Aenne Burda, la rivoluzione di carta
Scompare vent’anni fa una delle più interessanti e conosciute ”pioniere” del processo di democratizzazione della Moda, Aenne Burda.
Spesso i miracoli germinano durante i momenti di crisi ed esplodono. Sono quelli che fanno la Storia, generati dalle menti visionarie che vedono un sentiero oltre il buio della sofferenza e della miseria e trasformano i problemi in nuove opportunità.
Dalle macerie del secondo conflitto mondiale tante storie di rinascita, e tra queste una piccola storia entrata in tutte le case, varcando i confini del mondo, nasce la celebre rivista Burda.
Come è nata la rivista Burda
La Casa Editrice Verlag Aenne Burda venne fondata in Germania, a Offenburg, nel 1949. L’anno successivo uscì la rivista, a cadenza mensile,“Burda Moden”. Le vicissitudini, sociali e familiari della tenace Aenne, trasformarono la crisi in rinascita.
Non c’è mezzo più potente, per la crescita personale, che mettere le donne in condizione di costruire il futuro con le proprie mani, fornendo gli strumenti pratici e necessari. Il lavoro, soprattutto femminile, è la più potente arma di libertà, emancipazione e “resistenza”. La dipendenza economica, ancora oggi è la più subdola arma di controllo e oppressione.
Tra le tante riviste, altisonanti, lussuose, Burda rappresentava un piccolo grande passo verso l’emancipazione delle donne nel vestire e nel lavoro, regalando alle lettrici non solo un sogno, ma anche il necessario per realizzarlo, stimolando anche un pizzico di creatività personale.
Aenne voleva insegnare alle donne tedesche come essere eleganti con i mezzi a disposizione e per questo nel 1952 decise di allegare i cartamodelli in scala reale (ovvero con il tracciato dalle misure effettive e non in proporzione) per consentire alle lettrici di realizzare in casa gli abiti, anche con i tessuti di recupero. Fino a quel momento infatti i cartamodelli venivano utilizzati nelle sartorie da mani esperte. Da quel momento chiunque, seguendo le semplici indicazioni dei tracciati, poteva armarsi di ago e filo e rendersi indipendente, almeno nel vestire, e non è poco in una società che usciva dagli anni di devastazione di cui molte donne avevano fatto le spese. Donne che si ritrovavano sole ad affrontare la salita verso la rinascita, anche economica.
Piccoli passi per un grande cambiamento
In questo contesto sociale particolare, di miseria e volontà di riscatto, l’impatto della piccola rivoluzione di carta fu notevole e divenne “virale”. Dalle poche migliaia di copie del primo numero in pochi anni la rivista divenne un fenomeno di portata mondiale e fu distribuita, oltre all’Europa, in America e in Asia, sviluppandosi soprattutto negli anni del boom economico.
Burda fu la prima rivista occidentale ad essere distribuita, nel 1987, nell’Unione Sovietica, momento significativo, che segnava l’apertura culturale durante la “Perestrojka”, e nel 1994, nella Repubblica Popolare Cinese.
Oggi si chiama “Burda Style”, è pubblicata in 90 paesi del mondo, tradotta in 16 lingue, e i suoi famosi tracciati sono stati digitalizzati e scaricabili online. Nel corso degli anni la rivista è stata declinata, per le varie esigenze, in tante aree tematiche specializzate, da “Burda Easy” per principianti, Burda Kids, Burda Business. Un interessante spaccato di epoca il supplemento “Carina”, lanciato nel 1977, dedicato alle mode giovanili, segno di un genio visionario ben radicato nel presente, costantemente in prospettiva futura.
L’anno successivo alla morte di Aenne, nel 2006, il figlio Hubert Burda decise di istituire l’Aenne Burda Award, in memoria dell’imprenditrice pioniera del “miracolo economico tedesco”, assegnato annualmente donne che si distinguono per l’apporto creativo e visionario in ambito tecnologico, industriale e culturale, spaziando nei settori, da’’arte alla moda, dalla tecnologia alla sostenibilità e progetti di inclusività.