Pillole di sostenibilità: Rifiuti tessili
Lo smaltimento degli sfridi di lavorazione e dei capi di abbigliamento usati è una questione che per troppo tempo è rimasta nell’ombra, ma se nel primo caso si parla di riciclo, nel secondo una regolamentazione a livello nazionale ed europeo ha tardato ad arrivare.
Pensiamo infatti a tutti gli altri rifiuti che l’uomo produce, bene o male si ha un’indicazione di dove gettarli e la raccolta differenziata ne è l’espressione, ma quando dobbiamo liberarci di un vestito non sappiamo dove buttarlo e spesso optiamo per l’indifferenziato. Eppure, questa scelta è sbagliatissima perché le fibre tessili potrebbero essere divise per tipologie e riutilizzate in un’ottica di economia circolare.
Solo nel 2018 il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva 2018/849/UE, che obbliga i Paesi dell’Unione a provvedere alla raccolta differenziata dei materiali tessili della frazione urbana entro il 2025 incentivando la selezione, il riuso e il riciclo degli stessi. L’Italia, con il Decreto di recepimento della Direttiva, ha anticipato l’obbligo al 1 gennaio 2022 comportando una sfida non indifferente per tutta la filiera, che deve ripensare sé stessa in base alle nuove richieste e allo sviluppo di un servizio efficiente di raccolta e smaltimento dei rifiuti tessili che vedrà protagoniste le aziende di igiene urbana.
Filippo Brandolini – Presidente di Utilitalia, federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, afferma che:
I rifiuti tessili giocheranno sempre più un ruolo non marginale nell’economia circolare.
Questo perché «grazie alla preparazione al riutilizzo, si consente di prolungare la vita di molti indumenti e quindi ridurre i volumi dei rifiuti da smaltire. Inoltre, gli sviluppi tecnologici futuri potranno consentire di riciclare ciò che non può essere riutilizzato, recuperando le fibre tessili, per esempio, attraverso il riciclo chimico».
Il futuro prevede la creazione di una nuova filiera che avrà come anelli della catena: la raccolta, una prima fase di deposito temporaneo, l’invio a impianti di trattamento dove verranno effettuate lavorazioni di selezione volte al riutilizzo diretto (second hand); riciclo per ottenere pezzame industriale o materie prime seconde per l’industria tessile (come imbottiture e materiali fonoassorbenti) e, infine, lo smaltimento.
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