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Ossie Clark e Celia Birtwell: è la Swinging London, bellezza!

Rivoluzione culturale, sovvertimento delle regole, mode di strada che influenzano, per la prima volta, stilisti e couturier. Sono questi gli anni di Ossie Clark e Celia Birtwell. Quelli che preludono al ’68, caratterizzati da un’energia creativa senza precedenti frutto di un’alchimia artistica che trasformerà per sempre l’immaginario collettivo. Cinema, musica, fotografia e, di conseguenza, industria del tessile.

Gli Swinging Sixties

Tutto questo ha un cuore pulsante che travolge con un’onda colorata e ottimista un’intera generazione, solcando i confini della Gran Bretagna e conquistando il mondo: la Swinging London!

La British Invasion parte dalla musica con la libertà, eccentricità e attitudine pop dei Beatles, in cerca di un linguaggio universale per conquistare i giovani di tutto il mondo. Ma si riflette anche nel mondo della moda con la subcultura “Mod” (abbreviazione di “modern”) della fine del decennio precedente, che la fa esplodere. La moda diventa accessibile e si trasforma in fenomeno di massa. Alla ribalta i Dress code, dai ruoli alle occasioni d’uso: maschile e femminile, abiti da sera portati di giorno e nude look da esibire con naturalezza e un pizzico di sfida ai rigori borghesi.

L’inconfondibile Flower Power

La voce della Swinging London sono loro, Ossie Clark e la moglie Celia Birtwell. I più riconosciuti e celebri capofila di questo movimento. Lui stilista, lei textile designer, erano eclettici anticipatori delle tendenze del periodo che traevano spunti dall’Arte, spaziando dalle tappezzerie medievali alle avanguardie cubiste. Il loro estro si sprigionava nelle caratteristiche stampe divenute iconiche: geometrie stilizzate, motivi floreali e fantasie dalle multiformi ispirazioni.

La filosofia e lo stile di vita del “Flower Power” era raccontata per immagini dai disegni di Celia e dalle creazioni di Ossie, King of Kings Road. Citavano e trasfiguravano le movenze fluide degli anni ’30 e ’40 sperimentando nuovi effetti, tra sensuale innocenza e trasparenze audaci e rivoluzionarie. I loro abiti vennero apprezzati dalla strada fino al jet-set internazionale: da Brigitte Bardot a Liz Taylor, alla modella Verushka fino a Mick Jagger, Brian Jones, Keith Richards e Jimi Hendrix. Ma anche Marianne Faithfull, Anita Pallenberg. Eric Clapton, George Harrison, Bianca Jagger e Marisa Berenson sono tra i molti personaggi che vestirono.

David Hockney, originale esponente della Pop Art, li ritrasse nella loro casa di Notting Hill fissando per sempre in una istantanea il loro swing che avrebbe conquistato il mondo. Mr and Mrs Clark (and Percy, dal celebre dipinto di David Hockney esposto alla Tate Britain, 1970- 71), diedero infatti vita a una vera e propria rive gauche britannica che aveva il suo quartier generale nella West London, dove sbocciarono talenti artistici dall’anima bohémienne.
Una carriera veloce ma significativa la loro, in grado di lasciare un solco profondo nell’ambiente londinese della minigonna di Mary Quant, della rivoluzione sessuale, e della successiva ascesa iconoclasta dei punk con Malcolm MacLaren e Vivienne Westwood.

Mr & Mrs Clark, la mostra

Al loro sodalizio artistico la Fondazione Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani hanno dedicato la speciale mostra Mr & Mrs Clark Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-74.

Con la curatela di Federico Poletti, l’esposizione celebra il loro apporto rivoluzionario e colto alla Storia della Moda e del Costume attraverso una sezione di abiti originali provenienti dall’archivio di Massimo Cantini Parrini e altri prestiti dalla collezione di Lauren Lepire di Los Angeles (che vanta oltre 200 abiti originali), dagli archivi londinesi della famiglia Clark e della stessa Celia Birtwell.
Oltre agli abiti, il percorso ricrea anche il contesto storico, tratteggiando la loro evoluzione stilistica. Dalla boutique Quorum di Chelsea, emergono proiezioni, foto, testimonianze dei giornali dell’epoca, vari memorabilia, schizzi, disegni e la riproduzione di un’intervista con la stessa Celia Birtwell che dichiara:

“Sono entusiasta di questo progetto che vuole essere una celebrazione della sua vita. È importante mantenere accesa la fiamma di Ossie affinché il suo lavoro non vada dimenticato. Professionisti e studenti possono imparare molto dalla sua modellistica e dal suo stile. È ancora oggi fonte di ispirazione per tante persone e i suoi abiti restano attuali, una visione di una donna sexy e femminile ma mai volgare”.

Con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana e promossa da Mi Hub Agency, la mostra è stata inaugurata il 16 settembre al Museo del Tessuto di Prato dove rimarrà fino all’8 gennaio per poi spostarsi a Milano, presso la Fondazione Sozzani fino al 10 aprile.

In copertina un omaggio ai due designer con alcuni materiali dall’archivio di textile design di F.FRI: un libro campionario degli anni ’20 aperto ad una pagina di disegni su carta dai motivi geometrici, accompagnato da varianti in creponne di seta dalle fantasie optical, sferiche e a pois, uno dei quali attribuito allo Studio Boggia Disegni.


Alessandra Lepri
Giornalista e comunicatrice, con una laurea in Filologia Romanza nel cassetto, ha scritto per riviste internazionali specializzate destinate al trade e curato rubriche sulle tendenze di Moda. Ha intervistato i grandi protagonisti del settore dagli anni Novanta ad oggi, per magazine, emittenti tv e radio e insegnato nelle più importanti scuole di Moda italiane. Attualmente cura la Comunicazione e Ufficio Stampa per uno storico brand di accessori. È appassionata di abiti con la spietata attitudine di una “serial shopper”.

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