Fashion Journal

Stampa Tessile

Alla scoperta dello stampato romagnolo

Tra le stampe a tampone più note in Italia ci sono senza dubbio le tele romagnole stampate a mano e conosciute come stampato romagnolo.

Non sono molte le botteghe che praticano ancora questa antica arte, ma quelle che la portano avanti hanno storie interessanti che risalgono al ‘600. È il caso della Stamperia Marchi di Santarcangelo di Romagna aperta nel 1633 o della Stamperia Pascucci di Gambettola fondata nel 1826, entrambe portate avanti dalle ultime generazioni della medesima famiglia.

Sì, perché le ricette dei colori sono un segreto gelosamente custodito e tramandato. Così come gli stampi o cliché, usati per imprimere i disegni, sono quelli creati dai nonni o trisavoli. In quei decori è racchiusa la storia, una storia che continua a raccontare delle nostre radici.

L’ ABC delle stampe artistiche romagnole

Per produrre le pregiate tele romagnole stampate a mano si usano blocchi di legno di pero, o più raramente di noce. La sua lavorabilità lo rende infatti perfetto da trattare con le sgorbie per creare i motivi classici della tradizione quali la baruffa tra galli, la cornucopia, i grappoli d’uva e i fiori. Ai quattro angoli degli stampi, vengono usati dei chiodi come punti di riferimento dallo stampatore per la ripetizione perfetta del modulo.

Rigorosamente naturali e minerali, nei colori predominano il ruggine, il blu, il verde e il rosso. Il primo è sicuramente il più famoso, ottenuto miscelando aceto di vino, farina di grano e ferri arrugginiti, ed è dotato di una grandissima capacità imbibente che consente al disegno di passare anche sul retro della stoffa.

Ulteriore conferma del legame con la natura è la scelta del tipo di tela. Un tempo l’Emilia Romagna si caratterizzava per la coltivazione della canapa da cui erano quasi esclusivamente realizzate, per poi passare al cotone e al lino.

Ma una volta stampata la tela romagnola è già pronta per essere venduta? Assolutamente no. Deve passare dal finissaggio per impedire al colore di sciogliersi una volta sottoposto a lavaggio e poi finisce nel mangano per la stiratura. Le stampe ruggine hanno una lavorazione ad hoc per renderle resistenti: dopo giorni di asciugatura al sole, si passa al “Ranno” un antico lavaggio a base di acqua bollente e cenere.

Se questo articolo vi ha incuriosito, leggete i restanti della rubrica dedicati alle tecniche di stampa più utilizzate, l’approfondimento sulla stampa a tampone o a timbro e prenotate un appuntamento presso l’archivio della Fondazione Fashion Research Italy dove troverete moltissimi altri esempi di stampe dirette a timbro.


Silvia Zanella
Archive Assistant dell’archivio della Fondazione Fashion Research Italy di Bologna, si è occupata della catalogazione e del condizionamento dei diversi fondi archivistici sin dalla loro costituzione, svolgendo anche attività di formazione sulle tematiche dell’archivistica di moda e dei processi di stampa tessile. Ha conseguito la laurea magistrale in Storia dell’Arte presso l'Università di Firenze e nella medesima città ha svolto uno stage post laurea presso il Museo Salvatore Ferragamo, dove ha collaborato all'organizzazione della mostra Un palazzo e la città, affiancando le attività della Direzione.

LOADING