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Eco Fashion

Così Boho, così Chic: è il Crochet

Impossibile da replicare con macchine industriali è una tecnica antichissima, diffusa praticamente in tutto il mondo, per creare trine, decori e accessori: il crochet.

Le persone più agee lo chiamano “uncinetto”, termine meno affascinante, ma esattamente sinonimo dello strumento, un bastoncino soprattutto di metallo che termina con un “uncino”, per realizzare i manufatti.

Nelle case delle famiglie italiane, fino agli anni Settanta, le testate dei divani, i tavoli e i buffet del soggiorno, e in generale ogni superficie da salvaguardare dai graffi, erano coperte da “centrini”, mandala diremmo oggi, creati con precisione dalle mani esperte delle nonne, a cui era stata tramandata questa piccola forma di artigianato “familiare”. Di mano in mano, tramite filiera (in Italia) rigorosamente femminile, con un semplice uncinetto e alcuni economici gomitoli di cotone, bianco o écru, si potevano intrecciare decorazioni per la biancheria, tende, tovaglie e copriletti, con pazienza e dedizione. Nei mesi invernali invece apparivano coperte multicolore fatte di mattonelle, con filati avanzati dai maglioni, le granny square, di origine americana.

Questa immagine decisamente vintage e domestica che abbiamo in realtà nasconde una lunghissima storia, che arriva da lontano.

Essendo una tecnica che richiede una certa manualità, ma realizzabile con mezzi semplicissimi (lo strumento, l’uncinetto, si utilizza con una mano, mentre con l’altra si tende il filo di cotone, lana, seta, rafia, ciniglia, etc…), lo troviamo già in epoche e luoghi remoti. Reperti rudimentali provengono già dagli Egizi, ma la tecnica era talmente diffusa che si trovano tracce in Africa, nelle Americhe, in Medio Oriente, ma soprattutto in Cina. Le principali testimonianze che abbiamo oggi provengono dai paramenti sacri realizzati nei monasteri dal XVI secolo in poi, e dai corredi che un tempo (fino a mezzo secolo fa) le future spose ricamavano e tessevano come dote da portare nella nuova casa.

Fashion Crochet

Essendo molto versatile, in quanto non è legata alle misure di un telaio o a un numero di punti montati come avviene per il lavoro ai ferri, il crochet, è tornato oggi in voga, dopo corsi e ricorsi della moda. Dimenticato dopo gli anni Venti, recuperato negli anni Settanta in chiave folk e hippie, è stato dimenticato nuovamente per essere riscoperto negli anni Duemila, grazie all’intuizione di grandi stilisti che ne hanno subito il fascino e designer di arredamento. Il crochet oggi sta vivendo una stagione effervescente e contagiosa, dal beachwear agli accessori. Tra i marchi attuali che esaltano il fascino del crochet Matimì (indossato spesso da Chiara Ferragni), il progetto del giovane stilista campano Italo Marseglia, che nel 2022 ha girato l’Italia armato di uncinetto per promuovere la moda artigianale, consapevole e sostenibile con il progetto “The Common Thread” con filati utilizzati. Utilizzato spesso anche tutte le più grandi firme, che hanno inserito abiti e accessori handmade con questa tecnica: Prada, Chanel, Dolce & Gabbana, Alberta Ferretti, Isabel Marant, Chloé, Ermanno Scervino, e tantissimi altri.

Se in inverno i capi più realizzati sono cuffie e sciarpe, in estate i lavori crochet sono i protagonisti più presenti, realizzati da artigiani e appassionati, ma anche disegnati da grandi stilisti.

Rafia, cotone e fettuccia sono ideali per realizzare borse da spiaggia, patchwork o monocolore, rettangolari, a secchiello o rotondeggianti, e freschissimi cappelli, traspiranti e molto boho chic. Il più semplice e gettonato è il modello bucket, pratico, arrotolabile, di sapore estivo e vacanziero, genderless e di grande tendenza. Molto divertenti i bikini, che richiedono tuttavia un pizzico di perizia in più, coloratissimi, con i quali ci si può sbizzarrire tra la composizione delle classiche mattonelle granny in versione estiva, fino alla creazione di motivi floreali o marini, tridimensionali.

Molto “Coachella Style” i cross top traforati in cotone, i lunghi gilet con grandi frange, gli abiti sirena traforati o lavorati a rilievo e i poncho a rete.

Un genere molto Pop, gli Amigurumi

Di origine giapponese è una tendenza attualmente molto diffusa. Sono piccoli pupazzi, creature marine, piante grasse e altri oggetti, di estetica “kawaii” (subcultura nipponica caratterizzata da disegni e rappresentazioni di sapore bambinesco, buffo e tenero) realizzati con estrema precisione (più precisamente a “punto basso”) e filati sottilissimi e coloratissimi, usati come decorazioni pop, amuleti portafortuna o decori da appendere alla borsa o indossati come bijoux. “Ami” significa lavoro a maglia, “niugurumi” significa peluche. Essendo molto divertenti e replicabili, si sono rapidamente diffusi in occidente, soprattutto tramite i social (esistono gruppi in cui ci si scambiano schemi e spunti).

Social Crochet

Il croche tra le varie tecniche faidate è la più diffusa attualmente tra le generazioni più giovani, superando anche i confini di genere che fino a una ventina di anni fa erano impensabili. Sono molti infatti i personaggi della musica e in generale gli influencer maschi che hanno sdoganato ampiamente una forma di “arte minore” che era solo appannaggio femminile. Tra i crochet addicted Bette Davis e Aretha Franklin, Katy Perry, Kurt Cobain, Ryan Gosling.

E’ “slow fashion” perché richiede tempo, ma è molto rilassante. Per molti un hobby creativo che consente di esprimersi e anche di recuperare vecchi filati e dare nuova vita a materiali di recupero. Una ribellione gentile al concetto di “fast fashion” perché i capi intrecciati dal crochet sono durevoli, richiedono molte ore per essere realizzati e non sono da eliminare dopo una sola stagione. Apparentemente individualista l’uncinetto è anche aggregazione, come le nonne creavano i centrini sedute all’esterno delle case, chiacchierando con le amiche, oggi sono tantissimi i giovani che frequentano corsi organizzati dai rivenditori di filati, partecipano a eventi organizzati dai knit cafè e seguono i tutorial su Tik Tok.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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