mondo della cultura, della moda, del costume e della società, è dal 2018 particolarmente attiva in campo editoriale e divulgativo. A partire dal luglio 2019 è stata anche curatrice senior per la rubrica di arte, moda e cultura del blog “La fragilità degli onesti”. Negli ultimi anni ha partecipato a manifestazioni e progetti culturali di vario tipo sul web, nelle scuole, in radio e in televisione.

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