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C.P. Company vista dall’interno: intervista a Patrizia Boleso, HR Director del brand

 “Chester Perry”, la storia di C.P. Company inizia così, un’allure british e una vision dinamica (dopotutto il nome derivava dalla fabbrica in cui lavorava l’eroe Bristow dei fumetti di Frank Dickens). 

È il 1971 quando Massimo Osti fonda il brand e il 1978 quando prende il suo nome definitivo, C.P Company appunto.  

Inizia così un percorso che rivoluzionerà non solo il mondo dello Sportswear, ma anche quello della comunicazione per la moda e delle tinture sui tessuti. Osti, ad esempio, sperimentò con i suoi collaboratori la “tintura in capo” in ambito moda, tecnica secondo la quale un indumento realizzato con fibre o tessuti diversi viene tinto solo nella fase finale del processo di produzione, portando a risultati finali dai toni e sfumature uniche su ogni capo. 

Tra i grandi successi dell’azienda basti ricordare che nel 1979 C.P. Company trasformò il piumino di nylon degli alpinisti in una giacca urban/Down Jacket (rendendola un’alternativa all’allora diffusissimo cappotto di lana). 

Più della metà di un secolo per rielaborare in modo unico capi militari d’archivio, da lavoro e sportivi, non dimenticando mai di combinare l’amore per l’innovazione con il rispetto dei campi citati.  

Ne abbiamo parlato con Patrizia Boleso, abile ed entusiasta HR Director del brand. 

 C.P. Company è un brand che ha fatto la storia dell’innovazione dei tessuti, soprattutto per quanto riguarda la tintura dei capi. Come promuovete e incoraggiate questa fondamentale caratteristica all’interno dell’azienda?

In quanto pionieri di un’innovazione che ha fatto la storia dell’abbigliamento sportswear, in C.P. Company incoraggiamo da sempre uno spirito di progresso e continua ricerca, non solo per quanto riguarda lo studio dei prodotti, ma anche nel modo in cui l’organizzazione stessa cresce e si rinnova nel tempo.
Anche per questo ci impegniamo nella selezione di persone che siano in grado di leggere e interpretare la nostra cultura aziendale in costante evoluzione e cerchiamo di rispondere alle esigenze di tutti i dipendenti con lo stesso atteggiamento innovatore che ci ha reso l’azienda/il brand che siamo oggi. Promuoviamo momenti di condivisione interni e affrontiamo sfide, difficoltà e successi ricordandoci che sperimentare vuol dire anche provare, sbagliare, riprovare e non arrendersi.   

Le nuove sfide del settore della moda riguardano aspetti delicati e ormai imprescindibili, come quello della sostenibilità. C.P. Company come ne integra i principi alle sue pratiche HR?

Come per molti altri aspetti, abbiamo integrato il tema della sostenibilità all’interno dei nostri processi aziendali in modo che diventasse un agire naturale. Con il supporto di un partner esterno, abbiamo definito delle attività da implementare nel corso degli anni per il futuro raggiungimento della certificazione B Corp e creato un comitato permanente per la sostenibilità. Oltre a questo, sono state pianificate attività di sensibilizzazione e formazione specifica in base ai ruoli e agli ambiti professionali. Inoltre, incentiviamo e favoriamo una mobilità sostenibile dei dipendenti per lo spostamento casa-lavoro, sensibilizzandoli sull’impatto ambientale e su come ognuno può contribuire dentro e fuori l’azienda. 

L’azienda può vantare grandi collaborazioni, sia con altre realtà che con talenti di varia natura (basti pensare allo storico e straordinario lavoro con il chimico Giuliano Balboni). Oggi come avviene la cura e la valorizzazione del potenziale di tutti i vostri professionisti?

Nonostante C.P. Company sia ancora una realtà “familiare” è importante per noi far crescere ed evolvere ogni persona nella figura professionale che vuole essere e può diventare. Questo avviene attraverso la forte relazione dei team con i Manager e l’approccio al lavoro di gruppo, attività che conducono a un’evoluzione sia personale sia aziendale.  

A questo proposito, la nostra fondazione è particolarmente attenta alla formazione. Recentemente, ad esempio, in co-progettazione con Fondazione Olivetti (già FITSTIC), la F.FRI ha avviato un corso di “Tecnico Superiore Fashion Hi-Tech and Sustainable Manager”, in prospettiva digital e green. Conosce i percorsi di ITS? Ci sono talenti reclutati da strade simili?

Personalmente sono cresciuta costruendo il mio percorso professionale in modo molto ampio, partendo da Studi in Psicologia del Lavoro e inserendomi in aziende di settori diverse ricoprendo spesso un ruolo di HR arricchito dall’attività di sviluppo/formazione e organizzativo. Per quanto mi riguarda è la parte di sviluppo personale, intesa come crescita delle persone all’interno di un’organizzazione, a essere stato un focus importante nel mio lavoro che nel tempo ho coltivato con scuole, università, enti formativi etc. Conosco i percorsi che offrite e reputo importante il costante aggiornamento tra azienda ed “ente formativo”, proprio per non incorrere nel rischio di un piano teorico poco aderente alle esigenze richieste dalle realtà lavorative. Siamo stati e lo siamo tuttora co-protagonisti nella preparazione di esami, progetti universitarie e tesi di laurea. Reclutiamo spesso anche proprio grazie alle collaborazioni con università, corsi di master e scuole di specializzazione del territorio in cui andiamo a creare opportunità per i giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro. Siamo orgogliosi che il 98% di percorsi di stage e/o apprendistato si sia concretizzato in uno stabile rapporto di lavoro e siamo altrettanto orgogliosi che alcuni dei ragazzi ricoprano oggi posizioni di middle management. 

In riferimento alla domanda precedente, l’azienda quali opportunità di formazione e sviluppo offre? 

Crediamo nell’inserimento dei giovani come avvio di un percorso professionale che offra diverse opportunità di sviluppo e crescita. A livello di formazione sono stati avviati percorsi di intensità e obiettivi differenti a seconda delle esigenze del singolo e del gruppo di lavoro. La rapida espansione dell’azienda ha spinto a ridefinire posizioni e ruoli con il fine di accrescere le competenze attraverso percorsi di sviluppo ad hoc che nel 2024 hanno raggiunto 6.500 ore di attività. 

Tra passato e futuro: qual è stata la sua più grande soddisfazione come HR Director di un’azienda così iconica e, allo stesso tempo, quali strategie ha preparato per il prossimo futuro?

Il lavoro di HR – a qualsiasi livello – è complesso e presenta un’alternanza continua di visione tra oggi domani e futuro intesi come un unico puzzle in continua costruzione. Le mie soddisfazioni più grandi si realizzano nei momenti in cui, guardandomi intorno, vedo che le soluzioni organizzative pensate e strutturate con i diversi manager dei team stanno funzionando, che l’azienda sta evolvendo nella giusta direzione e che le persone stanno portando valore nella maniera più naturale possibile.  

Una delle nostre capacità è una costante ricerca, flessibilità e velocità nell’agire al passo con il percorso del brand e i ritmi del settore. Nei nostri piani rientrano, sempre con maggior rilevanza, lo sviluppo delle persone attraverso la revisione dei più classici strumenti, come quello dei valori, delle competenze, dei processi di MBO e lo sviluppo di carriere applicate agli studi di settore per l’allineamento retributivo e dei piani welfare. Attività “classiche” che negli anni però hanno subito modifiche sostanziali nelle modalità di applicazione, nei tempi di revisione e nella partecipazione attiva del dipendente.  

Altro focus rimarrà l’attività di ricerca e selezione. Sono rarissimi i casi in cui affidiamo le ricerche all’esterno perché ogni ricerca è il posizionamento di un tassello importante nell’organizzazione. Io, insieme al mio team, ci occupiamo personalmente di tutte le ricerche di talenti a qualsiasi livello proprio per garantire la miglior integrazione e la maggior probabilità di successo della persona e dell’organizzazione.  

Continueremo a sviluppare relazioni con enti esterni perché mantenere un canale aperto costante con università, enti di ricerca e professionisti di vari settori ci permette di metterci in dubbio, discutere, provare strade nuove e continuare ad evolvere. 

 

 


Gabriella Ronza
Gabriella Ronza è una giornalista pubblicista, autrice fantasy e docente di materie letterarie nelle scuole superiori. Nata il 23 Giugno 1995 a Marcianise, in provincia di Caserta, si laurea con lode in Filologia Moderna. Negli anni della laurea comincia i suoi primi passi nel mondo del giornalismo, facendosi notare anche come addetta stampa di importanti personalità del settore culturale. Da sempre interessata al mondo della cultura, della moda, del costume e della società, è dal 2018 particolarmente attiva in campo editoriale e divulgativo. A partire dal luglio 2019 è stata anche curatrice senior per la rubrica di arte, moda e cultura del blog “La fragilità degli onesti”. Negli ultimi anni ha partecipato a manifestazioni e progetti culturali di vario tipo sul web, nelle scuole, in radio e in televisione.

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