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Fashion Journal

Comunicazione Moda

Il Passaporto Digitale di Prodotto per una moda sempre più green

Il Passaporto Digitale di Prodotto è un punto di svolta nel percorso verso un’industria della moda sempre più ecosostenibile e digitalizzata.

In un momento storico in cui si possono comprare capi online da ogni parte del mondo è diventato indispensabile avere un documento con informazioni chiare in un formato smart.
L’iniziativa che ha portato a questa evoluzione green del fashion vede coinvolti l’Europa, il Regno Unito e l’Italia.

Cerchiamo di capire meglio questo importante argomento rispondendo a quattro domande:

  • Cos’è il Passaporto Digitale di Prodotto?
  • Com’è nato il DPP e perché riguarda da vicino la moda?
  • Chi fa parte della Fashion Taskforce e che obiettivi ha?
  • Quali sono le criticità del DPP?

Cos’è il Passaporto Digitale di Prodotto?

Quasi di sicuro ci abitueremo velocemente a chiamarlo con la forma contratta DPP, acronimo che corrisponde ai termini inglesi Digital Product Passport, e di certo sarà un elemento fondamentale dei capi d’abbigliamento del prossimo futuro.

Ciò che ci si aspetta è che ogni prodotto venga accompagnato nel suo viaggio commerciale, che parte dal produttore e finisce nella casa dell’acquirente, da un’etichetta con dati leggibili digitalmente in grado di far comprendere il grado di ecosostenibilità del capo, quindi la tipologia dei materiali, i processi con cui è stato realizzato, la riciclabilità, il trasporto, le iniziative green utili a compensare l’impatto sull’ambiente.

Com’è nato il DPP e perché riguarda da vicino la moda?

I protagonisti che hanno partecipato alla nascita e all’evoluzione del Passaporto Digitale di Prodotto sono la Commissione Europea, Carlo d’Inghilterra, la Fashion Taskforce e l’italiano Federico Marchetti.
La Commissione Europea, per accelerare sulla digitalizzazione e sugli obiettivi del Green Deal, ha pubblicato un bando per la creazione del Passaporto Digitale di Prodotto, mettendo a disposizione 2 milioni di euro.

Il principe Carlo interviene nella nascita del DPP perché è il fondatore di Sustainable Markets Iniatiative da cui deriva la Fashion Taskforce, promotrice principale di questo pass green e tecnologico.

L’Italia interviene in questo contesto grazie al presidente della Fashion Taskforce, nominato proprio dal principe di Galles, Federico Marchetti, fondatore di Yoox Net-A-Porter Group e docente dell’Università Bocconi.

Secondo Marchetti «il passaporto digitale offre una reale possibilità ai clienti di fare scelte veramente sostenibili quando acquistano prodotti di moda. In un’industria che ha bisogno di fare molto di più per migliorare il proprio impatto sull’ambiente questo è un enorme e concreto passo in avanti ed è solo l’inizio del nostro percorso». Il presidente ha le idee chiare anche sui diritti dei consumatori e sull’impatto che la moda ha sull’ambiente, infatti ha dichiarato:

Le persone hanno il diritto di sapere se ciò che acquistano è creato in modo sostenibile ed è fondamentale dire loro se si crede veramente nei principi condivisi di trasparenza, responsabilità e conseguenti misure di attuazione. La moda è uno dei settori più inquinanti al mondo, ma questo passaporto digitale mostra come il business si sia impegnato in un cambiamento significativo e misurabile.

Il progetto di questo digital ID per i prodotti fashion è stato presentato alla fine di ottobre 2021 a Roma, in occasione del G20, evento che getta le basi per il Cop26.

Chi fa parte della Fashion Taskforce e che obiettivi ha?

La Fashion Taskforce opera come sottogruppo industriale della Sustainable Markets Iniatiative.
Tra i membri che fanno parte di questo gruppo di studio e sviluppo d’idee innovative, oltre al presidente Federico Marchetti, sono presenti nomi e brand noti nell’ambito del fashion:

  • Brunello Cucinelli
  • Giorgio Armani
  • Stella McCartney
  • Burberry
  • Chloé
  • Eon
  • Gabriela Hearst
  • Johnstons Of Elgin
  • Moda Operandi
  • Mulberry
  • Selfridges
  • The Dubai Mall
  • Vestiaire Collective
  • Zalando

L’obiettivo della Fashion Taskforce, come si legge sul sito di SMI, è quello di portare tutti i settori inerenti al macrocosmo della moda verso scelte e processi che aiutano a ridurre l’impatto sull’ambiente.

È stato da subito individuato come primo traguardo l’ideazione di un sistema digitale che potesse trasferire in modo semplice al consumatore informazioni riguardanti la sostenibilità dei capi.

Inoltre, questo team altamente competente vuole analizzare anche le metodologie dell’agricoltura rigenerativa e le materie prime che possono aiutare il futuro del nostro pianeta.

Quali sono le criticità del DPP?

Alcuni elementi del Passaporto Digitale del Prodotto hanno fatto riflettere le aziende della moda, perché la trasparenza fornita attraverso questo documento digitale potrebbe creare criticità in termini di:

  • Privacy
  • Sicurezza dei dati
  • Segreto industriale

I primi due potenziali problemi sono comuni quando si pensa alla digitalizzazione delle imprese in senso generale e di conseguenza possono essere risolti attraverso tecnologie e metodologie testate.

Più delicata è la tutela dei segreti aziendali che deve accordarsi alla necessità di dare informazioni chiare su materiali e processi di produzione.

Ciò che è evidente è che il settore della moda deve continuare sulla strada dell’ecologia, perché i consumatori sono sempre più concentrati su questo aspetto e la cura del pianeta non è più un argomento posticipabile.

Le altre misure del Green Deal

Per rafforzare i requisiti di sostenibilità e circolarità della maggior parte dei prodotti tessili immessi sul mercato comunitario, la Commissione Europea – lo scorso 30 marzo – ha adottato il primo dei due pacchetti per l’economia circolare, che vede tra le proposte l’adozione di ulteriori misure per rendere i tessuti più duraturi e più facilmente riparabili e riciclabili sul mercato. Tra queste i nuovi requisiti di progettazione come la percentuale minima obbligatoria di fibre riciclate e azioni significative per affrontare il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti che renderà note nella futura revisione della direttiva quadro sui rifiuti, attesa per il 2023.

È ora di porre fine al modello del ‘prendere, creare, rompere e gettare via’ che è così dannoso per il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra economia.

Ha detto in conferenza stampa il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, sottolineando che le proposte avanzate garantiranno che in Europa vengano venduti solo i prodotti più sostenibili.


Luca Lanzoni
Ancora prima della laurea in filosofia Luca Lanzoni scriveva su portali web occupandosi di cultura e spettacolo, guardando con curiosità all'evoluzione digitale che nel 2005 era ai blocchi di partenza. Successivamente decide di approfondire la conoscenza del digital marketing frequentando corsi specifici. Oggi Luca è un copywriter freelance che collabora con importanti agenzie di comunicazione digitale scrivendo testi per blog, siti, e-commerce, landing page, social network.

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