Stampa tessile: la tecnica a tampone o a timbro
Quando si parla di stampa a tampone la mente va immediatamente al rinomato stampato romagnolo, tovaglie e complementi d’arredo realizzati con particolari colori e disegni.
Focalizzato un esempio di questo tipo di stampa, è però interessante sapere quale necessità ha portato alla sua invenzione. Dopo aver sperimentato per anni tecniche tintoree e decorative sul singolo capo, caratterizzate da unicità e irripetibilità, ci si è posti il problema della serialità che ha portato alla creazione delle matrici per replicare i disegni.
Un passaggio che ha cambiato la storia, avvenuto molto tempo fa. Per l’Europa parliamo del XIII secolo d.C., ma le prime testimonianze risalgono ancora al V-VI secolo d.C in Egitto.
Il funzionamento
Il funzionamento è molto semplice: si scolpiscono blocchi di legno asportando alcune parti e lasciandone altre in rilievo in modo che, una volta inchiostrate e battute sul tessuto con un mazzetto (una specie di martello in legno), passino il colore alla stoffa (stampa diretta). Il legno è la cosiddetta matrice o cliché che costituisce un modulo che, se ripetuto in successione, consente la ripetitività.
E’ utilizzato principalmente per disegni non più grandi di qualche decina di centimetri quadrati e si contraddistingue per un grado di dettaglio non troppo elevato, poiché il legno con le sue venature, non presenta una durezza omogenea in tutta la sua superficie. Le ragioni sono due: da un lato la difficoltà a realizzare matrici molto estese con un materiale così fragile, dall’altro la necessità di maneggevolezza.
Pensate che , nel giro di pochi secondi, lo stampatore deve poter facilmente sollevare il blocco per reinchiostrarlo e premerlo in consequenzialità al precedente. La maestria poi sta anche nel mantenere una pressione e un tempo costanti in modo da avere un risultato uniforme. A differenza di quanto si potrebbe pensare, un’attività tutt’altro che banale!
Eppure esistono delle stampe a tampone con decori davvero raffinati. Come si spiegano quindi?
Per aumentare la complessità e la finezza dei decori, nel tempo la tecnica della stampa diretta è stata affinata inserendo nel legno profili metallici, placchette, lamine o chiodini che consentono un livello di dettaglio prima inimmaginabile.
L’origine del nome
Il nome vi risulterà ormai chiaro poichè la matrice funziona proprio come un timbro. Nello specifico prende poi il nome di “tampone” poiché l’inchiostratura omogenea delle parti in rilievo dello stampo avveniva grazie a tamponi imbevuti, poi sostituiti nel XIX secolo da rulli.
La stampa a quadro apre così alla stampa tessile moderna unitamente anche all’introduzione dei colori chimici. Sembra una tecnica arcaica ma parliamo solamente nel 1907.
Vi ho messo un po’ di curiosità?
Se volete osservare alcuni esempi di stampa a tampone, vi aspetto in Fashion Research Italy, una Fondazione che nel suo archivio di textile design ne conserva di numerosi insieme a diverse altre tecniche.
Prendete un appuntamento per consultarlo!