LOADING

Fashion Journal

Archivi Moda

Alberto Caselli Manzini: Il fascino degli archivi in mostra

Il fashion curator Alberto Caselli Manzini ci parla del suo rapporto con la moda e gli archivi di moda all’interno delle sue attività in ambito editoriale, come fashion editor e direttore per diverse testate internazionali nei settori fashion e luxury, oltre che come collaboratore con fiere di settore e rinomati marchi ready-to-wear italiani e stranieri.

Recentemente Caselli Manzini è stato inoltre curatore, insieme a Manuela Rossi e Luca Panaro, della mostra “HABITUS. Indossare la libertà” (17 Settembre 2021 – 06 Marzo 2022) ideata e prodotta dal Comune di Carpi all’interno della rassegna Festivalfilosofia 2021 dedicata al tema della libertà.

L’esposizione ha ripercorso le tappe più significative dell’innovazione del Novecento in ambito moda, analizzandone la stretta correlazione con i momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali, e raccontando quindi la moda come una delle forme espressive che ha incarnato meglio i cambiamenti storici e la loro influenza sul concetto stesso di libertà.

La mostra era divisa in quattro sezioni con riferimenti temporali e chiavi di lettura diverse, ma un filo conduttore comune…

Ogni sezione rappresentava un viaggio entusiasmante nella nostra storia e soltanto alla fine del percorso il visitatore aveva la possibilità di collegare tutti gli aspetti presentati, proprio come i tasselli di un puzzle. Dalla prima alla quarta sezione si riusciva con nitida chiarezza a capire che nei momenti cruciali della nostra storia si è manifestata una rottura o, meglio, una destrutturazione delle forme. Secondo il filosofo della scienza Thomas Kuhn, ogni cambio di paradigma avviene quando una certa visione del mondo non basta più a descriverne la ricchezza e la complessità; nel caso della moda occorre trovare ciclicamente nuovi paradigmi, nuove forme e simboli. Dobbiamo essere consapevoli che la libertà conquistata è per definizione un work in progress.

Oggi le professioni nella moda sono sempre più sfaccettate: riscontra la stessa evoluzione anche in ambito curatoriale?

Vengo da un’esperienza ventennale nel giornalismo di moda come fashion editor e come direttore di testata, per cui il passaggio al mondo curatoriale è risultato naturale. Ho trasferito passioni, studi, metodologie, discipline diverse e competenze maturate negli anni in un nuovo format di comunicazione, quello dell’esposizione. È evidente che il mio ruolo di curatore ha beneficiato di questa formazione: per la mostra Habitus mi sono dedicato alla descrizione semiotica, sociologica e di storia della moda, arricchendo di significato i capi iconici che hanno rappresentato simbolicamente e stilisticamente il concetto di “libertà”.

Esiste un’esigenza di archiviazione del contemporaneo?

Nel mio percorso lavorativo l’aspetto analitico ha sempre avuto un ruolo centrale, anche se non sono un archivista. Le pubblicazioni trimestrali della rivista che ho diretto, Collezioni – Sport&Street, non erano altro che un’attenta analisi di stagione dei più rappresentativi trend culturali, di mercato e ovviamente di prodotto. Per arrivarci le fasi erano molto chiare: raccolta dati, relativa archiviazione ed elaborazione attraverso metodologie d’analisi per poi arrivare ad una sintesi. Con queste modalità sono state archiviate più di quaranta stagioni di sportswear e streetwear creando una raccolta dati che può essere utilizzata in modo trasversale da chi si occupa di comunicazione, fashion design, direzione artistica, solo per citare alcuni esempi.

Quali sono le richieste del mercato che motivano questo rinnovato interesse per gli archivi di moda?

Il vintage è un grande trend culturale: basta osservare il quotidiano e il nostro modo di vivere. Come l’industria dell’arredamento e quella automobilistica, la musica e la ristorazione, anche la moda interpreta e traduce questo trend. Il retro style nato dall’ispirazione al prodotto vintage riesce a far leva sull’emotività, sull’aspetto nostalgico, offrendo a noi consumatori molta sicurezza, specialmente nei momenti di crisi.

Gli archivi di moda sono una fonte inesauribile di ispirazione per le aziende che si dedicano a collezioni connotate da uno stile vintage. Considerando inoltre che sono frequenti anche collezioni “repliche e riedizioni”, è evidente come l’archivio possa rappresentare uno strumento fondamentale per creare collezioni a ritmi accelerati e, al contempo, fedeli al DNA dei brand.

Comprendere le nostre radici in profondità è dunque fondamentale e, grazie alla crescente diffusione di archivi sempre più completi e curati, ora è anche possibile. Al tempo stesso resta fondamentale mappare il panorama contemporaneo della moda attraverso tecniche di trend forecasting e di trend analysis. Soltanto unendo insieme gli aspetti del passato e quelli del presente possiamo comprendere i movimenti che vanno a delineare aspetti futuri.


Valeria Battel
Giornalista per numerose riviste italiane ed internazionali è docente di Storia del Costume e della Moda presso NABA.

LOADING