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Educare alla bellezza con Carlotta Checchi: la CEO di C.ALLA racconta il suo luxury lingerie brand

Come il fiore che le dà il nome, il quale fin dall’antichità è un simbolo di femminilità, C.ALLA porta avanti questo ideale concretizzandolo in capi eleganti, sensuali– rigorosamente Made in Italy – e un’allure armoniosa e innovativa.  “Che sa dialogare con il passato, ma che vuole educare il futuro alla bellezza”, si potrebbe precisare. Sì, perché C.ALLA realizza i suoi pregiati capi in collaborazione con storici laboratori artigianali di eccellenza, come MadeinBo, e non smette di guardare a tutte le generazioni (anche a quelle più recenti) al fine di diffondere il suo incanto. 

Ne abbiamo parlato con Carlotta Checchi, energica stilista e fondatrice del brand, con un passato da campionessa nel judo agonistico, quasi a testimonianza che la determinazione e la forza non dovrebbero mai essere pensate come scisse da bellezza e raffinatezza. 

 La moda è anzitutto narrazione, come è iniziata quella di C.ALLA?

Credo di aver sempre nutrito una certa passione per l’intimo; passione collegata in realtà al mio passato da vicecampionessa del mondo. Ho cominciato a fare judo fin da quando avevo quattro anni e sono stata in nazionale per otto. Era un mondo in cui mi sentivo un po’ “maschiaccia”, ecco perché amavo indossare, sotto il judogi, un intimo che mi facesse sentire donna, dimodoché potessi continuare a custodire così il mio ideale di femminilità. 

Dunque, quando ho fondato l’azienda, ho deciso di adottare come mood di ispirazione generale proprio la ricerca di femminilità nascosta.  

 E la sua di storia? La sua carriera comincia presto e, come ha detto, si combina con quella sportiva. Quali valori e obiettivi è riuscita a portare da un campo all’altro?

Inizio col dire che auguro a tutti di praticare uno sport e, se possibile, di farlo ad alti livelli. Lo sport, qualsiasi esso sia, insegna a dare tutto se stesso per un obiettivo  e permette di imparare perdendo. Tutto questo ha influenzato il mio percorso imprenditoriale. Ho capito che nella vita non si può fare a meno della costanza nel combattere. Viviamo in un mondo che teme il fallimento e che davanti a esso tende ad arrendersi. Lo sport, invece, ti fa capire che si deve provare e riprovare. Ho iniziato con C.ALLA a ventun anni, spinta da una grandissima carica. Ho ricevuto porte in faccia e tanti “no”, ma la determinazione appresa nel judo mi ha portata a non desistere. Lo sport è forse una delle poche cose che ci insegna in modo pratico che possono passare anni prima di ottenere un successo, e che quindi ci vuole pazienza e determinazione. 

 C.ALLA sa confermarsi come “ode alla femminilità”, cosa cercano e trovano le vostre clienti?

L’azienda sta riformulando alcune sue caratteristiche per adattarsi alle nuove generazioni, ma la nostra “cliente tipo” permane la donna più matura, dai trentacinque anni in  su. In generale, una donna che ricerca una coccola nell’ideale di alta qualità e originalità. L’utenza giovane, invece, è spesso lontana da una femminilità espressa attraverso la lingerie. Il nostro intento è anche quello educarla in tal senso.  

Durante il mio percorso professionale, spesso mi sono trovata direttamente a contatto con la clientela nei punti vendita, facendo da commessa. Ho ricordi bellissimi riguardo a queste esperienze. Nei nostri raffinati camerini di velluto, ero solita – chiedendo il permesso – dare consigli alle clienti.  

Le spronavo a osare con una lingerie che potesse modellarsi sul corpo, perché la verità è che se l’intimo è giusto, allora anche il resto del vestiario calzerà a pennello. Alcune di loro mi dicevano: “Beh, non mi vedevo così bene da anni!”. Il senso del nostro lavoro è tutto qui. 

 Il brand è ormai del tutto aperto all’internazionalizzazione, con punti vendita anche al di fuori dell’Europa, eppure il territorio emiliano continua a essere protagonista degli aspetti produttivi…

Il mercato dell’est Europa è particolarmente proficuo, parlo di paesi come la Russia, l’Ucraina e la Lituania. Sono mercati in cui c’è ancora una forte cultura dell’intimo e che sanno rispettare e valorizzare il Made in Italy. Certo, lavoriamo anche nel resto d’Europa, come in Italia, ma ammetto che spesso siamo stati delusi dal modus operandi dei punti vendita nostrani, soprattutto per quanto concerne l’aspetto puramente finanziario. 

Per quanto riguarda la produzione, siamo partner di MadeinBo, una bellissima realtà laboratoriale gestita da Mario Veloccia. Presa la licenza del nostro marchio, il laboratorio – che è sul territorio emiliano – ha cominciato a occuparsi della realizzazione dei nostri capi. Nel caso serva, sempre sotto la direzione di Veloccia (che può vantare un’esperienza trentennale con La Perla), possono attivarsi anche laboratori extraregionali. In pratica, si potrebbe dire che la qualità della manodopera Made in Italy che adottiamo è quella di La Perla. 

 Sappiamo, inoltre, che lei ha brevettato una fibra d’argento innovativa…

Durante gli anni universitari, ho scoperto un filamento che è diventato oggetto della mia tesi sperimentale e che poi ho deciso di brevettare. Si tratta di una fibra innovativa in argento, con proprietà antibatteriche, antisettiche e anti-odore. Posso dire che è stato il mio trampolino di lancio. Tra l’altro (sorride, ndr.), mi ha permesso di conoscere anche il Cavalier Masotti della vostra fondazione e tante altre grandi personalità del settore. Essendo un tessuto estremamente costoso, non può essere utilizzato per tutte le nostre linee. In alcune, è presente nella pattina degli slip, proprio per le caratteristiche che le ho elencato prima e che lo rendono particolarmente indicato per questo tipo di indumento. Ha, però, dei limiti anche connessi ai colori. Comunque, le nostre clienti possono trovare la fibra nella nostra preziosa linea Silver. 

 Ricollegandoci alla prima domanda, come crede continuerà la storia di C.ALLA. Quali sono i prossimi goals del brand? E i suoi personali in riferimento a esso?

Il primo obiettivo resterà sempre quello di crescere. Sono giovane, vero, ma ho già esperienza alle spalle e tanta competenza acquisita durante il processo di sviluppo del mio brand. Tuttavia, so che si può sempre migliorare. A questo proposito, le dico che amo studiare e che continuerò a farlo; ritengo, infatti, essenziale apprendere delle competenze che riguardano direttamente il lavoro dei miei dipendenti, dimodoché possa capirli e guidarli nel modo più giusto. Mi auguro poi che la partnership con MadeinBo continui, poiché siamo due piccole realtà che insieme stanno diventando grandi. 

Dal punto di vista ideologico, come detto, vorrei continuare a educare le nuove generazioni alla cultura della lingerie. A tal proposito, sarebbe importante aprire dei punti vendita monomarca permanenti (in passato, ne abbiamo aperti di temporanei), che possano permetterci di trasmettere al meglio i nostri valori. 


Gabriella Ronza
Gabriella Ronza è una giornalista pubblicista, autrice fantasy e docente di materie letterarie nelle scuole superiori. Nata il 23 Giugno 1995 a Marcianise, in provincia di Caserta, si laurea con lode in Filologia Moderna. Negli anni della laurea comincia i suoi primi passi nel mondo del giornalismo, facendosi notare anche come addetta stampa di importanti personalità del settore culturale. Da sempre interessata al mondo della cultura, della moda, del costume e della società, è dal 2018 particolarmente attiva in campo editoriale e divulgativo. A partire dal luglio 2019 è stata anche curatrice senior per la rubrica di arte, moda e cultura del blog “La fragilità degli onesti”. Negli ultimi anni ha partecipato a manifestazioni e progetti culturali di vario tipo sul web, nelle scuole, in radio e in televisione.

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