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Formazione

Archivio Benetton, un’officina di idee e creatività

Da 15 anni, nell’area degli Studios di Castrette di Villorba (Treviso) sede operativa del Gruppo Benetton, c’è un archivio che, pur avendo aderito alla rete nazionale creata da Museimpresa, supera i limiti concettuali del museo d’impresa. Si tratta dell’Archivio Benetton, concepito come una vera e propria officina di idee e creatività. I suoi numeri? Contiene 30.000 scatole di documenti, più di 178.000 materiali iconografici, oltre 2500 materiali multimediali e 12.000 capi di maglieria. Si aggiungono i cataloghi, le pubblicità che sono entrate in maniera rivoluzionaria nella storia della comunicazione (le più celebri con gli scatti di Oliviero Toscani), i cartelli vetrina, tanti periodici con servizi dedicati, le macchine per la tintura e la maglieria, ma anche le autovetture con cui la scuderia ha gareggiato in Formula 1 assicurandosi due titoli mondiali con alla guida un giovane Michael Schumacher. Ce ne parlano, in quest’intervista, i responsabili dell’archivio, Simone Da Ros e Mara Lacagnina.

Come e perché nasce l’Archivio Benetton?

Il progetto è nato nel 2009, l’inaugurazione vera e propria risale al 2010. Il tutto è avvenuto per volontà dei fondatori, i quali avvertivano l’esigenza di realizzare un luogo dove custodire la memoria d’impresa, un luogo interno all’azienda dove fosse possibile ritrovare i segni e gli oggetti che testimoniano una storia lunga quasi 60 anni. Tutto questo in precedenza non esisteva, perché ogni ufficio aveva il proprio archivio, detto deposito, e in ogni caso mancava una coerenza offerta dalla catalogazione scientifica del patrimonio oggi custodito in archivio. Si tratta anche di un luogo utile, in quanto i documenti archiviati possono essere usati per progetti futuri in diversi ambiti, dalla comunicazione alla formazione, fino ai servizi quotidiani di prestito, ricerca, consultazione, ricerca di immagini e informazioni.

Quali sono le caratteristiche distintive dell’Archivio Benetton rispetto ad altri archivi aziendali?

L’archivio Benetton non è un archivio di moda bensì un archivio d’impresa. Al suo interno sono presenti alcuni capi storici dell’azienda, ma non l’archivio di maglieria vera e propria, che c’è ma viene conservato nella sede centrale di Ponzano. La logica è stata quella di raccogliere tutto quel che ha riguardato l’attività dell’impresa, dai bozzetti in carta alle raccolte di punti maglia, dalle schede tecniche relative ai capi alle cartelle colori fin dagli anni ‘70, dai materiali relativi alla comunicazione alle campagne pubblicitarie fino alle raccolte dei redazionali pubblicati dalle principali riviste, e poi i macchinari storici, i telai, le vasche da tintura. In tutto ci sono 1.200 metri quadrati di superficie dedicata all’archivio, a cui si aggiungono i circa 2.000 metri per le 16 vetture di Formula Uno, che fu un’esperienza molto importante nella storia del Gruppo Benetton.

Quali sinergie avete attuato con altri archivi d’impresa?

Il motore delle attività di sinergia è la rete Museimpresa, alla quale siamo associati dal 2017. Le assemblee e i seminari annuali di Museimpresa rappresentano il momento in cui condividiamo le problematiche e le soluzioni tematiche con gli altri archivi. Sempre sotto il patrocinio di Museimpresa, abbiamo aderito a progetti specifici che ci hanno permesso di costruire rapporti con altri archivi finendo per essere inseriti, ad esempio, in un catalogo formativo per imprese del settore turistico. Dallo scorso anno, infine, il nostro archivio è entrato a far parte di Google Arts & Culture, la piattaforma di Google dedicata all’heritage, anche in questo caso insieme a tutti i musei e agli archivi che hanno aderito alla rete nazionale, mettendo a disposizione il nostro patrimonio iconografico.

Esistono progetti futuri di implementazione della condivisione del vostro archivio?

La realizzazione di progetti di rete è una scelta importante e utile, perché è è evidente che più ci si confronta tra soggetti simili e più si tendono a risolvere problematiche comuni, legate per esempio anche agli aspetti del metodo di archiviazione e della digitalizzazione dell’archivio stesso. I risultati che abbiamo raggiunto internamente, grazie anche all’utilizzo del software open source CollectiveAccess, sono molto positivi e possiamo sostanzialmente dire che il nostro archivio oggi è inventariato al meglio; inoltre, abbiamo un buon patrimonio archivistico già digitalizzato che potrebbe essere condiviso. Esistono tuttavia dei limiti alla disponibilità dell’azienda nella condivisione del patrimonio, come è naturale che accada nel rispetto della privacy aziendale. Questo vale anche per l’accesso all’archivio, che non è libero come se si trattasse di un “normale” museo d’impresa, considerando peraltro il fatto che si trova all’interno di uno spazio aziendale. Di conseguenza, l’Archivio Benetton è aperto su appuntamento e a determinate categorie di visitatori interessati: scolaresche, giornalisti, tesisti di laurea, fornitori, clienti, personale interno al Gruppo.


Andrea Guolo
Giornalista professionista specializzato in economia, scrittore e autore teatrale, ha pubblicato libri per le edizioni Franco Angeli, San Paolo Marsilio, Morellini, tra cui La borsa racconta (2007, Franco Angeli), Uomini e carne. Un viaggio dove nasce il cibo (2009, Franco Angeli), Costruttori di bellezza (2014, Marsilio) e #IoSiamo. Storie di volontari che hanno cambiato l'Italia (2021, San Paolo). Fondatore e direttore di ItalianWineTour.Info, attualmente scrive per gli editori Class (Mf Fashion), Condé Nast (Vogue Italia), Gambero Rosso, Gruppo Food e per altre testate italiane ed estere.

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