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Fashion Journal

Archivi Moda

Fashion Heritage Tips: Il linguaggio archivistico del comparto moda

Un linguaggio comune

Parlare di linguaggio in ambito archivistico è come riferirsi alle fondamenta di un edificio. Ogni archivio basa infatti le sue ragioni e deve l’interpretazione dei dati che custodisce su una lingua condivisa. Il patrimonio derivante dall’attività del comparto moda afferisce infatti a imprese, fondazioni e musei.
Proprio in virtù di statuti e obiettivi diversi, il suo linguaggio di riferimento patisce la mancanza di standard e di volontà comuni.

É evidente come le motivazioni di fondo siano da rintracciare nella natura dei soggetti produttori degli archivi della moda. Le imprese, se ancora in attività, prediligono standard e linguaggi strettamente connessi alla produzione interna e non sono tenuti all’adozione di alcuno standard. Ricordiamo, inoltre, come in Italia per l’imprenditore viga ancora la più ampia libertà di scelta rispetto all’archivio, alla sua implementazione e al suo mantenimento. Viceversa i materiali che si sedimentano negli archivi di settore necessitano di specifici trattamenti archivistici e conservativi e, alla luce del forte contenuto culturale di abiti e accessori, sarebbe opportuno che studiosi, istituzioni e imprenditori lavorassero all’unisono per fornire delle soluzioni pratiche e al contempo preservare i preziosi documenti distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Comunicazione e conservazione

Il prodotto moda riflette infatti diversi contenuti che devono trovare spazio in una catalogazione che tenga conto di specifiche istanze:

  • tecnologiche: lavorazioni, materiali impiegati, ecc.
  • sociali: chi l’ha fatto, in che rapporti si trova con l’azienda madre o con quelle subfornitrici, ecc
  • ambientali: dove viene assemblato, dove vengono reperite e prodotte le materie prime, ecc

Oggi manca dunque all’impresa moda una scheda catalografica di prodotto industriale che si possa definire standard, aiutando a impostare il livello di riflessione che dovrebbe essere sotteso al trattamento dei materiali di questi archivi.

Nell’ormai lontano 2010 l’Istituto Centrale per la Catalogazione e la Documentazione (ICCD) ha tentato di colmare la lacuna con il rilascio della scheda VeAC-Vestimenti Antichi e Contemporanei, che però risponde a una descrizione di prodotto con lemmari e categorie d’uso essenzialmente storiche e perciò assorbibile solo in contesti museali. Alle aziende non resta che rivolgersi a professionisti esterni, continuando ad optare per soluzioni particolari e calate nei singoli contesti di appartenenza.


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